In fuga dall'Italia, per 9 giovani su 10 andare all'estero è necessità
Il primo impiego è un problema per 9 giovani su 10. E andare all'estero, secondo gli under 35, non è una opportunità ma una necessità. Giovani in piazzaLa fuga dei cervelli è un problema per 9 giovani su 10 e il 70% pensa che le donne siano ancora escluse dal mondo tech. È quanto emerge dal Rapporto dell’Osservatorio su innovazione e digitale in cui viene anche sottolineato come gli under 35 non temano l’intelligenza artificiale: anzi, rappresenta per loro il primo motore dell’innovazione e il principale mega trend della transizione ecologica e digitale.
Il documento è stato presentato a Milano nel corso dello Young innovators business forum, evento che punta a mettere in luce, per voce di alcune delle maggiori testimonianze del mondo istituzionale, economico, imprenditoriale e accademico, le principali sfide per il Paese.
Un problema per i giovani
Il dato che emerge, per quanto riguarda il momento cruciale per gli “under 35”, ovvero la ricerca del primo impiego, è la distanza tra le ultime generazioni. I giovani non hanno dubbi, andare all’estero è sempre meno una scelta e sempre più una necessità: la fuga dei cervelli rappresenta infatti un problema per il 90% dei giovani. L’indagine ha quindi esplorato le ragioni degli ostacoli nel trovare un lavoro in Italia: secondo il 64,7% degli under 35 lo scoglio principale è dovuto alla richiesta di un’esperienza minima che i giovani non hanno ancora avuto occasione di costruire.
A seguire, la scarsa propensione delle aziende ad assumere (54,1%), ma anche l’idea per cui un laureato sia troppo qualificato, che rappresenta un fattore rilevante per il 38,9% . Tra le cause non mancano nemmeno la saturazione dei settori d’interesse (21,4%) e le offerte poco gratificanti (21,2%). Vi è poi un tema che ha creato dibattito in questi ultimi mesi ovvero il costo troppo alto degli affitti, che impedisce un trasferimento nelle città sede di lavoro (16,8%).
Ma a chi spetta gettare un ponte tra la formazione e le aziende? Per gli under 35, questo è prima di tutto compito delle università (53,7%) e dello Stato (51,7%). Al terzo posto le aziende (40,8% ). Possono giocare un ruolo importante però anche le strutture di coordinamento tra domanda e offerta (15,9%, le associazioni di categoria (6,3% e gli enti locali (6,2%).
L’impresa ideale
Un fattore importante di sviluppo del mercato viene considerato quello dell’innovazione, che insieme alla sostenibilità rappresenta uno dei fronti principali per assicurare un futuro ai giovani e al Paese. Gli under 35 mettono al primo posto nell’innovazione dell’azienda gli investimenti in strumenti, macchinari e tecnologie all’avanguardia (36,2%), e di seguito un gruppo dirigenziale giovane (28,7% vs 23,2%) e la conoscenza degli strumenti digitali (21,4%).
La sostenibilità d’impresa è ormai un elemento inevitabile da considerare nei propri business model, per adempiere a direttive, accompagnare la sensibilità dei consumatori e attrarre i talenti. Il primo fattore considerato dagli under 35 su questo fronte è l’integrazione di valori e modello di governance dell’impresa con i principi della sostenibilità, importante per il 38,7% dei giovani. Segue da vicino (31,2%) la sostenibilità del prodotto (o servizio) durante il ciclo di vita, in linea con i principi dell’economia circolare.
La sostenibilità non è solo una questione ambientale. Le donne, infatti, restano ancora in gran parte tagliate fuori dalla tecnologia e non vedono il proprio ruolo riconosciuto come innovatrici nell’ambito digitale: questo è vero per il 51,7% del campione. Non si viver, infine, solo di smart working: la questione della smart mobility è prioritaria.
Secondo l’analisi, infine, il futuro è nell’AI e questo segna un cambio di rotta dei giovani rispetto alle generazioni precedenti che, al contrario, continuano a considerare dominanti altre tendenze come l’ecommerce.