Green economy, materie prime e terre rare rischio bolla speculativa
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EconomiaPrimo piano Sab 04 marzo 2023

Green economy, materie prime e terre rare a rischio bolla speculativa

Di qui al 2050 il fabbisogno di risorse minerarie sarà elevatissimo. In alcuni casi si parla del 3000 per cento Green economy, materie prime e terre rare a rischio bolla speculativa Miniera d'oro
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Il rischio bolla sui prezzi delle commodieties

C’è un prezzo per casa e auto green E potrebbe essere ben più elevato rispatto a quanto immaginiamo. Il ritmo serrato imposto da Bruxelles rischia infatti di generare un effetto bolla sui prezzi delle commodieties con risultati devastanti per le tasche delle famiglie.

“Benché le previsioni variano in modo abbastanza veloce, tutti gli scenari attuali concordano sul fatto che di qua al 2050 il fabbisogno di risorse minerarie sarà elevatissimo. In alcuni casi si parla del 3000 per cento rispetto a quello attuale” spiega Fiorenzo Fumanti, ricercatore dell’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Con tutti gli annessi e connessi sui prezzi di risorse già oggi scarse.

Si prospetta la replica di quanto accaduto sul prezzo del gas

Questa volta però, oltre alle pressioni geopolitiche di Russia e Cina, c’è anche il pezzo da novanta con la tabella di marcia imposta da Bruxelles sulla nuova economia green.

“Stiamo passando ad un modello di sviluppo che ha sostituito le risorse minerarie alle fonti energetiche fossili. Questo è un dato di fatto” riprende l’esperto. “Tutta l’elettronica su cui è basato il nostro mondo è possibile solo tramite le risorse minerarie nei vari elementi: dal platino all’oro, dal rame allo stagno. Tutta l’iperconnettività di oggi senza i cavi di mare e la circuiteria in rame o senza lo stagno che serve per le saldature” precisa Fumanti.

Non solo auto elettrica, dunque, ma tutta la digital e la green economy. Incluse le tecnologie per produrre energie alternative a quelle fossili. “Una pala eolica offshore ha magneti permanenti fatti da neodimio – prosegue l’eserto – Ogni pala, a seconda del tipo di tecnologia, impiega anche 200 kg di neodimio. Per avere una simile quantità, si tira giù una montagna Per ottenere un grammo devi tirar su un kg di materiale”. Detta in altri termini, senza le risorse minerarie tutto l’attuale modello di sviluppo si fermerebbe.

Il problema è che in Europa l’attività mineraria è inesistente

Così con i target di Bruxelles sulla green economy da un lato e la penuria di materie prime dall’altro si prospetta la tempesta perfetta con il boom dei prezzi delle commodieties. Prezzi che peraltro già da tempo hanno iniziato la loro corsa. Secondo quanto riferisce l’Anie, associazione cui aderiscono 1.300 aziende del settore elettrotecnico ed elettronico, nel dicembre 2020 una tonnellata di rame per cavi valeva circa 6.500 euro. A febbraio 2023 eravamo a 8600. In tre anni, il prezzo è lievitato di circa 30%.

E la prospettiva è di ulteriori aumenti legati a doppio filo con la nuova economia green. Basti pensare che, secondo quanto riferisce il ministero per la transizione ecologica, per la produzione di un auto tradizionale bastano circa 25 kg di rame. Per una vettura elettrica invece ce ne vuole più del doppio. Per non parlare del fatto che la vettura pulita, oltre ai materiali ferrosi e al rame, richiede anche l’uso di litio, magnesio, cobalto, nichel e cromo. Estremamente ricca di materie prime anche la produzione di un megawatt di energia pulita proveniente da eolico offshore richiede ben 8mila kg di rame, oltre a circa 5mila Kg di cobalto.

Ecco perché Bruxelles accelera sul piano per le risorse minerarie

Il prossimo 14 marzo, la Commissione presenterà una proposta di legge sulle materie prime critiche per renderci meno dipendenti dalla Cina che ha conquistato buona parte dell’Africa. Come ha spiegato il vicepresidente della Commissione europea, Maros Sefcovic, si tratta di un testo che “può cambiare essere un punto di svolta, inviando un chiaro segnale politico” per aiutare l’Europa a tagliare “l’eccessiva dipendenza dai Paesi terzi, e in particolare dalla Cina”. Le disposizioni immaginate dall’Unione possono “aiutare ad aumentare le capacità di estrazione, lavorazione e riciclaggio sostenibili dell’Ue, e a snellire e accelerare le procedure di autorizzazione per i progetti strategici”. E forse sgonfiare parte della bolla sui prezzi delle commodities.

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