Il trappolone dell'Ue per la Meloni subito dopo il voto
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Da non perderePolitica Mar 13 settembre 2022

Il trappolone per la Meloni dell'Ue: «Dopo il voto deve ratificare il Mes»

Il trappolone è scattato. Una vocina senza nome da Bruxelles entra a gamba tesa nella campagna cercando di sgambettare Giorgia Meloni. Il trappolone per la Meloni dell'Ue: «Dopo il voto deve ratificare il Mes»
Riccardo Pelliccetti
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Riccardo Pelliccetti

Riccardo Pelliccetti, triestino, è stato caporedattore e inviato speciale per 20 anni de Il Giornale, dopo aver lavorato per diversi quotidiani, periodici e riviste web, occupandosi di politica estera e difesa. Ma è tornato alla sua passione: l’economia. Ha pubblicato i libri “La via dell’esodo” (1997), “I nostri marò” (2013) e “Le verità negate” (2020).

La trappola per la Meloni dall’Ue

Il trappolone è scattato. Una vocina senza nome da Bruxelles entra a gamba tesa nella campagna cercando di sgambettare Giorgia Meloni, ormai prossima a uscire vincitrice dalle elezioni del 25 settembre. Di che cosa si tratta? Del Mes (meccanismo europeo di stabilità), il famoso fondo salva-Stati, che ha infiammato il dibattito politico ai tempi del secondo governo Conte, il quale aveva condotto i negoziati per la sua riforma, poi sottoscritta nel gennaio 2021. Il Parlamento italiano, però, non l’ha mai ratificata. Il premier Mario Draghi si è trovato nella difficile posizione di portare a termine l’accordo e lo scorso febbraio il ministro dell’Economia Daniele Franco aveva annunciato che il governo avrebbe presentato un disegno di legge alle Camere per la ratifica della riforma del Mes. Ma in Parlamento non è mai sbarcato perché da una parte Lega e Fratelli d’Italia e dall’altra i 5 Stelle avevano promesso le barricate pur di respingere il nuovo Trattato.

D’altronde, come diceva la leader di FdI in quei giorni, «più volte questo Parlamento si è pronunciato in modo contrario. Noi non abbiamo cambiato idea: siamo pronti a respingere con tutte le forze questo ennesimo tentativo di riforma di un Trattato che non fa gli interessi dell’Italia». Draghi alla fine ha pensato bene di procrastinare tutto, temendo di far andare in minoranza il governo. Ieri, però, la riforma del Mes è tornata alla ribalta. Come dicevamo, un funzionario dell’Unione ha rilasciato alcune velenose dichiarazioni all’agenzia AdnKronos. Secondo questa fonte di Bruxelles, che non si è identificata, «i Paesi della zona euro si attendono che l’Italia proceda, dopo le prossime elezioni politiche, a ratificare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità, a prescindere da chi vincerà». Un messaggio chiaro a Meloni. Ma il funzionario europeo è andato oltre e ha espresso il suo disappunto sulla mancata approvazione della riforma da parte del governo Draghi, dicendo che la Ue si aspettava che l’Italia «procedesse alla ratifica prima delle elezioni».

La risposta di Fratelli d’Italia

Fratelli d’Italia, però, non sembra impressionata. Il senatore Giovanbattista Fazzolari, consigliere di Giorgia Meloni e responsabile del programma politico del partito, non ha dubbi. «Sul Mes non abbiamo cambiato idea», ha detto, senza fare ulteriori commenti. Ma la leader di FdI non è l’unica a manifestare contrarietà alla ratifica del Trattato. Anche la Lega e lo stesso Matteo Salvini hanno sempre osteggiato il Mes, attribuendosi anche il merito di averlo bloccato. Sullo stesso fronte, almeno fino a un anno fa, c’era anche il Movimento 5 Stelle che sul tema si era diviso ma non aveva gradito l’accordo sottoscritto sulla riforma. Giuseppe Conte, lo scorso marzo, era stato possibilista sulla ratifica parlamentare del Trattato, affermando che il M5S avrebbe appoggiato le modifiche del Mes se «sostenibili». Ed era finito nel mirino perché sembrava lo smemorato di Collegno. Infatti, era stato proprio lui, quando guidava il governo, a sottoscrivere le modifiche al fondo salva-Stati.

Ora siamo alla resa dei conti. E l’anonimo funzionario Ue infila il dito nella piaga: il governo Conte ha sottoscritto l’accordo, quindi l’Italia è vincolata. «L’impegno deve essere rispettato. E questo è un impegno preso dalla Repubblica Italiana», ha ribadito. «Mi aspetterei che l’Italia proceda una volta che sarà ritornata alla normale vita politica e che sarà nella posizione di prendere decisioni», ha concluso, facendo un assist a chi in Italia possa mettere in difficoltà Meloni su un tema così spinoso.

Ma che cosa fa paura del nuovo Mes? Di positivo ci sarebbe il cosiddetto backstop, cioè un intervento paracadute nel caso in cui il Fondo per il salvataggio delle banche non fosse sufficiente. E per gli istituti di credito italiani, tra i più esposti per i Tpl, sarebbe un punto a favore. Ma sul resto si dovrebbe meditare. Per esempio, il Paese che sottoscrive un prestito col Mes dovrà fornire a priori garanzie vincolanti su riforme e tagli alla spesa. E il fondo salva-Stati potrà anche portare alla ristrutturazione del suo debito pubblico. Già…

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