Orban non ci sta più: basta dare soldi all'Ucraina
Il presidente ungherese contesta il nuovo pacchetto da 18 miliardi di aiuti a Kiev proposto dalla Commissione europea. VIKTOR ORBAN PRIMO MINISTRO UNGHERESEL’intervista di Orban
No alla tassa globale sulle multinazionali e basta aiuti finanziari all’Ucraina. Come al solito non si fa problemi ad andare controcorrente il presidente ungherese Viktor Orban.
In una intervista a una radio nazionale, il leader di Budapest ha definito l’ipotesi di una minimum tax sulle aziende multinazionali “un aumento delle tasse che uccide il lavoro”. Per Orban, “se attuata con l’approvazione dell’Ungheria”, la nuova imposta “cancellerebbe decine di migliaia di posti di lavoro. La questione fiscale non è globale, ma rientra nella giurisdizione nazionale”.
Discorso simile per quanto riguarda gli aiuti a Kiev. Orban spiega che il suo governo “ritiene che gli Stati membri dovrebbero sostenere questo obiettivo tramite accordi bilaterali” e non con un’iniziativa che parta da Bruxelles. La Commissione europea ha proposto un piano di aiuti all’Ucraina da 18 miliardi di euro per il 2023. Il Parlamento europeo ha dato il suo via libera a larghissima maggioranza lo scorso 24 novembre, ma ora la misura deve passare al vaglio del Consiglio Ue del 6 dicembre e per essere approvata ha bisogno dell’unanimità dei voti degli Stati membri.
Il nono pacchetto di sanzioni
Capitolo sanzioni alla Russia. L’Ungheria le ha sempre ritenute controproducenti, e ha ottenuto di essere esentata dall’applicazione dell’embargo europeo sul petrolio russo, che entrerà in vigore lunedì. Quanto al gas, che non è sanzionato, Budapest è andata comunque in controtendenza rispetto agli altri Stati della Ue, che hanno ridotto gli acquisti da Mosca, firmando con Gazprom nuovi contratti.
Ora la Commissione europea vorrebbe discutere un nuovo pacchetto di sanzioni (il nono) e Orban avverte: “Se l’Ue estendesse le sanzioni contro la Russia al gas e all’energia nucleare, ciò avrebbe delle conseguenze tragiche per l’Ungheria”.
L’Ungheria si impegnerà anche questa volta a spuntare per sé delle esenzioni (probabilmente tra la dissimulata invidia di molti partner europei, che vorrebbero comportarsi allo stesso modo ma non hanno il coraggio di farlo): “Nei negoziati sulle sanzioni abbiamo sempre raggiunto i nostri obiettivi nazionali”, ha rimarcato Orban, “quindi partecipiamo al dibattito sul nono pacchetto con buone speranze, ma la pressione è costante, se ne aspettano di nuovi, quindi dobbiamo lottare per proteggere i nostri interessi”.