Per l'azionario Generali consiglia prudenza fino a fine anno
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Risparmio Gio 03 novembre 2022

Per l'azionario Generali Investments consiglia prudenza fino a fine anno

Il posizionamento e la volatilità relativa delle azioni rispetto alle obbligazioni, oltre al riconoscimento dell'imminente debolezza. Per l'azionario Generali Investments consiglia prudenza fino a fine anno
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Le previsioni sul mercato azionario

Il posizionamento e la volatilità relativa delle azioni rispetto alle obbligazioni, oltre al riconoscimento dell’imminente debolezza economica da parte delle banche centrali, stanno fornendo alcuni motivi di ottimismo agli investitori e inducendo rialzi temporanei. Quest’ultimo potrebbe però non essere sostenibile nel breve termine. È quanto emerge da un’analisi effettuata dal Senior Equity Strategist di Generali Investments, Michele Morganti. I dati di ottobre hanno rivelato un’inflazione più resiliente rispetto a quanto previsto in precedenza, tuttavia i mercati sono stati in grado di metabolizzare il dato.

In particolare, l’indice dei settori più ciclici nell’Area Euro è cresciuto del +7,5 per cento. In effetti, le banche centrali hanno iniziato a segnalare una futura debolezza economica in occasione degli ultimi rialzi dei tassi jumbo: l’orologio del ciclo economico sta avanzando e il pivot della Fed si fa più vicino. Anche il posizionamento – sottolinea Morganti – è fondamentale: rimane molto contenuto e probabilmente, in assenza di grandi eventi negativi sul fronte del credito, aiuta a spiegare una volatilità azionaria relativamente contenuta.

Quest’ultima è scesa da 31,6 a 27,4 nel mese di ottobre e, soprattutto, è ulteriormente diminuita rispetto alla volatilità obbligazionaria rappresentata dall’indice Move. Il rapporto Vix/Move ha raggiunto il minimo dal 2020. In effetti, il premio per il rischio Usa non è oggi interessante, avendo raggiunto un minimo storico. Anche il settore Tech statunitense mostra segni di sopravvalutazione (30 per cento) nonostante il calo del 30 per cento dei prezzi da inizio anno.

Il Price/Earning – prosegue Morganti – sembra troppo alto rispetto ai tassi reali e i più elevati spread creditizi rivelano un rendimento da dividendi molto meno interessante rispetto ai rendimenti BBB. In sintesi, le valutazioni non sono ancora confortevoli e, in teoria, richiederebbero che l’indice S&P scenda a circa 3.400 prima di ricominciare a sembrare interessante. Inoltre, poiché anche gli utili sono molto probabilmente a rischio, si ritiene che la nostra posizione di sottopeso azionario sia giustificata a breve termine. Nel prossimo futuro si potrebbe avere una posizione più neutrale, se le banche centrali riconoscessero ancora di più la debolezza economica, o il mercato diventasse più conveniente e il rallentamento degli utili più visibile.

Lo slancio degli utili negli Stati Uniti è stato finora resiliente e si prevede che la stagione di reporting del terzo trimestre vedrà una crescita annuale ridotta ma comunque positiva. Le aspettative di crescita, escludendo il settore dell’energia, sono già diminuite di nove punti percentuali da fine giugno, raggiungendo il -3,5 per cento anno su anno e lasciando spazio a possibili sorprese positive rispetto alle aspettative degli analisti. Tuttavia, si nota che il tono delle indicazioni delle aziende è più negativo rispetto al secondo trimestre.

La crescita degli utili per il 2023 sarà del +2 per cento anno su anno per gli Stati Uniti e prossima allo zero per l’Area Euro. Le previsioni sugli utili sono al di sotto del consenso, con rischi ancora rivolti al ribasso, principalmente a causa del continuo aumento dei costi e delle revisioni negative del Pil. Il divario – conclude Morganti – rispetto al consenso Ibes nel 2022-2024 va dal -3 per cento a -11 per cento e da -7 per cento a -15 per cento, rispettivamente per Usa ed Europa.

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