Europarlamento contro Ungheria, Giorgia teme il trattamento Orban
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Politica Sab 17 settembre 2022

L’Europarlamento contro l’Ungheria, anche Giorgia teme un trattamento Orban

Chissà se avrà ragionato più o meno così Giorgia Meloni, dopo la risoluzione dell’Europarlamento sull'Ungheria. L’Europarlamento contro l’Ungheria, anche Giorgia teme un trattamento Orban VIKTOR ORBAN
Alessandro Giorgiutti
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Alessandro Giorgiutti

Nato a Udine nel 1978, ha lavorato vari anni a Libero con una breve parentesi al Giornale.

L’Europarlamento contro l’Ungheria

De te fabula narratur. Chissà se avrà ragionato più o meno così Giorgia Meloni, dopo la risoluzione dell’Europarlamento in cui si denuncia «la deriva della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali» in Ungheria, e dopo le indiscrezioni sulla possibilità che la Commissione raccomandi il taglio del 70% dei fondi di coesione destinati a Budapest perché gli appalti pubblici in Ungheria non sarebbero abbastanza trasparenti. Che alla leader di Fratelli d’Italia, la grande favorita per la vittoria delle elezioni del 25 settembre, la sequenza di eventi abbia fatto sorgere qualche cattivo pensiero sembrerebbe emergere dalle parole che ha usato ieri mattina, nel corso di una intervista radiofonica, per commentare lo scontro in atto tra le istituzioni comunitarie e il governo di Viktor Orban.

La risoluzione dell’Europarlamento 

Riferendosi alla risoluzione dell’Europarlamento (passata con 433 voti a favore, 123 contrari e 28 astensioni; Fratelli d’Italia e Lega hanno votato contro), la Meloni ha definito i capi d’accusa rivolti contro Budapest «non circostanziati e molto politici». Per poi precisare, pensando probabilmente anche al suo probabile futuro governo e agli ostacoli politici che potrebbero arrivargli da Bruxelles: «Vorrei un’Europa con meno discrezionalità, in cui le scelte non riguardino quanto mi fa simpatia o antipatia il governo di questa o quella nazione, altrimenti può diventare un problema per tutti. Questa discrezionalità l’abbiamo vista purtroppo diverse volte». La leader di Fdi ha anche ricordato che «nella situazione di conflitto in cui ci troviamo, la scelta più intelligente sarebbe quella di cercare di avvicinare le nazioni europee piuttosto che allontanarle. Non siamo in condizione di regalare alleati ai nostri avversari. Lo dico anche per la Polonia, che si sta caricando il peso dell’ospitalità dei profughi ucraini senza chiedere un euro all’Europa».

Il taglio dei fondi all’Ungheria

La risoluzione dell’Europarlamento e il possibile taglio dei fondi all’Ungheria non sono formalmente collegati. Peraltro, altre due volte in passato, nel 2013 e nel 2018, i parlamentari europei avevano denunciato la «deriva anti-democratica ungherese». La decisione della Commissione di Bruxelles sui soldi a Budapest è invece una novità potenzialmente dirompente. Il collegio dei commissari dovrebbe riunirsi domenica e, secondo indiscrezioni riportate dall’agenzia Reuters, sarebbe orientato a raccomandare la sospensione di una parte (fino al 70%) dei 22,5 miliardi di euro di fondi di coesione destinati a Budapest dal bilancio 2021-27, giustificando la cosa con l’alto tasso di corruzione in Ungheria. La parola finale spetterebbe poi al Consiglio Ue, che deciderebbe a maggioranza.

Se è un modo per fare pressione su Orban e riportarlo su posizioni meno filo-russe, il leader ungherese non sembra voler darsene per inteso. Ieri, dopo aver definito «una barzelletta che non fa più ridere» il documento dell’Europarlamento, ha criticato nuovamente le sanzioni, in particolare quelle su carbone e petrolio, che minacciano di «distruggere l’intero sistema» in quanto «imposte da nani a un gigante energetico». Se fossero tolte, «la situazione migliorerebbe immediatamente».

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