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GovernoPrimo piano Mer 14 dicembre 2022

Manovra, in arrivo il via libera di Bruxelles. Ma il debito preoccupa

L'Italia resta sorvegliata speciale. Bruxelles ricorda al governo Meloni che c'è grande preoccupazione per il debito, vicino al 150% del pil. Manovra, in arrivo il via libera di Bruxelles. Ma il debito preoccupa Ursula von der Leyen
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Roma sotto osservazione

Non a caso, pur dando l’ok alla manovra, Bruxelles ricorda al governo di Giorgia Meloni che c’è grande preoccupazione per l’elevato debito, vicino al 150% del pil. Una spada di Damocle sulla testa dell’esecutivo che deve riuscire a centrare una ventina di obiettivi del Piano nazionale di riprese e resilienza entro fine anno se non vuole perdere il prossimo assegno da 19 miliardi.

L’impressione è che a Bruxelles si voglia tenere alta la pressione sull’Italia per scongiurare l’ipotesi di uno scostamento di bilancio che però, secondo diversi economisti, è l’unica strada percorribile per evitare un avvitamento dell’economia nazionale. La stessa Meloni del resto, in passato, ha più volte aperto alla possibilità di effettuare extradeficit. Salvo poi dover fare i conti con Bruxelles e con i mercati finanziari.

Di certo, in questa fase, non aiuta la politica fiscale della Banca centrale europea, che alzando i tassi per contenere l’inflazione, rende più difficile e più costoso il rifinanziamento sia del debito pubblico che di quello privato. Una strategia, quest’ultima, che diversi osservatori ritengono inappropriata dal momento che, come sostiene l’esperto di commodities, Gianclaudio Torlizzi,   l’aumento dei prezzi è correlato solo in parte alla crisi energetica, ma soprattutto alla politica fiscale espansiva statunitense degli anni scorsi

La manovra è prudente

E non avrebbe potuto essere altrimenti visto l’attenzione di Bruxelles e dei mercati internazionali che non hanno esitato via spread a mettere in difficoltà Paesi come la Gran Bretagna dove l’ex premier Liz Truss è stata costretta alle dimissioni dopo aver annunciato una manovra espansiva da 45 miliardi.

La speranza è che l’inflazione nel 2023 rientri lasciando maggior margine di manovra al governo Meloni. La manovra, infatti, fa il possibile per contenere i rincari spendendo 21 miliardi dei 35 complessivi. Denaro che però tamponerà gli aumenti solo fino ad aprile. Poi bisognerà trovare altre risorse per evitare un brusco rallentamento dell’economia. Intanto il governo Meloni ha aumentato le stime sul rapporto deficit/pil atteso nel prossimo anno è al 4,5 per cento rispetto al 3,6 precedentemente comunicato.

I punti chiave dell’intervento del governo

“Questa è una manovra figlia di scelte politiche, come è giusto e normale che sia per un governo politico, abbiamo scelto e concentrato le risorse, è una manovra coraggiosa, coerente con gli impegni che abbiamo preso con il popolo italiano e che scommette sul futuro” ha spiegato la premier presentando la manovra.

Ci sono gli aumenti per gli statali, anche se non per tutti i contratti della pubblica amministrazione e soprattutto di entità minime rispetto al potere d’acquisto eroso dall’inflazione.  Torna la spending review nei ministeri, cala la spesa pensionistica di circa 10 miliardi nel prossimo triennio. E anche la spesa sanitaria viene contenuta. C’è la revisione del Superbonus e anche del Reddito di cittadinanza. 

L’Unione ha intravisto delle criticità

Il dibattito si è concentrato sul tema dell’uso del contante negli acquisti: il governo punta ad alzare a 60 euro la soglia entro la quale l’esercente può rifiutare il pagamento senza incorrere in multe. Ma per Bruxelles questa mossa non solo favorisce l’evasione fiscale, ma è contraria ai diktat della Commissione che ha sempre inviato a sviluppare pagamenti e fatturazione elettronica.

Per non parlare del fatto che l’impegno allo sviluppo della moneta digitale nel Paese rappresenta uno degli impegni presi per ottenere i fondi del Pnrr. Nessuna osservazione viene però fatte sul sistema di controllo, su come abbia funzionato finora la norma e su quante multe siano state effettivamente comminate finora agli esercenti che abbiano rifiutato la moneta digitale.

Non solo. Bruxelles non ha apprezzato la disposizione che innalza il tetto per le transazioni in contanti dagli attuali 2.000 euro a 5.000 euro nel 2023, la cancellazione dei debiti fiscali fino a mille euro sul periodo 2000-2015 e il rinnovo, sia pure con criteri di età più severi, nel 2023 dei regimi di prepensionamento anticipato come Ape sociale e Opzione donna. 

C’è poi il grande tema degli obiettivi del Pnrr da centrare entro fine anno. Ci sono 55 target da centrare per fine mese. Ne sono stati raggiunti una trentina, ma il governo è convinto di poter chiudere la partita a proprio vantaggio con un nuovo decreto legge entro dicembre. 

 

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