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ApprofondimentiRisparmio Mer 22 marzo 2023

Eurovita, la scommessa sui tassi e i fondi ad alto rischio finiti nel mirino dell'Ivass

Poco meno di un miliardo investito in titoli illiquidi per cercare rendimenti più elevati. E sui tassi d'interesse una reazione contraria a quella attesa Eurovita, la scommessa sui tassi e i fondi ad alto rischio finiti nel mirino dell'Ivass
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

La scommessa di Eurovita su tassi e fondi ad alto rischio

Nel portafoglio di Eurovita ci sono strumenti complessi e ad alto rischio finiti nel mirino dell’Ivass. Mentre sui tassi d’interesse la compagnia prevedeva una reazione del portafoglio esattamente contraria a quella che si è realmente verificata. Almeno stando a quanto dichiarava la compagnia nel 2020, il rialzo dei tassi che si è poi verificato avrebbe dovuto impattare positivamente sul Solvency II ratio del gruppo assicurativo. In una presentazione per gli investitori del 2020 e relativa all’acquisizione di Pramerica, Eurovita dichiarava un Solvency II ratio del 148% al 30 settembre 2019. Che saliva al 159% con l’integrazione di Pramerica. Molto inferiore alla media delle compagnie italiane, seppure superiore ai minimi regolamentari.

La sensitività ai tassi d’interesse

Nella stessa presentazione si spiega che un abbassamento ulteriore dei tassi di mezzo punto percentuale avrebbe portato un peggioramento del Solvency II ratio al 111%. L’aumento dei tassi di un punto avrebbe invece migliorato l’indicatore, fino al 189%. Alla data del documento, il tasso di riferimento della Bce era a zero già da quattro anni mentre a partire dall’estate scorsa sono iniziati i rialzi, fino al 3,5% attuale.

Il miglioramento del Solvency II ratio all’aumentare dei tassi è esattamente il contrario di ciò che sarebbe poi accaduto due anni dopo, per arrivare alla decisione dell’Ivass di commissariare la compagnia. Abbiamo chiesto un commento alla compagnia, ma non abbiamo ancora avuto una risposta.

I titoli illiquidi 

L’ispezione condotta dall’Ivass nel 2022 ha messo però in luce anche altri problemi. Tra questi, l’elevata esposizione della compagnia verso fondi d’investimento alternativi, titoli illiquidi e bond ad alto rendimento. Alcuni di questi investimenti vengono definiti dall’Ivass, nella sua ispezione, “particolarmente complessi”. A fine 2021, ultimo bilancio disponibile, Eurovita dichiarava investimenti in fondi di private assets (prevalentemente debito) per 823 milioni, pari al 4,4% degli investimenti complessivi della compagnia. Con impegni (non ancora investiti) per ulteriori 130 milioni

Meno Btp, più titoli a rischio

La decisione di aumentare l’esposizione su “strumenti alternativi”, si legge nel bilancio, è stata presa nel corso del 2021 nell’ambito della scelta di “mitigare l’esposizione alle principali fonti di volatilità in portafoglio”. Ovvero i titoli di stato italiani. La riduzione dell’esposizione sui Btp ha comportato la ricerca di asset con maggiori rendimenti per “meglio soddisfare i tassi di rendimento minimo garantiti presenti nelle gestione separate“.

Alla stessa data, la somma di investimenti alternativi e fondi Ucits era pari al 12% del portafoglio complessivo di classe C della compagnia. I titoli di Stato italiano in portafoglio erano 2,8 miliardi di valore nominale, per un fair value di 3,6 miliardi

Le previsioni della compagnia

Nel bilancio, Eurovita dichiara anche di aver svolto un’analisi di sensitività sugli investimenti in fondi “complessi” finiti nel mirino dell’Ivass. E che anche in uno scenario particolarmente sfavorevole “il Solvency ratio alla chiusura dell’esercizio” si manterebbe sopra ai valori minimi stabiliti dalla legge.

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