Juve, le intercettazioni, il rinvio a giudizio e quella frase da film: “La Consob la supercazzoliamo”
Fanno parte delle intercettazioni raccolte dalla Guardia di finanza e che sta facendo rivivere alla Juventus un incubo simile a Calciopoli.
L’inchiesta sulla Juventus e le intercettazioni
“Io l’ho detto a Fabio: è una modalità lecita, ma hai spinto troppo. E lui mi rispondeva: non mi importa nulla, perchè negli scambi se metti 4 o metti 10 è uguale. Nessuno ti puó dire nulla”. Fabio è Paratici, il managing director della Juventus, che dal 2021 ha fatto le valige per andare a fare il direttore sportivo del Tottenham.
A parlare in questa conversazione è il ds Federico Cherubini con Stefano Bertola, capo dell’area business. La frase fa parte delle intercettazioni raccolte dalla Guardia di finanza e che sta facendo rivivere alla Juventus un incubo simile a Calciopoli, con la richiesta di rinvio a giudizio per Andrea Agnelli e altri 13 manager del club.
Il paragone a Calciopoli
È lo stesso Bertola a suggerire l’accostamento con lo scandalo che travolse nel 2006 il calcio italiano. “Una situazione cosí brutta non l’avevo vista in 15 anni. Faccio solo un paragone: Calciopoli solo lí l’ho vista più complicata. Ma in quel caso c’era tutto il mondo che ci remava contro, questa invece ce la siamo creata noi”, si sente dalle microspie piazzate in un ristorante del centro di Torino.
È il 14 luglio del 2021 quando Bertola si lascia andare con Cherubini. Un’occasione irripetibile per gli investigatori, perchè il giorno prima la Consob aveva avviato la procedura di verifica sui bilanci della Juventus riguardo alle plusvalenze registrate.
Già, la Consob, quella che si sarebbe potuta facilmente arginare o meglio, usando l’espressione del direttore finanziario del club bianconero Stefano Cerrato, mutuata dal film Amici Miei, quella che “la supercazzoliamo”.
È anche intorno a questi passaggi che ruota l’inchiesta sulla Juventus, che ha portato a contestare ai vertici della squadra – Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene e altri manager – i reati di false comunicazioni sociali per i tre bilanci dal 2018 al 2020, ostacolo alla vigilanza, aggiotaggio e false fatturazioni. Con la richiesta di rinvio a giudizio appena firmata dai magistrati. Nell’atto firmato dalla procura si parla di plusvalenze artificiali per 155 milioni di euro, notizie false sulla manovra stipendi, perdite di esercizio inferiori a quelle reali, debiti extra per decine di milioni sulla compravendita dei calciatori, compresi i 19 milioni da restituire a Cristiano Ronaldo.
La replica della Juventus
Contestazioni ritenute, tuttavia, infondate dalla Juve. “Sulla base di un solido set di pareri di primari professionisti legali e contabili – fa sapere il club in nota ufficiale – il board di Juventus è pervenuto, con compattezza, alla conclusione unanime da parte dei nove consiglieri in carica alla data del 28 novembre 2022, che il trattamento contabile adottato nei bilanci contestati rientra tra quelli consentiti dagli applicabili principi contabili, e le contestazioni della Procura non paiono fondate”.