Mutui da variabile a fisso, cosa cambia con la manovra- V&A
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Politica Lun 19 dicembre 2022

Mutui da tasso variabile a fisso, ecco cosa cambia con l'emendamento Giorgetti

Tasso dei mutui da variabile a fisso, ecco cosa cambia con l'emendamento voluto dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti Mutui da tasso variabile a fisso, ecco cosa cambia con l'emendamento Giorgetti
Mikol Belluzzi
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Mikol Belluzzi

Mutui da tasso variabile a fisso

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha presentato un emendamento grazie al quale i mutui ipotecari a tasso variabile potranno tornare al tasso fisso. Questa modifica vuole ripristinare la vecchia norma del 2012 che permetteva proprio a chi aveva un contratto di mutuo ipotecario di tornare dal variabile a un tasso fisso molto vantaggioso e il tutto senza spese. Tale diritto cessava il 31 dicembre 2012, dunque era una norma temporanea della durata di un anno. Questa novità annunciata da Giorgetti arriva a seguito della decisione della Bce di alzare nuovamente i tassi di mezzo punto percentuale. Il pericolo, infatti, è la forte revisione al rialzo delle rate mensili proprio per i mutui a tasso variabile che potrebbero arrivare presto al 6%.

 

Vantaggi per i sottoscrittori

Ancora non è dato sapere se la norma verrà ripristinata com’era stata immaginata 10 anni fa o subirà alcuni adattamenti. E’ però immaginabile che anche la norma che entrerà, forse, in vigore nel 2023, avrà la caratteristica fondamentale del provvedimento vecchio, che prevedeva per il meccanismo di calcolo un tasso fisso molto vantaggioso. Inoltre, 10 anni fa, il mutuatario richiedente doveva superare quattro step: 1) doveva aver acceso il mutuo anteriormente all’entrata in vigore del decreto, successivamente convertito nella legge 106. 2) Il mutuo non doveva essere superiore a 200.000 euro. 3) Il reddito equivalente (Isee) non doveva superare i 35.000 euro (se questo parametro venisse confermato, sarebbe escluso dalla norma tutto il ceto medio). 4) Il mutuatario non doveva avere situazioni di morosità. Altro elemento interessante della vecchia norma riguardava il nuovo tasso fisso applicato. Non doveva essere superiore a quello che si otteneva in base al minore tra l’Irs in euro a 10 anni e l’Irs in euro di durata pari alla durata residua del mutuo. Soprattutto, lo spread applicato al’Irs doveva essere pari a quello applicato al precedente tasso variabile.

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