Capello (LVenture): "i fondi pensione investano nelle startup"
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ApprofondimentiStartup Sab 25 marzo 2023

Startup, Capello (LVenture): "i fondi pensione investano nelle imprese"

Per sostenere le startup serve più denaro. Coinvolgere assicurazioni e enti previdenziali può essere una soluzione win-win Startup, Capello (LVenture): "i fondi pensione investano nelle imprese" startup
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Startup in primo piano nel disegno del governo Meloni

Cinquecentocinquanta milioni di venture capital sono già disponibli. Sono finanziati dal Ministero delle imprese e del Made in Italy con risorse comunitarie all’interno del Piano di nazionale di ripresa e resilienza. Per la società di venture capital, LVenture group, uno dei maggiori operatori italiani del settore, si tratta certamente di un segnale molto positivo. Ma è importante che il governo faccia di più. Come, ad esempio, coinvolgere anche fondi pensioni, assicurazioni e casse previdenziali negli investimenti in venture capital. Anche perchè, con le norme sulla casa green in arrivo, il mattone rischia di assorbire molte risorse senza necessariamente garantire i rendimenti necessari ad integrare le pensioni degli attuali lavoratori.   

Il venture capital è il capitale dell’industria del futuro

Per questo secondo il numero uno di LVenture group, Luigi Capello, “da un punto di vista di politica industriale deve essere il primo pilastro come oggi è in Francia”. Secondo il manager, che è uno dei pionieri del settore, “ci vorrebbe più attenzione da parte della politica su questo tipo di investimenti”.  “Negli ultimi due anni, in particolare, c’è stata un’accelerazione. Abbiamo avuto un raddoppio anno su anno di investimenti. Nel 2022 circa 1,8 miliardi sono stati investiti  in start-up. Un dato interessante è che circa il 40% di questi capitali sono capitali internazionali” sottolinea Capello.

Un ruolo importante lo ha assunto Cdp venture capital che ha una decina di iniziative in corso lungo tutta la filiera di venture capital. Il punto è che i tempi di trasmissione del denaro alle startup sono ancora lunghi rispetto alle necessità di investimento delle aziende innovative. 

Per questa ragione i fondi che arrivano con il Pnrr sono particolarmente appetibili. “Stiamo già dialogando con i due fondi. Sono molto interssanti perchè vengono investiti in maniera rapida, entro il 2026” spiega Capello. “Per questa ragione ci attendiamo un’accelerazione sul mercato. L’altro mercato che abbiamo visto muoversi negli utlimi tempi sono le grandi aziende. Anche loto negli ultimi tempi hanno iniziato a puntare su startup innovative”. 

Tre sono i pivot attorno cui ruota lo sviluppo delle imprese di domani

“Da un paio di anni assistiamo ad un cambiamento di mercato per cui assistiamo all’arrivo in Italia di capitali internazionali sulle start-up innovative, ad un ruolo più attivo di Cdp ed infine le corporate. In questo momento il settore ha prospettive rosee” spiega. Anche perchè in questa fase le banche sono sotto pressione e sono più attente quando concedono finanziamenti alle imprese. “In teoria, una banca non dovrebbe dare soldi alle srtar-up, ma dovrebbe fare la banca. Un po’ avviene perchè c’è la garanzia di Mediocredito centrale. Ma quello che bisognerebbe fare è coinvolgere i fondi pensione perchè hanno una visione a lungo termine. Basterebbero piccole quote rispetto all’enorme disponibilità delle casse previdenziali” conclude. 

Ma non ci sono rischi per i soldi dellle casse, soprattutto dopo il crack Svb? 

Per Capello, di tratta di un’ansia infondata. “In qualsiasi banca se tutti chiedono i soldi indietro, si va verso il crac. Il problema della Silicon Valley bank (Svb) non è un problema di attivo, ovvero ho prestato i soldi e non riesco ad averli indietro. Ma il problema è che ad un certo punto è venuta mano la fiducia ed è scattata la corsa ai depositi. C’è stato cioè un problema di liquidità, non di arrivi. Ma può succedere. Lo stiamo vedendo con Credit Suisse” conclude.

Gli enti previdenziali del resto hanno buona parte dei loro investimenti nel mattone e rischiano una stangata dalla nuova normativa sul mattone green voltuta da Bruxelles. “Se bisogna rigerenare il mattone, ci vorranno molti investimenti” conclude. Anche per questo, dal suo punto di vista, sarebbe meglio che le casse previdenziali scommettessero di più sulle startup innovative che si muovono in un’ottica temporale vicina a quella dei fondi pensione. 

 

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