EatHappy, passione sushi in Italia. Anche al supermercato
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AperturaVino & Cibo Dom 16 aprile 2023

EatHappy, il sushi è la nuova passione degli italiani. Anche al supermercato

Nata nel 2013 a Colonia, EatHappy group ha ormai oltre 4.000 dipendenti in Europa, con più 1500 punti vendita e 1850 vetrine EatHappy, il sushi è la nuova passione degli italiani. Anche al supermercato Foto corner
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Trentacinquemila box di sushi al giorno

E’ la capacità produttiva del gruppo EatHappy in Italia. Il celebre piatto giapponese viene confezionato in uno stabilimento in provincia di Bologna e parte in tempo reale per ogni angolo del Paese raggiungendo oltre 600 vetrine Wakame, anche questo marchio del gruppo. In più il marchio Eat Happy copre 53 corner all’interno delle principali insegne della GDO in Italia dove i Sushi-Chef preparano i piatti sotto gli occhi dei clienti.

EatHappy group è una realtà in forte espansione: nata in Germania, è oggi un’azienda europea da oltre 4.000 dipendenti, con più 1500 punti vendita e 1850 vetrine. E forti ambizioni di crescita come spiega a Verità & Affari Andrea Calistri, ceo & managing mirector Italia, Francia e Olanda di Eat Happy Group, società specializzata in cucina asiatica. Merito anche della crescente passione degli italiani per il sushi, sempre più presente in tavola persino nelle festività natalizie. 

Andrea Calistri, Ceo Eat Happy Group Italia, Francia Olanda

Come nasce questo progetto che riesce a decollare anche in un Paese dalla cucina tradizionale come l’Italia?
EatHappy Group nasce nel 2013 a Colonia, in Germania, e sin da subito si presenta come una realtà multinazionale molto innovativa. Presenti con i nostri corners in oltre 1.750 punti supermercati sparsi in tutta Europa, ed altrettante vetrine, EatHappy Group propone due business model specifici, un nuovo concept di shop-in-shop per sushi e snack asiatici con sushi ultrafresco e con centri produttivi centralizzati che producono sushi per le nostre vetrine verticali a marchio all’interno dei supermercati e ipermercati.

Il nostro ruolo è contribuire a rendere disponibili a tutti specialità come il sushi che, spesso, rimangono confinate in aree di consumo specifiche come il ristorante. Il nostro obiettivo è portare il sushi sulla tavola di tutti i giorni e posso dire, con una punta di soddisfazione,
che riscontriamo un apprezzamento sempre più crescente. Ne è dimostrazione la nostra presenza in tavola in uno dei momenti più sacri della tradizione culinaria, il cenone della Vigilia di Natale. In quei giorni dell’anno si registrano infatti picchi molto forti nelle vendite in tutto il Paese.

Da quanto tempo l’azienda è sul mercato italiano? E soprattutto il sushi ha trovato terreno facile nei supermercati del nostro Paese? 
Il gruppo è arrivato in Italia a fine 2018 e, da allora, siamo cresciuti ogni anno a doppia cifra fino a diventare uno dei leader del settore. L’accoglienza del mercato merita un ragionamento più approfondito. Per anni il mondo del sushi e della cucina asiatica in generale hanno registrato una forte espansione nel Paese. Oggi si trovano in una fase di rallentamento fisiologico dettato dal contesto economico attuale. Nonostante questo, EatHappy Group cresce a doppia cifra. Perché? Perché il nostro prodotto, le nostre ricette e le nostre materie prime sono studiate per rispondere a esigenze di gusto italiane. Per chiarire, il nostro è un sushi che parla italiano più che giapponese.

L’esempio più chiaro è quello del riso: utilizziamo una qualità di riso Made in Italy, Selenio, coltivato in Piemonte. Utilizziamo le tecnologie all’avanguardia per trattarlo, dalla cottura al raffreddamento, in modo da preservarne le qualità organolettiche e valorizzare al massimo la
componente manuale dei nostri sushi-chef. Questa particolare attenzione alla qualità ci permette di essere distintivi nella nostra offerta e raggiungere i palati più diversi. Infatti si registra un forte apprezzamento anche in aree in cui la penetrazione della cucina asiatica è più limitata: la Puglia, per fare un esempio.

Voi sviluppate dei corner all’interno dei supermercati. Quali sono i vostri più importanti partner nella grande distribuzione?

Collaboriamo con quasi tutti i principali player della grande distribuzione in Italia. Fra i nostri partner ci sono insegne come: Carrefour, Conad, Crai, Unes, Il Gigante, Despar, Bennet, Iperal e Eurospin, Banco Fresco e Tigros, Pam e Despar. Collaboriamo anche con altri player al di fuori della Grande Distribuzione, ad esempio siamo fornitori ufficiali di sushi per Cortilia e Compass Group.

Quali sono le maggiori difficoltà sul mercato italiano?

Come dicevo, il nostro sushi nasce per rispondere alle esigenze di gusto del territorio. Non tanto difficoltà quindi, quanto reali opportunità. Ad esempio siamo stimolati a porre sempre grande attenzione alle qualità delle materie prime che utilizziamo, cercando sempre di migliorare i nostri standard. Al contempo, dobbiamo porre forte attenzione al tema della sostenibilità. Ad esempio è di recente acquisizione, da parte dei nostri fornitori di ciotole, che utilizziamo per le Pokè e i Donburi, il certificato FSC. Questi imballaggi sono realizzati in polpa di cellulosa, un materiale compostabile, tutelando così la gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati. Il packaging del sushi Eat Happy Group è invece realizzato in R-PET, un polimero 100% riciclato.

Avete anche fornitori locali? Se si di che tipo e con quale impatto sull’economia locale?
Sì, come anticipavo il riso che utilizziamo per le nostre ricette è italiano, qualità Selenio, coltivato in Piemonte. Ogni anno compriamo dai nostri fornitori circa 400 tonnellate di riso e siamo in fase di realizzazione su alcune regioni come la Sardegna e la Puglia di box sushi con ingredienti del territorio (es. fregola, crema di pecorino, pesce locale) per supportare l’economia del territorio e
avvicinare la clientela locale al nostro prodotto.

Anche in Italia quindi il sushi spopola. Ma qual è il peso del nostro Paese rispetto agli altri Stati in cui il vostro gruppo è presente?
In questo momento l’Italia rappresenta per il gruppo il terzo mercato per importanza, dopo Germania e Austria. Le ampie prospettive di crescita, tuttavia, ci permettono di mirare a superare l’Austria nel giro di pochi anni, arrivando così a essere il secondo mercato per importanza. Il gruppo ha obiettivi ambiziosi: il 2022 si è chiuso con un aumento del fatturato del +14%, arrivando a 27.5 milioni di euro.
L’obiettivo è arrivare a 50 milioni nel 2025.

 

 

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