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ApprofondimentiGoverno Ven 07 luglio 2023

Dogane e Monopoli, dopo il caso Minenna arriva il caos concorsi

Non c’è pace all’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane Non bastava il caso mascherine, l’arresto e il successivo annullamento dell’ex direttore di ADM, Marcello Minenna con l’accusa di corruzione, l’intera struttura rischia di finire nel caos  dopo il ricorso del sindacato Dirpubblica relativo all’assunzione ben 40 dirigenti indetto il 5 novembre... Dogane e Monopoli, dopo il caso Minenna arriva il caos concorsi UFFICIO AGENZIA DELLE ACCISE DOGANE E MONOPOLI ADM
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

Non c’è pace all’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane

Non bastava il caso mascherine, l’arresto e il successivo annullamento dell’ex direttore di ADM, Marcello Minenna con l’accusa di corruzione, l’intera struttura rischia di finire nel caos  dopo il ricorso del sindacato Dirpubblica relativo all’assunzione ben 40 dirigenti indetto il 5 novembre 2022. Tutte posizioni apicali che gestiscono l’Agenzia sia a livello centrale che a livello periferico su circa 120 dirigenti (dato 2021, di cui 39 a tempo determinato)  che gestiscono, assieme alle posizioni di elevata responsabilità ( 125) quasi 10mila persone in organico. E consentono alle casse pubbliche di incassare 73 miliardi nel 2021.

Ma il peggio è che nell’esecutivo la mano destra non sa quello che fa la sinistra visto che il governo di Giorgia Meloni si è espresso a favore della stabilizzazione dei dirigenti (art.19 comma 6 dl 165/2001), mentre il nuovo capo dei Monopoli, Roberto Alesse, ha deciso invece di cambiare tutta la struttura senza tenere conto dell’esperienza. Non solo: mentre il viceministro Maurizio Leo è riuscito a stanziare 8 milioni per finanziare il costo del personale fino al 2025, Alesse, nominato per soli 18 mesi ai vertici dell’Agenzia, punta invece a concorsi a tempo indeterminato. In sintesi, qualcosa non quadra e l’impressione è che il nuovo capo dei Monopoli si senta solo di passaggio in vista di nuove opportunità che potrebbero arrivare dalle europee. Ma andiamo per gradi.

Attualmente è in corso una riorganizzazione

La  nuova struttura proposta da Alesse ha ottenuto il via libera del Tesoro solo per la parte centrale, che è concentrata su Roma. Il ministero guidato da Giancarlo Giorgetti ha stoppato quella territoriale. Peccato però che per una struttura come i Monopoli e le Dogane sia proprio l’attività periferica sul territorio a rappresentare la parte più rilevante. E il rischio è che, con l’estate di mezzo, le cose non vengano messe a posto prima di ottobre. Con tutti gli annessi e connessi del caso.

Intanto Alesse ha dato seguito ad un concorso pubblico per assumere 40 dirigenti con un bando in cui i titoli rappresentavano la parte preponderante del punteggio rispetto al resto delle prove. L’ultima graduatoria è stata pubblicata a fine maggio e le assunzioni formalizzate una manciata di giorni dopo. Tempi strettissimi visto consuetudine vuole si lascino passare circa 60 giorni prima della firma dei contratti per essere certi che non ci siano ricorsi sulla procedura e quindi sugli incarchi attribuiti.

Dirpubblica all’attacco

L’intera faccenda non è andata già alla Federazione del Pubblico Impiego, Dirpubblica, guidata da Giancarlo Barra. Lo scorso 13 giugno il sindacato ha presentato ricorso al Tar del Lazio dove l’avvocato Carmine Medici ha chiesto l’annullamento dell’intera procedura. Il sindacato contesta il fatto che non ci sia trasparenza sui criteri selettivi e sulle metodologie di punteggio. Mette in discussione la nomina della commissione esaminatrice e chiede venga fatta chiarezza. Contesta la definizione di profili professionali per dirigenti, normalmente inesistenti. 

Intanto rischia di pesare il precedente delle Entrate

C’è già un precedente. Il Consiglio di Stato ha annullato una procedura di assunzione dell’Agenzia delle Entrate, datata 2010 per affidare 175 incarichi dirigenziali di seconda fascia. Il motivo? “Manifesta violazione dei principi di ragionevolezza e logica dell’azione amministrativa” come hanno decretato la sentenza 472/2023. Come riferisce Dirpubblica, ancora una volta la questione è nell’opacità dei criteri della procedura che come rivelava il Tar arrivava all’assurdo che un candidato teoricamente in possesso di 16 lauree avrebbe conseguito un punteggio di 15 su 20”. A questo punto le graduatorie sono tutte da rifare con dirigenti che tornano funzionari e richieste di risarcimento danni nei confronti dello Stato. E cioè dell’Agenzia e dunque dei contribuenti. Situazione analoga rischia di ripetersi ora ai Monopoli. 

E ora in ADM oltre al danno c’è anche la beffa

Nonostante il caos, la gestione di Alesse sta anche mettendo in discussione altri trenta dirigenti nominati dalla precedente gestione sulla base dell’articolo 19 comma 6 del testo unico del pubblico impiego. In molti casi l’incarico è stato affidato internamente ad interim a dirigenti di altri uffici che ovviamente non possono gestire il carico di lavoro che deriva dal cumulare funzioni diverse.

Ma il punto dolente è che la decisione non è legata a criteri oggettivi di valutazione come invece in più occasioni auspicato dal sindacato FLP. La scelta è svincolata quindi dai risultati e deriva solo dalla decisione di vertice rendendo di fatto la struttura amministrativa dipendente dalla politica. Alla faccia del merito tanto sbandierato dalla politica a destra come a sinistra. Non a caso nel ricorso di Dirpubblica sulle ultime assunzioni che non solo evidenzia il fatto che il concorso sia stato di fatto “riservato” agli interni  con candidati esterni che non hanno avuto “alcuna chance di superare il concorso”, ma soprattutto mina alla base la qualità della macchina amministrativa.

“Il concorso pubblico è funzionale anche all’esigenza di garantire l’imparzialità dell’amministrazione che è assicurata dal reclutamenti dei dirigenti mediate procedure aperte alla libera partecipazione di tutti” si legge nel ricorso sulle ultime assunzioni ai Monopoli. “La giurisprudenza costutuzionale ha avuto modo di rimarcare che il concorso impedisce che il reclutamento dei pubblici impiegati avvanga in base a criteri di appartenenza politica e garantisce, in tal modo, un certo grado di distinzione fra l’azione del governo, normalmente legata ad una parte politica, e quella dell’amministrazione”. Quello di cui c’è decisamente bisogno nel momento in cui stanno arrivando i soldi del Pnrr per evitare che vengano spesi per interessi politici e non per necessità del Paese creando così debiti al posto di ricchezza.

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