I sindacati di Popolare di Bari: «Forti pressioni sui budget»
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Cronaca Mar 08 novembre 2022

La denuncia dei sindacati di Popolare di Bari: «Forti pressioni sui budget»

Non c’è pace per la Popolare di Bari, controllata dal Mediocredito Centrale. I riflettori si accendono per un allarme dei sindacati La denuncia dei sindacati di Popolare di Bari: «Forti pressioni sui budget»
Camilla Conti
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Camilla Conti

I sindacati su Popolare di Bari

Non c’è pace per la Popolare di Bari, oggi controllata dal Mediocredito Centrale. Questa volta i riflettori sull’istituto pugliese si accendono per un allarme lanciato dai sindacati sulle pagine dei quotidiani locali. «Il management fa pressioni sui dipendenti per raggiungere i budget», sostengono i rappresentanti dei bancari di Fabi, First Cisl, Cisac Cgil, Uilca e Unisin. «Da qualche giorno – scrivono in una nota congiunta i sindacati – i colleghi del settore credito retail si trovano ad affrontare situazioni di forte smarrimento a seguito delle notevoli pressioni messe in atto dal nuovo responsabile della struttura».

Richieste ripetitive

«Monitoraggi continui di ora in ora che avvengono con procedure informatiche non uniformi a livello aziendale. Costanti, asfissianti e inutilmente ripetitive richieste di riscontro degli obiettivi assegnati, compulsazioni sul ridurre al minimo i tempi di lavorazione delle pratiche che originano inutili e controproducenti stati di ansia che non consentono una corretta, completa ed esaustiva analisi e valutazione creditizia», viene aggiunto, ricordando che «una politica creditizia non corretta è quella che ha determinato la cosiddetta malagestio del credito, madre di tutti i fallimenti del sistema bancario».

Un miliardo sui mutui

La dose viene poi rincarata sottolineando che la politica sul credito che prevede un obiettivo commerciale di un miliardo di euro di erogazioni sui mutui privati «non può essere esente dalle più elementari regole di analisi propedeutiche alla delibera degli affidamenti. Inoltre, gli obiettivi dei ritorni commerciali derivanti dagli impieghi, non possono autorizzare o indurre alcun dipendente a perpetrare comportamenti che possano assurgere ad attività di stalking o di controllo continuo e asfissiante, oltre che illegale, nei confronti dei lavoratori», proseguono i sindacati. La Banca Popolare di Bari è stata ricapitalizzata con 1,4 miliardi di euro nel 2020 e i rappresentanti dei dipendenti chiedono chiarezza per «non ritrovarci nella medesima situazione nei prossimi mesi».

Piano industriale

La protesta dovrà essere gestita del neo ad Cristiano Carrus. All’inizio di ottobre, in un’intervista a Milano Finanza aveva spiegato che nel 2023 la Pop di Bari potrebbe tornare in utile dopo un salvataggio e un lavoro di ristrutturazione durato quasi tre anni. «Dal lato dei ricavi abbiamo spinto sulla crescita degli impieghi, segnando una inversione di tendenza rispetto agli anni scorsi. Di soddisfazione è stata anche la forte tenuta della raccolta diretta. Grazie a questi risultati abbiamo chiuso i primi sei mesi del 2022 riducendo le perdite dell’85,3% a 14,8 milioni di euro» aveva sottolineato Carrus.

La replica

Sulla vicenda è intervenuta la banca rendendo noto che è stato richiesto ai sindacati un incontro ed è stato fissato per il prossimo 10 novembre. “L’attuale gestione della Banca Popolare di Bari e, segnatamente, delle risorse umane è rigorosamente condotta nell’ambito di quanto previsto dalla legislazione in vigore, dalle procedure interne e dal codice etico, al fine di raggiungere nei tempi previsti gli obiettivi del piano di rilancio”, la precisazione dell’istituto.  

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