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Primo pianoRisparmio Ven 10 febbraio 2023

Titoli di Stato, dal governo un nuovo prodotto per il retail

Per la Fabi il carovita sta erodendo i conti correnti spingendo i piccoli risparmiatori ad investire in titoli del debito pubblico Titoli di Stato, dal governo un nuovo prodotto per il retail Listino titoli di Stato
Redazione Verità&Affari
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L’esecutivo punta a sostenere gli investimenti degli italiani in debito sovrano

Dodici miliardi raccolti solo nel mese di novembre. Forte del successo riscosso dalle emissioni di titoli di Stato, il ministero dell’Economia sta studiando per quest’anno anche un nuovo strumento dedicato al retail. Lo riferisce Reuters che spiega come in Italia, nell’ottobre 2022, imprese e famiglie detenevano l’8,9% del debito (dati di Banca d’Italia).

In più occasioni, del resto, il governo guidato da Giorgia Meloni ha auspicato che i piccoli risparmiatori possano incrementare il peso dei loro investimentoi nel debito italiano. L’obiettivo, ha spiegato, è quello di “ridurre la dipendenza dai creditori stranieri, aumentando il numero di italiani e residenti in Italia che detengono quote di debito”.

Con l’inflazione galoppante, il mercato ha risposto bene

Il Tesoro ha infatti anticipato l’emissione del Btp Italia rispetto alle finestre abituali, cercando di intercettare l’interesse dei piccoli risparmiatori i cui depositi stanno facendo i conti con l’erosione dovuta alla fiammata inflazionistica.

Secondo diversi osservatori, le condizioni di mercato sono del resto favorevoli anche se c’è un’incognita: nei prossimi mesi (fra aprile, maggio e novembre) scadranno tre diversi Btp Italia, lanciati il primo nel 2015 e gli altri due nel 2017, per un totale di quasi 25 miliardi di euro. Nella prima fase dell’anno, si è registrato un trend sostanzialmente in calo per i rendimenti sul secondario, con gli investitori che hanno continuato a scommettere su tagli dei tassi. Anche a dispetto delle dichiarazioni delle banche centrali, Bce in primis. 

Con le emissioni 2023, Via XX Settembre sta sostanzialmente giocando d’anticipo offrendo il nuovo titolo indicizzato all’inflazione e dedicato al retail ai primi di marzo, anziché in aprile-maggio periodo che, assieme a ottobre-novembre, rappresenta la tradizionale finestra dell’offerta.

L’inflazione mette a rischio i risparmi

Per questo il governo è convinto di poter convincere gli italiani a spostare parte dei loro investimenti sul debito nazionale. Le famiglie italiane hanno del resto storicamente un saggio di risparmio elevato:  con una percentuale di quasi l’86% in depositi e cash in rapporto al Pil , gli italiani sono di gran lunga al di sopra di francesi (74%), tedeschi (81%) e spagnoli (80,6%) come riferisce la Bce con i dati relativi all terzo trimestre 2022, elaborati da Scope Ratings. “La liquidità delle famiglie italiane offre potenzialmente al Tesoro una crescente base di investitori, guardando al prossimo futuro”, spiega Alvise Lennkh-Yunus, deputy head sovereign and public sector di Scope Ratings.

La Fabi lancia l’allarme: il carovita erode i conti correnti

Secondo il sindacato dei bancari italiani (Fabi), il carovita sta erodendo i conti correnti delle famiglie italiane il cui saldo, per la prima volta dal 2017, cala di quasi 20 miliardi nel 2022. “La sopravvivenza del risparmio al tempo d’oggi non è più una garanzia e a dimostrarlo sono i dati delle tasche degli italiani, alleggerite dalle ondate delle continue fiammate dei prezzi energetici e da un’inflazione generalizzata sempre più in risalita”, sostiene il sindacato.

In dettaglio la Fabi evidenzia come se nella zona euro l’inflazione ha imboccato un percorso discendente calando fino all’8,5% dello scorso gennaio, in Italia il rallentamento è meno evidente. L’indice dei prezzi al consumo armonizzato Ipca si è attestato al 10,9% il mese Così il valore reale dei depositi dei risparmiatori italiani ha subìto un declino molto maggiore di quelli spagnoli.

Di qui l’attenzione degli italiani per i titoli del debito pubblico e la prospettiva di incrementare la quota di debito sovrano in portafoglio visto che anche i depositi bancari sono meno interessanti rispetto al passato. Anche a dispetto del recente aumento dei tassi d’interesse che non si è riflesso sulle remunerazioni di conto corrente.

Il tasso medio sulla raccolta bancaria era pari allo 0,50% a settembre 2022, in lieve aumento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, quando il tasso era pari allo 0,45%– conclude la Fabi – In 12 mesi, dunque, una variazione positiva di appena 5 punti base. Nel periodo in esame, i tassi medi sui nuovi mutui, invece, sono passati dal 2,19% al 2,49% con una variazione positiva di 30 punti base”.

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