Quella volta di Gorbaciov a Milano oscurato da Berlusconi e De Benedetti
Probabilmente è destinata a finire nei libri di storia la visita a Milano di Mikhail Gorbaciov, l’uomo della peretroika morte.
La visita di Gorbaciov a Milano
Probabilmente è destinata a finire nei libri di storia la visita a Milano di Mikhail Gorbaciov, l’uomo della peretroika la cui morte è stata annunciata martedì. Era il 2 dicembre 1989 e il Muro di Berlino era caduto da soli venti giorni. Cominciava la disgregazione dell’Unione Sovietica. Mikhail e Raissa erano arrivati l’1 dicembre a Roma Due autentiche star. Protagonisti assoluti di uno spettacolo che aveva tenuto incollati davanti al televisore dodici milioni di italiani. La coppia partita dal Cremlino incarnava la speranza che davvero la storia fosse arrivata alla svolta.
La visita di Gorbaciov
A Roma la coppia aveva seguito il protocollo delle visite di Stato: il presidente del Consiglio (Giulio Andreotti) il Capo dello Stato (Francesco Cossiga), il Papa. Ma l’evento centrale era previsto a Milano. L’incontro al Castello Sforzesco con tutto il “dream team” dell’industria e della finanza italiana. A fare gli onori di casa il presidente di Confindustria Sergio Pininfarina e quello di Assolombarda Ottorino Beltrami. Ma i personaggi che contavano erano in sala: da Gianni Agnelli a Raul Gardini e Giampiero Pesenti. Poi Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi.
Lo scoppio della guerra di Segrate
Ben presto fu chiaro che i veri protagonisti della giornata erano loro. Nelle stesse ore, infatti, era scoppiata la Guerra di Segrate. Vale a dire il duello per il controllo della Mondadori che, nel frattempo, avendo acquistato l’Espresso era diventata anche proprietaria di Repubblica. Mentre Gorbaciov atterrava a Roma era stato compiuto il grande tradimento. Luca Formenton e sua madre Cristina Mondadori erano passati con Berlusconi rompendo con la Cir di Carlo De Benedetti.
Il ribaltone avrebbe portato il 25 gennaio successivo Silvio Berlusconi alla presidenza della Mondadori gettando nella disperazione Eugenio Scalfari. Alcuni anni dopo la partita fu chiusa con l’intervento di Giuseppe Ciarrapico, editore, andreottiano che della sua origine ciociara non faceva mistero. Folgorante il commento di Leonardo Mondadori, mentre la pace veniva firmata in un grande albergo milanese: «Mio nonno Arnoldo passeggiava in questi saloni con Thomas Mann. A me, invece, toccano questi qua».