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DigitalePrimo piano Sab 28 ottobre 2023

Cybersecurity, la guerra in Medio Oriente moltiplica gli attacchi

Gli attacchi informatici rendono e sono diventati il terzo polo per "fatturato" tra le attività illegali dopo droga e prostituzione. Cybersecurity, la guerra in Medio Oriente moltiplica gli attacchi CYBERSECURITY
Maddalena Camera
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Maddalena Camera
Gli attacchi informatici rendono e sono diventati il terzo polo per “fatturato” nell’ambito delle attività illegali dopo droga e sfruttamento della prostituzione. “Il problema è che le aziende non sono preparate – spiega Mirko Gatto, responsabile cybersecurity di Var group, tra i maggiori system integrator italiani- e quindi ci chiamano per rimediare a un attacco informatico quando è troppo tardi. A quel punto per evitare di fermare la produzione accettano di pagare per sbloccare la situazione”.

Pagare un riscatto per sbloccare il sistema informatico dell’azienda

Ossia per riuscire a tornare all’operatività nel minor tempo possibile. Ovviamente ci sono vari livelli di attacchi informatici ma alcune aziende sono arrivate a pagare svariati milioni di euro per riscattare e riportare all’operatività i loro sistemi informatici.

Attacchi sopratutto da Est Europa, Nigeria e Cina 

“Le cybergang operano da diversi paesi- continua Gatto- quelle più attive sono situate nei paesi dell’est Europa, in Nigeria e in Cina. E ognuno ha una specializzazione: dalla Russia arrivano gli attacchi Randsomware, ossia quelli per avere un riscatto che sono anche i più numerosi, dalla Nigeria il fishing, ossia quando arriva una mail annuncia vincite alla lotteria per avere i dati del conto corrente mentre i cinesi sono molto bravi nello spionaggio industriale”.

Alla base dell’attacco l’errore umano 

Il fatto certo è che dopo l’attacco di Hamas a Israele con la conseguente reazione, gli attacchi si sono moltiplicati anche perchè, spesso, i gruppi terroristici si finanziano anche tramite i riscatti che vengono pagati in ambito cyber anche se le gang si muovono solo per fini opportunistici e non certo per ideali politici. Il vero problema della cybersicurezza per le aziende è che tenere al sicuro i dati dei clienti e il proprio sistema informatico ha costi sempre maggiori.

Amazon è una fortezza imprendibile, investe in sicurezza 1 miliardo all’anno

Infatti i giganti del web nella sicurezza investono cifre molto importanti. Amazon, spiegano da Cynet che è partner di Var Group, società israeliana del settore, è una fortezza imprendibile dato che investe circa 1 miliardo all’anno. Questo comporta che, paradossalmente, le cybergang ora rivolgono le proprie attenzioni a organizzazioni più piccole, moltiplicando gli attacchi. Certo il “riscatto” richiesto sarà minore ma l’attacco molto più semplice da portare a termine. In questo senso basta vedere  uno dei più recenti ad  aeroporti come quello di Verona e Venezia ma anche Aosta e in Puglia.

L’aiuto alla sicurezza verrà  dell’intelligenza artificiale

“Una importante rivoluzione nell’ambito della cybersecurity- continua Gatto- verrà dall’impiego dell’intelligenza artificiale. ma certo ci vorrà qualche anno per implementare questi processi perchè l’Ai, per funzionare, ha bisogno di apprendere da una gran mole di dati che a loro volta devono essere prima scelti ed elaborati”. Oltre alle “guardie” inoltre anche i “ladri” trarranno beneficio dall’uso dell’intelligenza artificiale. “Ma non in maniera importante – spiega l’esperto- perchè in realtà le cybergang traggono vantaggio dagli errori umani”.

Importante tener separato lo smartphone aziendale da quello personale 

Infatti basta un telefonino aziendale lasciato a un bambino  con qualche videogioco scaricato dalla rete, oppure installare una app che lascia aperte delle backdoor per dar modo ai pirati informatici di infiltrarsi nei sistemi aziendali. Gli esperti infatti suggeriscono di avere due smartphone: uno per il lavoro e uno da usare a livello personale. E soprattutto di non collegarsi a reti pubbliche come quelle presenti negli alberghi o sui treni.

Var fa parte del gruppo Sesa, quotato in Borsa a Milano, ed è uno dei più importanti system integrator italiani con sedi in 10 paesi. Per lo sviluppo di soluzioni software per le aziende, tra i clienti ci sono gruppi internazionali come McDonald e Fincantieri, impiega 3800 persone. L’ad Francesca Moriani, rappresentante della famiglia proprietaria, si è data come obiettivo al 2027 di portare i ricavi del gruppo, oggi pari a 800 milioni, a 1 miliardo. Obiettivo possibile visti anche gli investimenti in cybersecurity che le aziende italiane, rimaste un po’ indietro a livello di digitalizzazione, sono ormai obbligate a portare avanti.

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