Ita, il piano Lufthansa non convince
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ApprofondimentiTrasporti Gio 23 marzo 2023

Ita, il piano Lufthansa non convince. I tedeschi vogliono una compagnia in miniatura

I tedeschi temono le cause di lavoro. Ita cerca di assumere gli ex Alitalia, ma chiede prima di tutto la rinuncia al contenzioso Ita, il piano Lufthansa non convince. I tedeschi vogliono una compagnia in miniatura
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Non c’è pace per Ita Airways

L’offerta di Lufthansa per acquistare il 40% della compagnia doveva arrivare lo scorso 6 marzo. E, invece, finora non si è vista alcuna proposta definitiva. Il peggio è che i tedeschi non intendono forzare la mano in un’operazione per la quale avevano previsto un esborso compreso fra i 250 e i 300 milioni. Due le ragioni.

La prima è che c’è preoccupazione per i termini del contratto di vendita che ha trasferito gli asset di Alitalia ad Ita. Secondo alcuni osservatori, c’è il rischio che l’accordo permetta di intravedere una continuità fra la vecchia Alitalia e la società guidata da Fabio Lazzerini. Un simile scenario lascia ampio spazio ad un incremento dei contenziosi (al momento circa 1200) con fondate possibilità di successo a fronte della continuità fra le due aziende che imporrebbe l’assunzione di tutti gli ex lavoratori Alitalia.

La seconda questione è invece relativa al piano industriale. I tedeschi non sono intenzionati ad investire oltremisura in Ita. Puntano al ritorno in utile nel giro di tre anni. Ma per loro la compagnia italiana, oggi controllata dal Tesoro, dovrebbe avere al massimo un’ottantina di aerei contro i circa 130 che sono previsti dai progetti di sviluppo di Ita. Prova ne è il fatto che Lufthansa è in corsa anche nel processo di privatizzazione di Tap Air Portugal, compagnia che può essere funzionale allo sviluppo delle tratte a lungo raggio verso l’America Latina. Esattamente come potrebbe esserlo Ita.

Dal punto di vista tedesco, non c’è quindi ragione per pagare Ita più del dovuto né tanto meno immaginare un consistente piano di sviluppo. Meglio invece una compagnia in miniatura. Tanto più che questo accentrerebbe il mercato del trasporto aereo nelle mani di Lufthansa, un colosso da 32,8 miliardi di fatturato e 800 milioni di utili.

Giallo assunzioni con rinuncia ad azioni legali

Mentre Lufthansa traccheggia sul da farsi, Ita vorrebbe procedere con le 1200 assunzioni annunciate da Lazzerini. Ma la modalità lascia perplessi. Le risorse umane di Ita stanno inviando delle lettere agli ex dipendenti Alitalia. L’oggetto delle missive è la “disponibilità condizionata a formulare una proposta di assunzione”.

Nel testo la compagnia prospetta l’ipotesi di assunzione, ma la condizione, persino prima della selezione, è la “valida rinuncia ad ogni eventuale diritto e/o azione anche inerente la costituzione ex novo e/o decorrenza del rapporto di lavoro con la scrivente società” come si legge in una lettera che Verità&Affari ha potuto visionare. “E’ un unicum – spiega Antonio Amoroso, segretario nazionale della Cub Trasporti – Ogni eventuale rinuncia avviene caso mai contestualmente all’assunzione, non certo prima ancora delle selezioni. E’ vergognoso che tale metodo ricattatorio sia adotrtato da una società controllata totalmente dallo Stato”.

Al ministero del Tesoro la tensione è alta

Il dossier Ita rischia di trasformarsi in una spina nel fianco. Per questo si stanno valutando tutte le possibili ipotesi. Per il ministro Giancarlo Giorgetti il tema è chiaramente finanziario. Tecnicamente Ita potrebbe andare avanti ancora a lungo nonostante circa 2 milioni di perdite al giorno. Il decreto che ne ha determinato la nascita durante il governo Conte stanziava infatti 3 miliardi di euro.

Nelle casse della società ne sono però finiti effettivamente solo un miliardo e seicento milioni. Il punto è però che il Tesoro non può e non vuole rischiare che il denaro venga speso senza creare una compagnia solida. Sarebbe l’ennesimo fallimento. Con tanto di danno di immagine associato. Per questo l’accordo con i tedeschi resta la via maestra. Almeno per il momento.

 

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