Terme di Montecatini, la tormentata vendita tra armeni e faccendieri
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Cronaca Lun 22 agosto 2022

La tormentata vendita delle Terme di Montecatini tra armeni, kazaki e faccendieri

Chissà se la Regione Toscana riuscirà finalmente a vendere le Terme di Montecatini. Il complesso monumentale nel cuore della città toscana La tormentata vendita delle Terme di Montecatini tra armeni, kazaki e faccendieri
Gianluca Paolucci
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Gianluca Paolucci

Ha lavorato per Reuters e La Stampa occupandosi di finanza, crac bancari, criminalità finanziaria e corruzione. Dal 2022 è caporedattore di Verità & Affari e scrive per La Verità e Panorama.

Il complesso delle Terme di Montecatini

Chissà se la Regione Toscana riuscirà finalmente a vendere le Terme di Montecatini. Il complesso monumentale nel cuore della città toscana, patrimonio Unesco, è da tempo in crisi e Regione (66%) e Comune di Montecatini (34%) stanno cercando di dismettere le quote. L’obiettivo è trovare un socio privato che sappia rilanciare le strutture della città e mettere fine a una crisi che tra alti e bassi è ormai pluridecennale.

Tempi lunghi

Nei piani regionali, la cessione doveva essere completata entro il giugno 2021. Una bella grana, per la giunta di Eugenio Giani, che questa vendita non riesce proprio a portarla a casa. Lo scorso anno era stata avviata una trattativa con una società di diritto inglese, Infinet Financial Advisor, che agiva per conto di non meglio precisati investitori. Poi la decisione di aprire un bando pubblico, al termine del quale arrivano tre offerte e viene selezionata l’offerta di un’altra società inglese, la International Tax Advisor. Prezzo 35 milioni, più 25 milioni per gli investimenti, ma la International Tax Advisor non si presenta neppure al momento di versare i primi 100 mila euro richiesti. L’ultimo bilancio disponibile della società, che fa capo a un italiano, Stefano Fabbri, mostra asset per 4 milioni di sterline al 30 giugno 2020.

Nuova trattativa

Tutto da rifare dunque, ma già a gennaio scorso, poco dopo il fallimento del negoziato con Tax Advisor, si ripresenta la Infinet aprendo un nuovo tavolo anche in questo caso per una trattativa privata. Anche la Infinet a ben vedere di inglese ha ben poco. Fa capo a un consulente livornese, Andrea Ristori. Nel team della Infinet figurano, tra gli altri, figure come Vagan Oganyan già nella cordata dei cosiddetti armeni che avrebbe dovuto rilanciare il Siena Calcio dopo l’onta del fallimento, che si presenta così: «Attualmente lavora e vive in Italia, ideando e gestendo lo sviluppo residenziale di lusso in Sardegna (Costa Smeralda). Vicepresidente del Siena Calcio con delega allo sviluppo del progetto di rifacimento dello stadio e la riqualificazione del centro storico di Palermo attraverso l’acquisizione mirata e la ristrutturazione di Immobili dal consistente valore storico-culturale».

Oppure come l’avvocato Alessandro Belli, già consigliere comunale leghista a Pistoia, anche lui coinvolto nelle vicende del Siena Calcio dove figurava come vicepresidente e «uomo di fiducia di Oganyan», secondo quanto riportato dalle cronache locali. E ancora Andrea Bellandi, accumunato a Giani dall’antica militanza nel Psi, anche lui coinvolto nella vicenda del Siena Calcio e in quella, ben più scivolosa, del gruppo Sielna. La società che fa capo al kazako Igor Bidilo, al centro di una inchiesta della magistratura per riciclagio e reati fiscali dopo aver comprato i locali di mezza città, la storica pasticceria Nannini e una serie di altri locali tra Firenze e Milano.

Il concordato e i creditori

A proposito di kazaki. Lo scorso 4 agosto, la Terme di Montecatini spa ha comunicato che «Infinet, advisor della società Oracle, ha ricevuto mandato per trattare con i creditori delle Terme». Sei mesi di tempo per trovare un accordo e presentare il concordato, dopo di che la «società Oracle» potrà acquisire le quote. Ma chi è Oracle? Secondo quanto ricostruito Oracle Capital Group non è un fondo d’investimento ma piuttosto un family office. Una società cioè che gestisce patrimoni per conto di grandi famiglie, fornendo anche servizi accessori che vanno dalla gestione degli immobili alla domiciliazione societaria.

Fa capo a due uomini d’affari kazaki, Malik Ishmuratov e Denis Korotgov-Koganovic. Nel 2016 vennero portati in tribunale a Londra da Alina Nazarbayeva, figlia del dittatore del Kazakhstan recentemente dimossosi dopo una rivolta popolare, che li accusava di aver fatto sparire oltre 300 milioni di dollari del proprio patrimonio in investimenti dei quali la donna non aveva contezza. La causa si è chiusa con un accordo extragiudiziale del quale non sono stati resi noti i temini e i due hanno sempre negato ogni illecito.

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