Crisi dell'energia, chi investe in nuovi reattori nucleari
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Mondo Ven 01 luglio 2022

Crisi dell'energia, chi investe in nuovi reattori nucleari

Per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni di Co2 entro il 2050 il mondo dovrebbe raddoppiare la produzione di energia nucleare. Crisi dell'energia, chi investe in nuovi reattori nucleari
Alessandro Giorgiutti
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Alessandro Giorgiutti

Nato a Udine nel 1978, ha lavorato vari anni a Libero con una breve parentesi al Giornale.

Il report sull’energia nucleare

Per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni di Co2 entro il 2050 il mondo dovrebbe raddoppiare la produzione di energia nucleare nei prossimi trent’anni, ma per il momento a investire in nuovi progetti sono soprattutto Russia e Cina, che hanno progettato 27 dei 31 reattori avviati dopo il 2017. E’ quanto si legge in un report pubblicato ieri dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea).

Se è vero che il 70% dei reattori si trovano nei Paesi delle «economie avanzate» (l’Occidente in senso largo, Giappone compreso), è altrettanto vero che questi impianti stanno invecchiando. L’età media, che in Cina è di 5 anni e in India di 15, negli Stati Uniti arriva a 36 anni e in Europa a 38. E come detto, a investire in nuovi impianti sono quasi solo russi e cinesi. Nel 2020 il 10% dell’elettricità mondiale è stato prodotto con l’energia nucleare, in calo rispetto al 18% di fine anni ‘90. Ma l’Iea sottolinea come il nucleare rimanga la seconda tra le fonti di elettricità a basse emissioni (cioè non basata su combustibili fossili) dopo l’idrogeno, e prima di eolico e solare messi insieme. Alla fine dello scorso anno, erano in funzione 439 reattori in 32 paesi, per una capacità complessiva di 413 gigawatt (270 gigawatt in Occidente).

«Nel contesto odierno, caratterizzato dalla crisi energetica globale, dall’aumento vertiginoso dei prezzi dei combustibili fossili, dalle sfide della sicurezza energetica e dagli impegni ambiziosi in materia di clima, ritengo che il nucleare abbia un’opportunità unica di tornare in auge», ha dichiarato il direttore esecutivo dell’Iea Fatih Birol, aggiungendo che però «una nuova era per l’energia nucleare non è affatto garantita. Dipenderà dalla messa in atto di politiche solide da parte dei governi per garantire un funzionamento sicuro e sostenibile degli impianti nucleari per gli anni a venire, e per mobilitare gli investimenti necessari, anche nelle nuove tecnologie».

In Europa Francia e Regno Unito hanno annunciato nuovi investimenti nei prossimi anni. La Germania invece non ha rinnegato la linea Merkel e ha intenzione di spegnere le ultime tre centrali in funzione entro quest’anno, nonostante le pressioni del ministro delle finanze Christian Lindner (liberale) e, fuori dai confini, del commissario Ue al mercato interno, il francese Thierry Breton che ha invitato i tedeschi a tenere le centrali in funzione per almeno un anno o due (il ministro dell’economia tedesco, il verde Robert Habeck, preferisce rimettere in attività alcune centrali a carbone).

E in Italia? Ieri Azione di Carlo Calenda ha presentato in Senato una mozione per introdurre il nucleare nel mix energetico del nostro Paese. «Senza nucleare è impossibile tecnicamente raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nella produzione elettrica. Non solo: il nucleare è un’energia a basso costo e che ha una dipendenza altrettanto bassa da fonti straniere dal punto di vista dell’approvvigionamento», ha detto Calenda.

Recentemente anche il leader della Lega Matteo Salvini si era espresso con decisione a favore del nucleare: «La prima centrale fatela a Milano, a casa mia, nel mio quartiere a Baggio». Un sondaggio BiDiMedia di aprile ha mostrato come per il 34% degli italiani il nucleare dovrebbe diventare la principale fonte energetica dopo le rinnovabili, percentuale che sale al 63%, al 66% e al 71% per gli elettori rispettivamente di Lega, Fdi e Forza Italia.

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