Le 2 azioni su cui puntare per investire nella transizione energetica
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Nuove Economie Mar 26 luglio 2022

Le 2 azioni su cui puntare per investire nella transizione energetica

Una parte importante della transizione energetica che vuole catturare i venti oceanici per trasformarli in energia di consumo quotidiano. Le 2 azioni su cui puntare per investire nella transizione energetica
Edoardo Narduzzi
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Edoardo Narduzzi

Le società su cui investire per la transizione energetica

Lo scorso 20 luglio il presidente Joe Biden ha personalmente visitato un gioiello del made in Italy high tech in terra americana. In una vecchia centrale a carbone del Massachusetts Prysmian, multinazionale leader mondiale nel settore dei cavi, sta realizzando un impianto per la produzione dei nuovi cavi sottomarini indispensabili per far decollare le piattaforme marine ospitanti i nuovi parchi eolici. È una parte importante della transizione energetica che vuole catturare i venti oceanici per trasformarli in energia di consumo quotidiano sostituendo fonti fossili con fonti rinnovabili.

L’azione della società italiana ha reagito bene in borsa alla visita del numero uno della Casa Bianca, chiudendo la settimana con un rialzo superiore al 2%, ma sono le prospettive industriali che devono accendere un faro sulla convenienza ad andare lungo su un titolo che ottimamente piazzato per sfruttare al meglio gli investimenti della transazione energetica.

Perfetta diversificazione

Geograficamente Prysmian è perfettamente diversificata tra il mercato nord americano, dove può approfittare del piano di investimenti da mille miliardi di dollari varato dal governo Usa per rinnovare le infrastrutture, e quello europeo. Nel primo trimestre dell’anno i risultati hanno battuto le attese degli analisti con i ricavi in crescita a doppia cifra e l’ebitda adjusted in rialzo del 35,2% e con la ormai acquisita certezza di poter ben superare di slancio il miliardo già sfiorato nel 2021. Per valutare il posizionamento di Prysmian, poi, è bene quantificare quanto brevetti e know how specialistico siano delle vere barriere all’ingresso nel comparto di player asiatici e quanto la recente evoluzione della geopolitica, che preferisce avere fornitori con solide radici occidentali in settori chiave della manifattura e della tecnologia per ridurre la dipendenza dalla Cina, possa aiutare i leader di un settore tecnologico fondamentale per garantire l’indipendenza energetica e nella gestione dei dati via fibra, quali Prysmian è.

Unico suggerimento al prossimo governo italiano: favorire di più nei bandi del Pnrr i campioni nazionali del tech evitando demagogiche posizioni pro mercato che non segue più alcuno nel mondo occidentale, non più negli Usa a trazione democratica ma neppure in Francia o Germania, perché oggi il vero obiettivo della politica industriale deve essere il rafforzamento dell’autonomia tecnologica e della specializzazione produttiva domestica o di area geopolitica di appartenenza. La globalizzazione di qualche anno fa non esiste più.

Da tenere d’occhio

Altra azione italiana da tenere sotto osservazione in prospettiva transizione energetica è Terna che nell’ultimo anno ha guadagnato il 10% e oltre l’80% nell’ultimo quinquennio in termini di total shareholder return che include anche i dividendi pagati nel periodo. Il titolo offre un rendimento stabile del dividendo superiore al 4% che, in periodi di alta inflazione, è un dato comunque interessante da valutare per proteggere il potere di acquisto.

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