Meloni e otto membri del governo al Vinitaly al via domani, numeri in chiaroscuro
Record di operatori stranieri al Vinitaly che si apre domani. Il settore registra numeri positivi, ma risente della congiuntura non favorevole VINITALY 2022Al via il Vinitaly 2023
Oltre mille top buyer da 68 Paesi (+43% rispetto al 2022) con il grande ritorno dell’Asia con Cina e Giappone e delegazioni record dagli Usa, dal Canada, dal Sud America e Nord Europa. Il Vinitaly in programma da domani al 5 aprile a Verona si conferma vetrina di un settore in salute che sfiora il traguardo degli 8 miliardi di euro di giro d’affari ed è sempre più una delle bandiere dell’Italia nel mondo. Numeri che spiegano la presenza nella città veneta di mezzo governo: dallo stesso premier, Giorgia Meloni a Salvini, Urso, Santanchè, Tajani oltre ovviamente al ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.
Un Vinitaly che celebra i risultati raggiunti ma che deve affrontare anche le criticità del momento: dal problema delle etichette chieste dall’Irlanda alla Ue sulla “dannosità” del vino, all’esplosione dei tassi di interesse e delle tariffe che hanno eroso i guadagni e rischiano di frenare nuovi investimenti. Sino al tema della difesa delle denominazioni di successo da chi cerca “scorciatoie” per facili introiti a scapito dell’immagina complessiva di qualità che ha raggiunto la bevanda made in Italy. Non è un caso che lo stesso ministro Lollobrigida parla di un mondo del vino “in trincea”.
Numeri in chiaroscuro
Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv (Unione italiuana vini), Ismea e Vinitaly, nonostante l’erosione dei margini della filiera (in particolare per i prodotti di bassa gamma) il mercato negli ultimi dodici mesi ha retto ed il risultato finale, vista anche la congiuntura, è da considerarsi positivo con una bilancia commerciale che chiude in attivo di oltre 7,3 miliardi di euro. Rimane, rileva l’Osservatorio, la consapevolezza che il record commerciale sia senz’altro determinato da un doping dei prezzi, pericoloso sul fronte dei consumi previsti per il 2023.
Campanello d’allarme è l’ultimo trimestre 2022 in forte rallentamento, con chiusura nei valori a +5% contro +19% di marzo, +11% di giugno e +12% di settembre,con i volumi che si mantengono in scia negativa (a -3% medio da giugno, con il solo primo trimestre positivo). Tra i competitor, la Francia si conferma leader mondiale con 12,3 miliardi di euro (+11% valore e -5% volume) mentre l’Italia mantiene la posizione di primo fornitore a livello quantitativo e secondo in valore davanti alla Spagna (2,98 miliardi di euro, che chiude a +3,5% nei valori e -9% nei volumi).
I mercati
Crescono, a livello di valore, tutti i principali mercati a partire dagli Stati Uniti (+10%) che si confermano primo mercato export italiano con una quota di mercato del 23%. Seguono, tra i top buyer, la Germania (15% lo share), che sale del 5% a 1,2 miliardi di euro; poi Regno Unito (+10%), Canada (+11%), Svizzera (+3%) e una Francia in forte progressione (+25%). Diverso il quadro dei volumi, in calo o stazionari in tutte le principali destinazioni (Usa a -6%, Germania a -2%, Uk a -4%) a eccezione di quella transalpina (+16%, dovuto alla poderosa crescita del Prosecco, +20%). Ancora in caduta la domanda cinese, che chiude i conti a -28% sul fronte dei vini in bottiglia.
Tipologie
Tra le tipologie continua il forte traino degli spumanti che volano a +19% in valore (Prosecco a +22%) e confermano la positività sui volumi (+6%, di cui +6% Prosecco e +9% Asti Spumante), mentre faticano i vini fermi imbottigliati (-3% volume), con i rossi in sofferenza che chiudono a -4% volume e +4% valore, contro il +12% dei bianchi. In particolare, sui rossi, risultano in contrazione i volumi nelle fasce di posizionamento più basse (sotto i 3 euro), mentre tengono molto bene e anzi risultano in buona crescita i vini premium, in particolare piemontesi (+9%), veneti (+4%) e toscani (+6%). I frizzanti cedono il 7% in volume ma guadagnano il 6% a valore.
Il Veneto rafforza la sua leadership sulle esportazioni tricolore, guadagnando una quota pari al 36% sul totale nazionale. Si confermano anche il secondo e terzo posto del podio, con il Piemonte in crescita rallentata e tallonato dalla Toscana. A seguire l Trentino Alto-Adige e Emilia-Romagna. Spiccano le accelerazioni di Friuli-Venezia Giulia, Marche e Sicilia.
Cina e Usa qui brindano
Problemi a parte, questa 55esima edizione della rassegna scaligera parte davvero sotti i migliori auspici. Tra i 68 Paesi rappresentati a Vinitaly spiccano i 200 importatori da Stati Uniti e Canada,, con nuovi arrivi dalla grande distribuzione del Midwest e dai vertici della Nabi (National association of beverage importers, l’associazione degli importatori di vino negli Usa) e con ben undici referenti della Société des Alcools du Quèbec (Saq) e del Liquor control Board of Ontario (Lcbo), due dei più importanti Monopoli canadesi.
E, come detto, c’è il ritorno della Cina: 130 responsabili acquisti tra cui i primi venti importatori nazionali. Grande assente ancora una volta la Russia. Ma la quota di mercato del Paese in guerra, colpito dalle sanzioni, è già stata compensata dalla crescita di altre destinazioni.