Come sta cambiando il calcio italiano grazie anche ai fondi Usa
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Sport Lun 22 agosto 2022

Come sta cambiando il calcio italiano grazie anche ai fondi Usa

Da club a impresa. Il futuro del calcio italiano è alle porte: più presidenti da sistema padre-padrone escono di scena. Come sta cambiando il calcio italiano grazie anche ai fondi Usa
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Cambia il calcio italiano

Da club a impresa. Il futuro del calcio italiano è alle porte: più presidenti da sistema padre-padrone escono di scena, più il modello calcistico da prodotto finanziario prende piede. E, così, dagli States, e non solo, hanno cominciato a puntare gli occhi sulla Serie A, convinti che, applicando la formula americana, il football moltiplichi i fatturati: più spettacolo, più diritti tv, valorizzazione degli stadi e merchandising 2.0. Inoltre, per i fondi di investimento stranieri è come fare la spesa al discount rispetto ai costosissimi club inglesi o spagnoli. E infine, c’è un aspetto tecnico: «È un business che ha dei flussi di cassa piuttosto stabili, piuttosto liquidi e piuttosto prevedibili.

Tre caratteristiche importantissime per i fondi di investimento che hanno la necessità di equilibrare il rischio», spiega a Verità&Affari Andrea Pietrini, presidente di Yourgroup, manager spezzino già nel Cda della Sampdoria e sponsor del Mogliano Rugby. Investendo nelle squadre di calcio, insomma, si riesce a ridurre il rischio complessivo del portafoglio. I vantaggi sono bipartisan: i club vengono trasformati sul modello impresa per far sì che siano in grado di autofinanziarsi e, se possibile, crescere di marginalità, la vendita delle quote dopo qualche anno garantisce una plusvalenza. Insomma, ci guadagnano sia le squadre, sia i fondi d’investimento. E in Italia c’è una prateria.

L’approccio dei fondi esteri

«Per anni», spiega Pietrini, «i club sono stati gestiti con logiche molto padronali e poco manageriali e, è risaputo, i ricavi non provengono dalla vendita dei biglietti, ma dai diritti televisivi, dal merchandising, dalla gestione dello stadio, eccetera. E in Italia poche squadre hanno questo tipo di approccio. I fondi esteri hanno capito che c’è un grande margine per creare valore in questo senso». Fino a oggi i club italiani, anche per conquistare nuovi tifosi e attrarre nuovi sponsor hanno pensato più alla qualità dei calciatori, facendo qualche colpaccio sul mercato, che al ritorno dell’investimento. «Non dimentichiamo che l’Italia è in crisi», aggiunge Pietrini, «e i famosi capitali che potevano sorreggere avventure di questo tipo, penso ai Moratti di una volta, ai Garrone, non ci sono quasi più».

E, così, uno dopo l’altro, i club stanno capitolando. Nel febbraio 2022 la famiglia Percassi ha ceduto il 55 per cento delle quote della Dea Srl, la sub-holding che detiene circa l’86% del capitale sociale dell’Atalanta, a un gruppo di investitori guidati da Stephen Pagliuca, managing partner del Boston Celtics (Nba Usa), oltre che co chairman di Bain Capital, uno dei principali fondi di investimento al mondo. Nel giugno 2022 la Red Bird capital partners di Gerry Cardinale ha acquistato il Milan, che da luglio 2018 era di Paul Singer, proprietario della Elliott management corporation, che a sua volta aveva acquisito il 99.93 per cento delle quote a seguito dell’inadempimento delle obbligazioni verso il fondo d’investimento americano da parte del presidente Yonghong Li.

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