Non gli basta l’Agenda, Calenda vuole Draghi ancora premier
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In evidenzaPolitica Ven 19 agosto 2022

Non gli basta l’Agenda, Calenda vuole Draghi ancora premier

Il leader di Azione presenta le sue proposte: sì a nucleare e salario minimo. Non gli basta l’Agenda. Calenda vuole Draghi ancora premier. Non gli basta l’Agenda, Calenda vuole Draghi ancora premier
Redazione Verità&Affari
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Le proposte del leader di Azione

«Uno: andare avanti con l’Agenda Draghi. Due: andare avanti col metodo Draghi, il metodo del buon senso e del buon governo, la capacità di dire dei sì e dei no. E infine: avere possibilmente Draghi come presidente del Consiglio». Presentando ai giornalisti il programma elettorale della coalizione tra Azione e Italia Viva, Carlo Calenda prova a mettersi sotto l’ombra protettrice dell’attuale presidente del Consiglio. Continuità assoluta: «Il nostro programma», dice, «è attuare le riforme previste nel Pnrr. Chi dice di voler cambiare il Pnrr, in realtà lo farà saltare».

Manca Matteo Renzi, che Calenda ringrazia perché «mettersi di lato non è un gesto scontato». Con il neo-alleato i rapporti non sono mai stati facili, riconosce. Quando era ministro dello sviluppo economico nel governo dell’ex rottamatore «non c’è un giorno che non abbiamo litigato», ricorda, ma «ogni volta che ho litigato con lui non ho mai disconosciuto il fatto che sia stato uno dei migliori presidenti del Consiglio che l’Italia abbia avuto».

I nomi dei candidati

Spiccano invece le presenze delle due ministre ex forziste, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, sedute ai lati di Calenda. Più defilata la ministra renziana Elena Bonetti, mentre prendono posto alle due estremità del tavolo Maria Elena Boschi e Luigi Marattin, entrambi di Italia Viva. «Per noi questa legislatura è uno spartiacque», scandisce Calenda. «E’ la tragica fine della seconda Repubblica degenerata nei populismi. Spiace che i partiti eredi delle grandi famiglie politiche europee, popolari e socialdemocratici, abbiano in questa legislatura deciso di sottomettersi ai sovranisti e ai populisti».

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