Ita-Lufthansa, giallo sulla firma. Tensioni sugli slot
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ApprofondimentiTrasporti Sab 27 maggio 2023

Ita-Lufthansa, giallo sulla firma. Tensione sugli slot

Per il Tesoro la firma sul contratto di vendita del 41% di Ita a Lufthansa arriverà a breve. I tedeschi pensano agli slot per non strapagare Ita-Lufthansa, giallo sulla firma. Tensione sugli slot Un aereo Ita
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

L’accordo c’è. La firma invece arriverà “a breve”

Cinque mesi non sono stati bastati ad arrivare alla firma dell’intesa che prevede il passaggio del 41% di Ita dal Tesoro alla tedesca Lufthansa. Dal Tesoro fanno sapere che la sigla sul contratto con i tedeschi dovrebbe arrivare ad horas, mentre non si è ancora “a conoscenza della data del closing”. Anche perché, come ha detto l’ad di Lufthansa, Carsten Spohr, il gruppo “deve assicurarsi di non pagare un prezzo eccessivo”. Ma prevede di chiude l’operazione entro fine anno. Non potrebbe essere altrimenti visto che serve il via libera della Corte dei Conti e dell’Antitrust europeo. E qui forse potrebbe esserci qualche problema sul tema degli slot, le finestre orarie dei voli di Alitalia trasferiti ad Ita.

Il nodo sono gli slot

E’ questo un punto particolarmente caro ai tedeschi. Gli slot sono infatti il vero capitale di Ita. Solo quelli di Linate si stima abbiano un valore compreso fra i 700 e gli 800 milioni. Ita li ha acquisiti dall’ex Alitalia. Tuttavia, secondo la Cub trasporti, c’è un problema. “Le norme comunitarie prevedono che il passaggio degli slots da una compagnia ad un’altra possa avvenire sono se gli slot sono parte integrante di un’azienda o di un ramo d’azienda funzionalmente autonomo ed in continuità operativa” spiega Antonio Amoroso, responsabile nazionale Cub Trasporti.

“Il passaggio in Ita, secondo il Governo, l’Enac, quindi il Mit, il MEF ed il Mise, non si è però configurato come una vendita di ramo d’azienda, tant’è che ci sono oltre 1300 dipendenti di Alitalia che sono ricorsi impugnando il mancato in Ita ai sensi dell’art.2112 del Cod. Civ.”prosegue il sindacalista. Lo stesso che ha chiesto alla Corte dei Conti e alla Procura di Roma di vederci chiaro nella collaborazione fra Ita e True Italia Experience.

“ Con Ita sono passati gli slot, ma non il personale. Allora mi chiedo come è possibile che sia stato autorizzato il passaggio degli slots senza vendita di ramo d’azienda come vuole la legge europea?” si domanda Amoroso.  “Delle due solo una è valida: o sono passati singoli beni e quindi gli slots non potevano passare o è passato un ramo d’azienda e, quindi, gli slots potevano transitare da Alitalia a Ita ma quest’ultima doveva assumere il personale lasciato a casa”. In totale 4mila persone. Non a caso nell’intesa con Lufthansa, annunciata ieri, si parla di una situazione a regime per Ita con 94 aerei e 5.500 dipendenti.

L’operazione è condizionata al via libera di Bruxelles

La compravendita deve infatti ricevere l’ok della Corte dei Conti e dall’Antitrust europeo. Argomento non da poco visto che Lufthansa domina il mercato del Vecchio continente. Ma soprattutto i regolatori dovranno accertare anche se c’è stato un passaggio di ramo d’azienda e qualora dovessero riscontrare che ciò è accaduto, darebbero automaticamente ragione ai lavoratori in contenzioso. Di qui in parte l’impasse sulla firma. 

Sul tema degli slot, “i legali della Cub Trasporti, oltre ad aver depositato centinaia di ricorsi a tutela dei lavoratori, contestando la mancata assunzione in Ita, a breve presenteranno un ricorso alla Commissione Europea, affinché si faccia luce su tale vicenda che deve essere sanata con l’assunzione del personale AZ rimasto escluso da una selezione operata senza criteri oggettivi e, comunque, tutt’altro che trasparenti” conclude Amoroso.

Formalmente Lufthansa ha fatto sapere che ci siamo quasi

Per chiudere la partita il vettore tedesco metterà sul piatto 325 milioni via aumento di capitale. Fermo restando che per ora c’è solo un accordo non vincolante. Qualcosa di simile a quanto presentato da Kkr o da Cdp-Macquarie per Tim da ormai svariati mesi.

Il passaggio successivo, a firma avvenuta, prevede che il Tesoro ceda poi la restante quota ad una cifra che sarà definitiva in funzione dei risultati. “Non possiamo essere costretti a rilevare tutta la compagnia fino a quando tutti gli obiettivi non sono stati raggiunti” come ha chiarito Spohr. Tradotto: non prima che Ita torni in utile. Intanto il ministero guidato da Giancarlo Giorgetti si è impegnato ad una nuova ricapitalizzazione da 250 milioni, l’ultima trance del 1,35 miliardi autorizzati da Bruxelles.

L’ennesima prima di dare via l’azienda nata sulle ceneri dell’Alitalia. A conti fatti quindi, se tutto filerà liscio, nelle casse pubbliche finiranno 75 milioni. Poco o niente se si considera che per far decollare Ita, sono stati spesi 1,350 miliardi. Per non parlare dei circa 14 miliardi di denaro pubblico per sostenere Alitalia negli ultimi 45 anni. E senza contare gli ammortizzatori sociali usati come un bancomat senza riuscire a rilanciare la compagnia di bandiera. Quella che, in miniatura, una volta in utile passerà in mani tedesche.

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