«Contro la recessione puntare su gruppi con buoni dividendi»
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Risparmio Lun 29 agosto 2022

«Contro la recessione puntare su grandi gruppi con buoni dividendi»

Per proteggersi dalla recessione che prima invaderà l’Europa e poi gli Stati Uniti l’unica strategia è investire su azioni di grandi gruppi. «Contro la recessione puntare su grandi gruppi con buoni dividendi»
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

I consigli del gestore contro la recessione

Ormai la fase difensiva è passata. Per proteggersi dalla recessione che prima invaderà l’Europa e poi gli Stati Uniti l’unica strategia è investire su azioni di grandi gruppi in grado di staccare cedole interessanti. Quali? Verità&Affari ne ha parlato con Aneeka Gupta, direttore della ricerca macroeconomica di WisdomTree.

Quanto siamo vicini a una recessione?

«La prospettiva che essa si verifichi è diventata ormai opinione comune; il punto che resta da esaminare riguarda la durata e l’intensità della recessione. Nel primo semestre del 2022 il deprezzamento dei mercati azionari ha distrutto quasi 35 mila miliardi di dollari della ricchezza globale; in termini di tempistiche, è prevista una recessione per l’economia europea entro la fine dell’anno, mentre per quella statunitense potrebbe iniziare entro la fine del primo trimestre 2023. Se per gli Stati Uniti si prospetta una recessione modesta, in Europa la sua intensità dipenderà dal modo in cui verrà gestita la crisi energetica».

Qual è la reale situazione negli Stati Uniti?

«L’economia statunitense sta mostrando segni di rallentamento. Tuttavia, nonostante il prodotto interno lordo sia sceso per due trimestri consecutivi, nei primi tre mesi dell’anno è cresciuto il reddito interno lordo e nel secondo trimestre è salito il reddito personale reale al netto dei trasferimenti di denaro. Anche i dati americani sugli utili nel secondo trimestre hanno sorpreso in positivo, con stime relative agli utili per il terzo trimestre in crescita dal 5% fino all’8,7% al mese».

E in Europa?

«L’economia europea continua a fronteggiare forti venti contrari a causa della crisi energetica in corso. I rischi per la crescita e l’inflazione sono ulteriormente aumentati. Nel secondo trimestre l’economia dell’eurozona ha evitato una recessione tecnica solo perché il Pil è cresciuto dello 0,7%, più del previsto, su base trimestrale, ma le prospettive di crescita si confermano tutt’altro che confortanti a causa della stretta energetica. Data la profonda dipendenza dell’Europa, la Russia ha trasformato in un’arma l’approvvigionamento energetico e alimentare, così l’eurozona si ritrova alle prese con uno shock energetico e un’inflazione ben più gravi rispetto agli Stati Uniti. Con l’aumento del 42% su base annua dei prezzi nel giugno 2022, l’energia ha concorso per più della metà all’8,9% registrato dall’inflazione a luglio».

Il problema è legato solo alla guerra in Ucraina?

«No, a complicare ulteriormente la situazione ci sono anche conseguenze estremamente pratiche legate al cambiamento climatico: per esempio il fiume Reno, fondamentale per le economie della Germania, dei Paesi Bassi e della Svizzera, è destinato a diventare pressoché impraticabile in un punto chiave a causa dei livelli dell’acqua estremamente bassi. Ciò impedirà probabilmente il trasporto di prodotti energetici e altre materie prime industriali lungo uno dei corsi d’acqua più importanti d’Europa».

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