Perchè il mercato scommette sul congresso dei comunisti cinesi
Menu

QUOTIDIANO INDIPENDENTE - Fondato e diretto da MAURIZIO BELPIETRO

Home/ Mondo
Mondo Lun 17 ottobre 2022

Perchè il mercato scommette sul congresso dei comunisti cinesi

Occhi puntati su Xi Jinping. Il 20° Congresso del partito comunista cinese si apre in un contesto geopolitico ed economico turbolento. Perchè il mercato scommette sul congresso dei comunisti cinesi
Redazione Verità&Affari
di 
Redazione Verità&Affari

Il congresso dei comunisti cinesi

Occhi puntati su Xi Jinping. Il 20° Congresso del partito comunista cinese si apre in un contesto geopolitico ed economico turbolento non soltanto in Europa. E i mercati hanno bisogno di capire su che cosa puntare, analizzando direzione e conseguenze della prossima politica dirigista dei vertici cinesi. Le condizioni in cui verrà conferito il probabile terzo mandato a Jinping infatti, non sono delle migliori: la politica “zero covid” dei lockdown ha ridotto i consumi e impedito alla Cina di raggiungere i target di crescita prefissati, mentre lo scoppio della bolla immobiliare farà sentire i suoi effetti sull’economia ancora molto a lungo. Gli investimenti nel settore infatti, saranno ridotti, mentre il Governo dovrà rianimarlo convogliando fiumi di denaro. E tutto questo mentre si inaspriscono le tensioni con gli Usa per l’esibizione muscolare dei cinesi a Taiwan e gli scenari di guerra in Ucraina.

L’azionario in Cina

«Negli ultimi anni la Cina ha fornito un terzo della crescita economica mondiale, rendendo sorprendente il suo recente rallentamento ai minimi di tre decenni – commenta Gabrel Debach, italian market analist della community di investimenti eToro -. Il ritmo di crescita del suo Pil è ancora un multiplo di quello dei paesi sviluppati, anche se si è fermato al 4,4% risultando così inferiore alla crescita attesa nei paesi asiatici (+4,9%). Inoltre, l’ultima lettura di giugno ha visto una contrazione dell’economia cinese del 2,6% su base trimestrale. Ed è questo il primo segno meno dal primo trimestre 2020».

Il congresso arriva poi in un momento non facile per l’azionario domestico, con segnali a volte contrastanti che i mercati internazionali aspettano di interpretare al meglio. «Il mercato azionario cinese, incentrato sul mercato interno, è il secondo più grande al mondo e tra i più economici – continua Debach -. Non gode più, però, della grazia degli investitori. I titoli azionari locali (MCHI) hanno vissuto cinque anni difficili, in ritardo rispetto alle altre principali regioni. Dopo un 2021 negativo, il 2022 ha visto una decisa accelerazione al ribasso con i listini cinesi in territorio di bear market (MSCI China -22,5%, SSE Composite Index -16,96% e l’Hang Seng -29%). E come per i mercati americani l’unico settore in positivo è quello energetico, mentre il settore tecnologico guida i ribassi. Di recente, però, le azioni cinesi sono andate meglio grazie all’allentamento dell’intensità normativa, al completamento di un’operazione di delisting degli ADR e al fatto che le autorità, in controtendenza rispetto al mondo, hanno allentato la politica monetaria. Con un P/E a 9,81x (rispetto al 18,07 statunitense)”.

La Cina potrebbe dunque offrire buone opportunità per chi è alla ricerca di occasioni e diversificazione. E questa appare essere anche la sensazione degli investitori retail fotografata dal sondaggio trimestrale di eToro (condotto su investitori di 13 Paesi e non esclusivamente utenti della piattaforma), che mostra una crescita di interesse verso la Cina. «Al termine del terzo trimestre infatti, il 9,2% degli intervistati aveva un’esposizione verso asset cinesi, ma il 12% ha dichiarato di vedere nella Cina la migliore opportunità di investimento in questi ultimi mesi del 2022. L’interesse è ancora più spiccato tra gli investitori retail in Italia: l’11% ha posizioni aperte su asset cinesi, ma la percentuale di chi individua nella Cina la regione che può offrire di più nell’ultimo trimestre sale al 21%».

In questo contesto però, non bisogna poi dimenticare come la politica dirigista del Governo cinese abbia cambiato due anni fa lo sviluppo di molti settori d’impresa, frenando prima la quotazione di Ant Group (ramo finanziario di Alibaba) e poi stringendo le grandi imprese e l’innovazione in una morsa di regole che abbracciavano il settore dell’e-commerce, le criptovalute, le assicurazioni online e i monopoli digitali.

La grande domanda

Possiamo aspettarci lo stesso alla vigilia della nuova rivoluzione tecnologica del Metaverso? L’Occidente è in attesa. E non a caso. «Secondo Citibank il valore del Metaverso nel 2030 varrà circa 13 trilioni di dollari, mentre JP Morgan stima un mercato totale di 4.000 miliardi di dollari per il Metaverso in Cina» spiega Tom Rogers, Head of Research di ETC Group. Con i volumi in gioco, capire in che direzione si muoverà il governo cinese è dunque fondamentale, soprattutto in un momento in cui solo poche aziende possono permettersi i massicci investimenti in tecnologia e infrastrutture collegate al Metaverso.

La Cina sarà dirompente o limitata dal controllo centrale? «Shanghai ha pubblicato un piano quinquennale per esplorare la tecnologia blockchain e le innovazioni ad essa collegate, tra cui i NFT, Metaverso e il Web3. La città prevede di creare un’economia meta-universale del valore di 52 miliardi di dollari nei prossimi tre anni creando un centinaio di aziende private, ognuna delle quali si specializzerà in tecnologie correlate al Metaverso – continua Rogers -. Queste includono cuffie per la realtà virtuale, microchip e semiconduttori, cloud computing e tecnologia 5G che sosterranno anche la massiccia sperimentazione delle tecnologie blockchain in tutti i settori più importanti, dall’assistenza sanitaria al cyberspazio passando per forze dell’ordine, Ict e industria…».

«Lo scontro (quantomeno economico) con gli Stati Uniti è ormai palese agli osservatori economici – conclude Fabio Massellani, Sales Associate per l’Italia di HANetf. Possono essere lette come manovre in questo campo sia l’inflation reduction act che le sovvenzioni americane alle industrie dei semiconduttori, condizionate al rientro negli USA delle attività produttive. Nella stessa Cina la crescita economica è rimasta sotto le attese per tutto il 2022, principalmente per via della politica del covid-zero. Vedremo nei prossimi mesi se l’indubbia abilità politica di Xi Jinping sarà sufficiente a comporre questi puzzle».

Condividi articolo