Calenda flirta con le aziende di moda e si veste super-griffato
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Politica Lun 03 ottobre 2022

Calenda flirta con le aziende di moda, alla urne è andato super-griffato

Carlo Calenda però è il leader che è riuscito a battere tutti nella raccolta fondi di questa campagna elettorale. Calenda flirta con le aziende di moda, alla urne è andato super-griffato
Fosca Bincher
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Fosca Bincher

I finanziamenti della moda a Calenda

I voti ottenuti probabilmente sono stati ben al di sotto delle sue aspettative. Carlo Calenda però è il leader che è riuscito a battere tutti nella raccolta fondi di questa campagna elettorale. Già nell’ultimo anno fra i tanti partiti il suo – Azione – spiccava per ricevere copiosi finanziamenti da parte di imprenditori e finanzieri famosi, suscitando una certa competizione con Italia Viva che nei primi mesi di vita fu molto supportata dallo stesso identico mondo. La scelta di mettersi insieme a Matteo Renzi in una lista elettorale questa volta ha tolto di imbarazzo molti dei supporter. Che si sono davvero svenati nell’ultimo mese prima delle urne. Tanto da portare in testa Azione davanti a tutti i partiti per raccolta fondi fra l’inizio di agosto e il 25 settembre scorso.

Un leader griffato

A scorrere il lunghissimo elenco dei benefattori, Calenda ha sicuramente conquistato un altro primato: è il leader più griffato che la politica italiana abbia mai conosciuto. Il 30 agosto è arrivata in Parlamento la registrazione di un contributo da 50 mila euro erogatogli da Pierluigi Loro Piana, uno dei re del cachemire, azionista di minoranza della omonima azienda tessile di cui vendette la maggioranza a Bernard Arnault. Loro Piana ha puntato tanto su Calenda, tanto che il 22 settembre sono stati registrati altri due suoi contributi di minore importo: uno da 10 e l’altro da 15 mila euro.

Ma il leader di Azione è stato ritenuto fashion anche da altri imprenditori del mondo della moda. Il 30 agosto sono stati registrati due contributi da 10 mila euro ciascuno arrivati dai fratelli Ermenegildo e Paolo Zegna di Monterubello, proprietari del marchio di moda maschile. Nello stesso fortunato giorno registrati in entrata 25 mila euro versati da Lorenzo Cimmino, ex politico ma soprattutto industriale legato a griffe come Yamamay (intimo) e Carpisa (borse). Diecimila euro quel giorno in entrata anche grazie a Renzo Rosso, il signore dei jeans Diesel. Mentre il 22 settembre cifra più sostanziosa è stata registrata in arrivo da Patrizio Bertelli, il signore di Prada.

Gli altri finanziamenti

Non sono stati gli unici finanziamenti di rilievo arrivati a Calenda proprio a ridosso delle urne. Il più generoso è stato Lupo Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli e presidente di Neos air, che in tre tranche ha versato 100 mila euro, il tetto massimo consentito dalla legge per finanziare un partito nell’arco di un anno solare. Diecimila euro sono arrivati invece da Carlo Pontecorvo, presidente della Ferrarelle. Ventimila euro da parte di Antimo Caputo, proprietario dell’omonimo mulino di Napoli.

E poi ancora, 30 mila euro da Gianfelice Mario Rocca, imprenditore della Techint. Cinquantamila euro da parte della Fondazione Giovanni Arvedi e Luciana Buschini che fa riferimento alla famiglia dei signori dell’acciaio italiano. Altri 50 mila euro da Lunedes spa, holding di partecipazione con la passione anche dell’editoria (Internazionale e Askanews fra i suoi investimenti). Quindicimila euro da parte della Sanlorenzo spa, griffe degli yacht. Trentamila euro dal gruppo Cremonini, re delle carni.

Non manca pure la finanza: 30 mila euro sono arrivati da Guido Maria Brera. Ventimila euro il 22 settembre scorso anche da Davide Renato Ugo Serra, il finanziere di riferimento di Renzi che si è prestato al sostegno anche del condominio politico. Lo stesso giorno infine una piccola sorpresa: i 25 mila euro versati a Calenda da Ruggero Magnoni, un tempo capo della Lehman Brothers in Italia e poi sfuggito dai radar delle cronache finanziarie dopo qualche disavventura anche giudiziaria patita.

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