Dl tlc, in arrivo 1,5 miliardi per rilanciare il settore. Focus Tim
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In evidenzaTlc Mar 23 maggio 2023

Dl tlc, in arrivo 1,5 miliardi per rilanciare le telecomunicazioni. Focus Tim

Con il Dl Tlc ilgoverno punta su fibra e 5G. Una serie di provvedimenti giocano a favore di Tim. Più alti i limiti alle emissioni Dl tlc, in arrivo 1,5 miliardi per rilanciare le telecomunicazioni. Focus Tim Antenna 5G
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Dossier telecomunicazioni sul tavolo del governo 

Da un lato c’è il caso Tim con Cdp che studia il da farsi, dall’altro la filiera delle telecomunicazioni italiane che ha bisogno di nuovo slancio per ripartire. Di qui il Dl tlc con misure per 1,5 miliardi e la riforma del Codice delle comunicazioni elettroniche. Una doppia mossa da parte del governo Meloni per fare ordine nel comparto delle telecomunicazioni che da decenni manca di un piano strategico pubblico. Non a caso il Dl tlc tocca vari punti per consentire una accelerazione nella creazione delle reti di telecomunicazione di nuova generazione e crea i presupposti perchè Tim possa gestire una eventuale fase di transizione dopo la possibile integrazione fra la rete in fibra dell’ex monopolista pubblico e la rivale Open Fiber, entrambe partecipate da Cassa Depositi e Prestiti. 

Dai limiti elettromagnetici alle migrazioni verso le reti ultraveloci

E non solo. Il Dl tlc entra anche sul tema dello sviluppo delle tecnologie emergenti e dei contratti di espansione. In totale sono solo dieci articoli che coprono tre aree per sviluppare un settore strategici per il futuro del Paese: banda ultralarga, sviluppo tecnologico e lavoro. Il tutto con uno stanziamento da 1,5 miliardi.

Il grosso delle risorse è destinato a due norme per agevolazioni fiscali in materia di energia. Si tratta di 1,2 miliardi, di cui la metà per introdurre in modo strutturale, per tre anni, l’azzeramento degli oneri di sistema per le imprese energivore. Il denaro servirà per agevolare le imprese con utenze di potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW, anche connesse in media e alta/altissima tensione. In particolare è diretto alle aziende che offrono servizi di pubblica utilità e che sono soggette alla disciplina della Golden Power, estendendo quindi così la misura anche alle Tlc. Altri 600 milioni servono ad estendere alle Tlc in modo strutturale i crediti d’imposta relative ai costi dell’energia previste per le imprese energivore.

Addio rete in rame

E’ questo un passaggio molto delicato di cui da tempo si discute. Il provvedimento prevede il passaggio obbligatorio della clientela sulle reti di nuova generazione favorendo di fatto Open Fiber nelle aree bianche e valorizzando indirettamente il network di Tim. Il governo ha deciso di sostenere la transizione attraverso una norma sulla migrazione verso le reti ultraveloci con una dotazione da 8 milioni.

Un decreto del Mimit, d’intesa con l’Agcom, stabilirà poi tempi e modi con cui sarà possibile favorire la migrazione progressiva dei servizi di telecomunicazione sulla rete di nuova generazione in fibra ottica, anche prevedendo l’attivazione di progetti di sperimentazione per il passaggio dalla rete in rame alla fibra in alcune città, con copertura della infrastruttura fisica pari o superiore al 60%. Per sostenere il passaggio dal rame alla fibra è previsto un contributo per l’operatore che migra i propri clienti verso tecnologie più performanti: nella bozza di decreto il costo è di 200 milioni.

Non solo fibra, ma anche 120 milioni per le tecnologie emergenti

La bozza contiene poi misure per lo sviluppo delle tecnologie emergenti, con un impegno di spesa da 120 milioni. Il governo ha deciso poi di stanziare anche 500mila euro all’anno per il Museo storico della comunicazione,  garantendo l’assunzione di personale. Nel decreto ci sono poi altri due provvedimenti per favorire l’occupazione. Una prima norma ha l’obiettivo di favorire le aggregazioni aziendali o di rami di esse per promuovere nuovi progetti industriali.

Consente in via sperimentale e nelle nuove realtà aziendali aggregate con oltre 1.000 dipendenti, la possibilità di stipulare in sede governativa un accordo con le associazioni sindacali in cui è definito un progetto industriale e di politica attiva. L’intesa serve a mettere davanti ad un tavolo manager e sindacalisti nella costruzione del futuro dell’azienda promuovendo anche la riqualificazione dei lavoratori. A fronte dell’accordo, al datore di lavoro spetta un esonero contributivo per ciascun lavoratore trasferito nella misura del 100% dei contributi previdenziali e assistenziali, per un periodo di ventiquattro mesi, nel limite massimo di importo annuo pari a 3.500 euro. Una previsione che potrebbe giocare a favore di Tim nel caso in cui dovessero andare in porto le nozze con Open Fiber. 

La seconda norma è sui contratti di espansione

Serve ad agevolare e potenziare il turn over generazionale, estendendo la platea dei lavoratori potenzialmente interessati allo scivolo pensionistico anche a coloro che si trovino oltre i 60 mesi (originariamente previsti nel testo di legge) e fino agli 84 mesi dalla prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia o anticipata, alleggerendo gli oneri economici a carico del datore di lavoro e incentivando i piani a lungo termine legati a nuove assunzioni. Anche in questo caso per Tim è manna dal cielo. 

Aumenta il tetto alle emissioni di campo elettromagetico

E’ questo un punto discusso da tempo visto che i limiti italiani sono più stringenti rispetto a buona parte del Vecchio continente. Ora con questo decreto, il governo aumenta i limiti delle emissioni di campo elettromagnetico con l’obiettivo di ermettere alle aziende di tlc un “risparmio”: aumentando la potenza delle loro antenne, infatti, sarà necessario installare meno antennine per garantire la copertura 5G. Il decreto prevede che la questione sia affrontata in Conferenza unificata. Tuttavoa, qualora “non si raggiunga un’intesa”, i limiti oggi a 6 V/m “sono innalzati a 24 V/m”. Un modo per evitare uno stallo che costerebbe caro al Paese.

 

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