Con la liberalizzazione la Cina è un’occasione, ma serve strategia
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Risparmio Lun 01 agosto 2022

Con la liberalizzazione la Cina è un’occasione, ma serve una strategia

La Cina è a un punto di svolta. La liberalizzazione della sua economia può essere una vera opportunità per i risparmiatori. Con la liberalizzazione la Cina è un’occasione, ma serve una strategia
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Gli investimenti in Cina

La Cina è a un punto di svolta. La liberalizzazione della sua economia può essere una vera opportunità per i risparmiatori. Verità&Affari ne ha parlato con Jasmine Kang, analista e gestore del fondo Comgest Growth China di Comgest.

Come muoversi nelle acque agitate del mercato azionario cinese?

«Investire in Cina non è per i deboli di cuore. Nonostante oltre due decenni di allentamento delle restrizioni all’investimento, la combinazione di rischio geopolitico, mercato normativo non ancora strutturato e continui cicli di lockdown correlati al Covid ha portato a ondate di volatilità in grado di turbare gli investitori. Negli ultimi vent’anni la volatilità sul solo mercato delle azioni A-shares cinesi (quelle di società con sede nella Cina continentale, e come tale quotate in renminbi e scambiate sulle Borse di Shanghai e di Shenzhen, ndr) è stata il doppio di quella sui mercati sviluppati. Ma gli investitori esperti sanno che l’elevata volatilità, l’elevata dispersione delle quotazioni azionarie e i profondi ribassi offrono anche un potenziale di rendimento, soprattutto in un contesto di forte crescita».

Alla luce di tutto ciò qual è la vostra visione per il futuro dell’azionario cinese?

«Anche se lo scorso anno è stato un anno molto impegnativo per gli investitori a causa dei severi giri di vite normativi e dei lockdown dovuti dalla politica zero-Covid – entrambi voluti dal governo che hanno rallentato l’economia cinese -, la realtà è che negli ultimi dieci anni la produttività è migliorata, mentre il governo cinese ha sostenuto un ampio programma di investimenti in infrastrutture e innovazione. Il Paese è stato trasformato da un miglioramento del know-how aziendale, della qualità della forza lavoro e della base produttiva, che è passata dalla produzione di t-shirt e calze alla creazione di macchinari e hardware informatico. Dietro il cosiddetto “Grande Firewall cinese” gestito dal governo, si è sviluppato un vivace ecosistema digitale nazionale, che molti considerano ormai alla pari della Silicon Valley. Sostenuti dall’iniziativa “Made in China 2025”, sono emersi rapidamente nuovi settori altamente tecnologici, che vanno dai veicoli elettrici e dall’automazione ai prodotti biologici e alle apparecchiature mediche. Dal lato dei consumi, le generazioni più giovani si sono orientate verso i marchi locali con forti canali di distribuzione, mentre molti consumatori della classe media hanno continuato a essere fedeli a marchi globali ben noti».

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