Alitalia, il giallo del comunicatore Cgil, i soldi di Ita e l'addio a 4mila lavoratori
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ApprofondimentiTrasporti Ven 05 maggio 2023

Alitalia, il giallo del comunicatore di Landini, i soldi di Ita e l'addio a 4mila lavoratori

C’è un filo rosso che lega l’addio 4mila lavoratori ex Alitalia nel silenzio dei sindacati, le assunzioni di ITA e il contratto di Tie? Alitalia, il giallo del comunicatore di Landini, i soldi di Ita e l'addio a 4mila lavoratori Un aereo Ita
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Alitalia, il giallo del comunicatore Cgil, i soldi di Ita e l’addio a 4mila lavoratori

C’è un filo rosso che lega l’uscita di scena di circa 4mila lavoratori ex Alitalia nel silenzio assenso delle principali sigle sindacali, le assunzioni di ITA e un contratto di comunicazione da 15 milioni con True Italian Experience (Tie)? E cioè una società di proprietà di un manager, Gianni Prandi, che è vicino agli ambienti politici di sinistra, ma è soprattutto un amico d’infanzia di Maurizio Landini, nonché consulente comunicazione del sindacato dopo l’uscita di scena del portavoce della Cgil Massimo Gibelli.

Se lo domanda la Cub all’indomani della notizia dell’esistenza dell’accordo fra ITA e True Italian Experience, società che fa capo a Furia Rinaldi e Gianni Prandi. A destare i dubbi del sindacato di base il fatto che Ita abbia stretto un accordo con True Italian Experience per la promozione di pacchetti turistici per 15 milioni di euro. Alla fine dei conti la società guidata da Maurizio Rota ha incassato “solo” poco più di quattro milioni come rivela l’audit interno a Ita coordinato da Elisa Tarantola e consegnato nelle mani del cda lo scorso 21 aprile.

Una cifra considerevole anche alla luce della situazione finanziaria

“ITA ha versato i 4,2 milioni di euro a Tie mentre perdeva oltre 480 milioni di euro l’anno” come evidenzia Antonio Amoroso, segretario nazionale della Cub Trasporti. Abbastanza per destare i dubbi del sindacato: “è opportuno che chi cura la comunicazione di un’organizzazione sindacale stipuli lauti contratti con le stesse aziende con cui il medesimo sindacato firma accordi a perdere per i lavoratori?” si domanda Amoroso.

Il riferimento neanche troppo implicito è al fatto che “25 giorni prima della stipula del contratto tra ITA e Tie, è stato firmato, da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e AnpacAnpav, un rinnovo del CCNL Trasporto Aereo – sezione vettori, all’epoca scaduto da 4 anni, senza prevedere 1 solo euro di aumento dei minimi tabellari (alla faccia della inflazione!), prevedendo tagli del 30-40% sulle tabelle retributive delle indennità di volo, applicabili ai piloti e assistenti di volo di ITA” spiega Amoroso.

Non solo: “Nel silenzio delle stesse sigle sindacali, ITA, pur essendo una società pubblica, ha effettuato le “selezioni” del personale senza alcuna trasparenza e applicazione di criteri oggettivi, imbarcando a suo piacimento chi ha ritenuto opportuno, a partire, stando alle dichiarazioni giornalistiche, di gran parte delle strutture dei sindacati firmatari e dei loro iscritti” ha aggiunto il sindacalista. Tutto questo “nonostante il pronunciamento del Consiglio di Stato sui suoi obblighi di trasparenza, continua a segretare l’atto di vendita di Alitalia alla nano-compagnia” conclude.

Ma andiamo per gradi

L’11 maggio del 2022 ITA organizza una conferenza stampa al Chiostro del Bramente a Roma. Presente il sindaco della capitale, Roberto Gualtieri, oltre all’allora ministro del turismo, il leghista Massimo Garavaglia. La ragione dell’incontro con la stampa è un accordo con True Italian Experience. In loco si parla di una partnership senza esborso da parte della compagnia aerea, controllata interamente dal Tesoro. E cioè finanziata con soldi pubblici. Nella realtà, come mostra l’audit interno che La Verità ha potuto visionare le cose stanno diversamente.

L’intesa fra la compagnia guidata da Fabio Lazzerini e True Italian Experience prevede la concessione di una licenza in esclusiva di Tie in favore di Ita fino alla fine 2025. Oggetto del contratto non è solo l’acquisto dell’esclusiva da parte di ITA su TIE, ma anche l’acquisto della licenza di utilizzo della piattaforma e dei marchi, oltre ai contenuti, format, video e dati come spiegato da Tie. Come contropartita ITA stanzia 4,5 milioni fino alla fine del 2022. Il resto, oltre 10 milioni fino al 2025. Ma poi l’accordo si chiude il 9 gennaio 2023 quando ITA comunica formalmente la volontà di recedere con efficacia dal 31 dicembre 2022. Intanto secondo le stime di Tie, 36,4 milioni di ricavi di ITA, derivanti da 106.547 passeggeri/tratta, sono direttamente collegabili all’intesa.

Ma l’audit svela l’arcano

Il problema è che “non sono state svolte attività di benchmarking sul partner da parte di Ita e previa sottoscrizione del contratto con il partner, non è stata svolta un attività di due diligence sull’affidabilità, reputazione e solidità” come si legge nell’audit. In pratica, la scelta da parte di una società controllata al 100% dal ministero del Tesoro è avvenuta senza alcuna selezione pubblica.

Il motivo? “Il Partner True Italian Experience (TIE) si presentava come l’unico possibile per le sue caratteristiche peculiari sul mercato” come si legge nel documento. Peccato però che “ITA sembrerebbe l’unico cliente con cui TIE (controllata dalla Assist Group Srl che fa riferimento a Prandi) intrattiene rapporti commerciali: tale evidenza emerge dal fatto che la fatturazione verso ITA è essenzialmente consequenziale. I numeri di fattura emessi da TIE vs ITA, nell’anno 2022, sono progressivi da fattura n.1 a fattura n.16 saltando solo n.4 e n.12” come risulta dall’audit.

Secondo gli esperti il punto dolente è che c’è la possibilità di una perdita economica dovuta all’inadeguata solidità del partner nel poter erogare il servizio contrattualizzato. In particolare, un rischio finanziario a seguito della situazione societaria del partner e uno reputazionale.  Non esattamente quello di cui avrebbe bisogno ITA, una società in perdita alla ricerca di un partner per il rilancio. E per la quale i tedeschi, potenziali acquirenti, di Lufthansa non hanno ancora formalizzato un’offerta.

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