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Primo piano Ven 16 dicembre 2022

"Il Pnrr va cambiato o l'Europa ci taglierà i fondi. Chi dice che non si può fare sta solo difendendo i suoi interessi"

Parla Mauro Cappello, esperto di fondi Ue e appalti: "Dopo che ho esposto le ragioni di una revisione del Pnrr sono stato oggetto di minacce" "Il Pnrr va cambiato o l'Europa ci taglierà i fondi. Chi dice che non si può fare sta solo difendendo i suoi interessi"
Roberto Melli
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Roberto Melli

La necessità di procedere per priorità, richiamata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, come conseguenza della particolare situazione dei costi dei materiali segue l’allarme lanciato durante l’Assemblea dell’ANCI a Bergamo, circa il rischio di non riuscire a realizzare gli investimenti del PNRR per circa 40 miliardi di euro e riporta il tema dei fondi europei sotto la luce dei riflettori. La proposta del ministro Raffaele Fitto, con delega ai fondi europei ed al PNRR è quella di rivedere i programmi di spesa.

Abbiamo chiesto all’Ing. Mauro Cappello, esperto di fondi europei ed appalti pubblici, di aiutarci a capire quali sono le criticità e come se ne potrebbe venir fuori.

Ingegnere, sembra che non riusciremo a spendere queste risorse, è vero?
“L’allarme lanciato dal ministro Fitto e soprattutto il principio di priorità enunciato dal presidente Meloni sono argomenti più che fondati, abbiamo una larga fetta di investimenti pubblici, soprattutto nel campo delle infrastrutture, che potrebbe non essere realizzata entro la data limite del 31/12/2026 definita dai Regolamenti europei. Se non interveniamo immediatamente, la Commissione europea sulla base di un monitoraggio predittivo della spesa ovvero audit, potrebbe bloccare l’erogazione dei finanziamenti anche prima della scadenza naturale del dicembre 2026, con un danno enorme per l’intero sistema Italia. Pensi solamente alla circostanza di grandi cantieri avviati sulla base di una copertura finanziaria europea che, successivamente per effetto dei ritardi, dovesse venir meno. Sarebbe un’esplosione di debito pubblico, con la beffa di aver anche contratto prestiti (unico paese tra i big in Europa) con l’Unione europea, ha ragione il ministro Fitto quando segnala l’urgenza di intervenire e soprattutto quando richiede unità di intenti”.
Lei è un tecnico che ha fatto molte pubblicazioni anche nel settore degli appalti pubblici, potrebbe spiegare in modo semplice quali sono i motivi di questi ritardi?
“Innanzitutto vorrei dire che inserire le grandi infrastrutture a rete tra gli investimenti da realizzare con il PNRR è stato un grave errore. Il 9 febbraio 2021 sono intervenuto in audizione presso la Commissione V del Senato e XIV della Camera dei Deputati mettendo in guardia il Parlamento sulle conseguenze nefaste di questa scelta, purtroppo non sono stato ascoltato. Pensi che in Italia, secondo le stime del rapporto 2018 del Sistema Conti Pubblici Territoriali, per realizzare un’infrastruttura di importo pari a 100 milioni di euro servono oltre quindici anni.
Le infrastrutture a rete, per carità sono necessarie, ma avendo tempi troppo lunghi sono incompatibili con i tempi necessariamente stretti che prevede il PNRR, insomma lo strumento finanziario è sbagliato! Va anche ricordato che la guerra in Ucraina e la successiva crisi energetica hanno prodotto un vistoso aumento dei costi dei materiali, pertanto i computi metrici estimativi (che sono il “conto della spesa”) fatti due anni fa oggi non sono più validi. Ci sono però anche ragioni di carattere tecnico che avrebbero dovuto sconsigliare questa scelta, per esempio la realizzazione di gallerie per circa 150 km in tempi così stretti, prevede l’attività contemporanea di decine di TBM (Tunnel Boring Machine) le cosiddette “talpe” mentre ad oggi ne disponiamo solo di 4-5 unità e reperirne altre in tempi brevi è impossibile. Per concludere segnalerei anche la penuria di risorse umane di tipo tecnico nei Comuni che determina un forte rallentamento nei procedimenti amministrativi”.
Che cosa si potrebbe fare adesso per limitare i danni?
“Penso che la strategia del Governo sia corretta, bisogna avviare immediatamente un monitoraggio predittivo della spesa ovvero un’analisi dello stato dell’arte, elaborando sulla base dei dati attuali e dell’esperienza pregressa, la traiettoria di spesa nel medio termine.
In questo modo sapremo già oggi, quali interventi sono tecnicamente “incagliati” ovvero sicuramente non arriveranno al traguardo del 31/12/2026 e potremo rivedere con metodo scientifico i programmi di spesa. Questa è l’unica via per salvare i soldi del PNRR dalla regola del disimpegno delle risorse ovvero dalla perdita dei denari. Gli interventi incagliati, se già avviati, potrebbero essere dirottati sul Piano Nazionale Complementare al PNRR e sostituiti con interventi caratterizzati da maggior velocità nella spesa, in caso contrario potrebbero essere dilazionati nel tempo. Bisognerebbe anche procedere ad un rinforzo delle competenze tecniche in seno alla Pubblica Amministrazione, rammento che le selezioni per i 2.800 funzionari PNRR e per i 1.000 esperti PNRR sono state frettolose e non hanno dato i risultati sperati in termini di adesioni e soprattutto di contratti sottoscritti, insomma la Pubblica Amministrazione è in affanno”.
Professore, ma è davvero possibile oggi fare una revisione del PNRR?
“Certamente! Lei deve sapere che i Regolamenti europei sono costruiti con grande buonsenso e che, soprattutto dopo la dolorosa lezione che la pandemia nel 2020 ha dato all’Europa ed al mondo intero, tutti i Regolamenti anche quelli sui fondi strutturali, prevedono disposizioni che introducono una grande flessibilità. Fa benissimo il Governo Meloni a chiedere di applicarla! La fonte è il Regolamento (UE) 2021/241 che definisce la disciplina giuridica del Recovery & Resilience Facility che per l’Italia è il PNRR, se non credete a me leggetevi il testo dell’articolo 21. Aggiungo che tutti i PNRR in Europa sono attualmente soggetti a revisione per implementare le nuove regole introdotte dal piano europeo di emergenza energetica denominato RePowerEU, quindi possiamo cogliere l’occasione per inserire anche le nostre modifiche. La invito a riflettere anche su un altro aspetto, a causa del Covid-19 e della guerra in Ucraina, la programmazione dei fondi europei del periodo 2014-2020 ha ottenuto una proroga di due anni, attualmente in corso di approvazione. Considerato che le motivazioni assunte alla base della decisione di prorogare il periodo 2014-2020 sono meno gravi di quelle che valgono per il PNRR, allora perché non prorogare la scadenza anche di questo strumento? L’unica reale via d’uscita è la trattativa politica in sede europea, l’Unione è una famiglia e deve mostrare un concreto spirito solidaristico altrimenti rischia di sgretolarsi per effetto degli egoismi ed i colpi della crisi.
Ma allora perché in Italia esiste un fronte che si oppone a questa revisione?
“Pensi all’enorme quantità di denaro in gioco da spendere in pochissimi anni, essa rappresenta un evento assolutamente eccezionale nella storia d’Italia ed immagini quanti soggetti vedono nella revisione del PNRR un attentato ai loro interessi. Io stesso, nel mio piccolo, quando ho pubblicamente espresso riserve sulla legittimità di alcuni investimenti presenti nel PNRR, ho ricevuto una valanga di minacce. Il ministro Fitto nel dichiarare il suo intento di mettere mano ad una revisione del PNRR dimostra di essere un uomo coraggioso, ma temo che cosi si esporrà ad alti rischi e potrebbe persino diventare un obiettivo da colpire”.

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