Le capriole della sinistra per far credere che l’Ue sia contro Meloni
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Politica Ven 16 settembre 2022

Le capriole della sinistra per far credere che l’Ue spari contro Meloni

Il tentativo di sconfessare le dichiarazioni di Giorgia Meloni, la quale aveva annunciato che bisognerebbe mettere mano al Recovery Fund. Le capriole della sinistra per far credere che l’Ue spari contro Meloni
Riccardo Pelliccetti
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Riccardo Pelliccetti

Riccardo Pelliccetti, triestino, è stato caporedattore e inviato speciale per 20 anni de Il Giornale, dopo aver lavorato per diversi quotidiani, periodici e riviste web, occupandosi di politica estera e difesa. Ma è tornato alla sua passione: l’economia. Ha pubblicato i libri “La via dell’esodo” (1997), “I nostri marò” (2013) e “Le verità negate” (2020).

L’Ue su Recovery fund

Il Pnrr non si ridiscute a meno che non ci siano «circostanze oggettive». L’Italia continua a essere un sorvegliato speciale e il vice presidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, ex premier lettone e noto rigorista, sembra non lasciare molti spazi a chi siederà a Palazzo Chigi dopo il 25 settembre. Parlando con il quotidiano La Stampa, Dombrovskis ha ricordato che «il regolamento è chiaro su quelle che sono le basi per una revisione dei piani». Il giornale torinese ha cercato di tirare per la giacchetta il vice presidente Ue, tentando di sconfessare le dichiarazioni di Giorgia Meloni, la quale aveva annunciato che, vista la crisi energetica e la guerra, bisognerebbe mettere mano al Recovery Fund. E Dombrovskis, infatti, ha affermato nell’intervista che Bruxelles si aspetta «che gli Stati membri si facciano avanti con una revisione dei loro piani nazionali». Spiegatelo al giornale di Massimo Giannini: anche l’Italia fa parte della Ue.

Forzatura mediatica

«Credo che il titolo dell’intervista, come spesso accade, abbia un segnale esterno diverso da quello interno», dice Raffaele Fitto, eurodeputato e copresidente dei Conservatori e Riformisti europei. Secondo Fitto, Dombrovskis conferma quello che ha sempre detto, attenendosi al regolamento del Pnrr. «Giorgia Meloni (e la sinistra fa fatica ad ammetterlo) già dalla primavera scorsa ha sostenuto una cosa molto semplice – afferma l’esponente di FdI -: il Pnrr italiano, come quello di altri Paesi, è stato approvato per dare una risposta alla pandemia e quindi prima dello scoppio della guerra». Una considerazione che sottolinea anche Dombrovskis, il quale non ha mai negato che la situazione economica sia cambiata, anzi, deteriorata dall’aumento del costo dell’energia e delle materie prime. «Aumenti che rendono inattuabili gran parte, se non tutti, gli appalti e gli interventi previsti all’interno del Pnrr – spiega Fitto -. Parliamo di 120 miliardi di euro. Qui ci vuole buon senso e non una polemica politica».

Circostanze oggettive

L’Unione europea per fronteggiare il caro energia ha messo in campo il RePower Eu, ma l’Italia non lo può usare. «Perché siamo il Paese che ha utilizzato per intero la quota a debito del suo Pnrr, e cioè 122 miliardi, gli unici ad averlo fatto», sottolinea Fitto, il quale ripete che è necessario il buon senso. «Ieri abbiamo discusso in Parlamento europeo e ho risposto ai capigruppo dei liberali e dei socialisti: la democrazia è bellezza, non quando vinci le elezioni ma quando voti», ha raccontato. Tornando al Pnrr, Dombrovskis ha spiegato che può essere modificato nel caso ci siano «circostanze oggettive». «Sono quelle della guerra. Che cosa c’è di più? – ribadisce Fitto -. E questa non se l’è inventata Giorgia Meloni, lei ha fatto una proposta, agganciata all’articolo 21 del regolamento del Recovery Plan». Che cosa dice l’articolo 21? «In caso di circostanze oggettive si attiva un confronto con la Commissione Ue per modificare quelle parti da adeguare. Ed è la proposta di Giorgia Meloni – ripete l’esponente di FdI -. Ma siccome fino al 25 settembre non si può dire che lei abbia visto lungo e bene, allora il titolo della Stampa riporta l’opposto di quello che dichiara Dombrovskis».

Gli altri Paesi Ue

Fitto ricorda che lo stesso commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni abbia detto le medesime cose e aggiunge un’altra considerazione. «Il governo socialista del Portogallo ha scritto nel suo documento di programmazione che il Paese deve adeguare il proprio Pnrr». E il copresidente dei Conservatori europei cita pure il caso del Belgio. «Anche in questo Paese, governato da una coalizione con un premier liberale, c’è un dibattito sui giornali perché il governo sta per predisporre delle modifiche al Pnrr. Solo in Italia c’è questa reazione». Secondo Fitto, nel nostro Paese si va a sempre a caccia di streghe, come il mancato accordo per il tetto al prezzo del gas o il decoupling (il disaccoppiamento del prezzo del metano da quello dell’elettricità). «Dicono che sia colpa di Viktor Orban, mentre sappiamo bene che la colpa è della Germania e dell’Olanda. È uno sforzo mediatico per vedere al contrario la realtà».

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