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EnergiaPrimo piano Mer 07 dicembre 2022

Rinnovabili, il governo muove i primi passi per sostenere la creazione di nuovi impianti

Il governo di Giorgia Meloni inizia a delineare la politica per lo sviluppo della produzione di energia da rinnovabili Rinnovabili, il governo muove i primi passi per sostenere la creazione di nuovi impianti Un impianto eolico
Redazione Verità&Affari
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Nelle prossime settimane il decreto per i siti idonei

Il governo di Giorgia Meloni muove i primi passi nella politica per lo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili. Lo ha annunciato il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in audizione davanti alla commissione Ambiente del Senato sulle linee Programmatiche del suo dicastero. “Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica conta di chiudere nelle prossime settimane alcuni importanti volti a favorire lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili – ha spiegato -, tra questi il decreto attuativo dell’articolo 20 del decreto legislativo 199/21 che concerne l’individuazione delle aree idonee alla realizzazione di impianti di energia rinnovabile e in fase di finalizzazione da parte degli uffici del mio ministero».

La semplificazione è il primo passo

Per gli operatori del settore la semplificazione delle procedure e i tempi certi nell’ottenimento delle autorizzazioni sono un tassello fondamentale non solo per lo sviluppo di nuovi impianti, ma anche per catalizzare l’attenzione degli investitori internazionali. Inoltre, come rilevato recentemente da Legambiente, faticano a diffondersi in Italia le comunità energetiche che sono fonte di risparmi. “Sulle 100 comunità energetiche mappate da comunirinnovabili.it in questi tre anni (sino a giugno 2022) dall’associazione – tra quelle già operative, in fase di attivazione o in progetto -, ad oggi sono 45 quelle in fase ancora “embrionale”, 55 quelle che si trovano in uno stadio più maturo dell’iter di realizzazione“. I motivi? Dalle lungaggini burocratiche alla mancanza degli incentivi da parte del Mite per arrivare fino al ritardo di Arera sull’emanazione delle regole attuative.

Ce lo chiede l’Europa

All’inizio dello scorso novembre la Commissione europea ha chiesto un nuovo regolamento temporaneo di emergenza per ridurre i tempi previsti per i permessi per la diffusione delle fonti di energia rinnovabili. “Le energie rinnovabili riducono la domanda di combustibili fossili dell’Ue nei settori dell’elettricità, del riscaldamento e dei condizionatori, dell’industria e dei trasporti, sia a breve che a lungo termine”, ha evidenziato la Commissione in una nota stampa. Inoltre, “grazie ai bassi costi operativi, l’aumento della quota di energie rinnovabili nel sistema energetico dell’Ue contribuirebbe a ridurre le bollette energetiche” hanno concluso gli esperti di Bruxelles auspicando la diffusione di rinnovabili nel Vecchio Continente. Sullo sfondo resta però il problema della produzione degli impianti che richiedono materia prima sempre più care e non sempre rapidamente disponibili, come di recente rilevato anche dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi

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