Intelligenza artificiale, 7 italiani su 10 preoccupati per lo stipendio
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DigitalePrimo piano Ven 16 febbraio 2024

Intelligenza artificiale, 7 italiani su 10 preoccupati per lo stipendio

Gli italiani hanno paura dell'intelligenza artificiale e di un progresso troppo veloce che non rispetta i tempi di assimilazione psicologica. Intelligenza artificiale, 7 italiani su 10 preoccupati per lo stipendio
Redazione Verità&Affari
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In un’epoca segnata da repentini cambiamenti, il 60,1% degli italiani soffre da anni di uno o più disturbi psicologici come quelli del sonno (32%), varie forme d’ansia (31,9%), stati di apatia (15%), attacchi di panico (12,3%) e depressione (11,5%). Ma non solo. Gli italiani hanno paura anche dell’intelligenza artificiale e di un progresso troppo veloce che non rispetta i tempi di assimilazione psicologica e sociale. E in effetti, stando a un altro studio eseguito da IPSOS e commissionato da Kelly, società internazionale di head hunting, il 53% degli intervistati si è detto preoccupato che l’IA possa influire negativamente sulla retribuzione e il 68% del campione ritiene che l’IA ridurrà il personale nelle aziende. Una fotografia allarmante che chiede una risposta immediata. ‘L’era del Disagio’, così sono stati ribattezzati i nostri tempi, da un recente sondaggio realizzato dall’Inc Non Profit Lab (il laboratorio di Inc – Pr Agency Content First dedicato al terzo settore).

“Con l’avanzare della tecnologia, c’è una paura diffusa di essere lasciati indietro o diventare obsoleti, temere di non essere al passo con le nuove competenze richieste o di non sapersi adattare ai cambiamenti”, spiega Roberto Re, il primo e più importante formatore italiano, che proprio in questi giorni sta attraversando l’Italia con un tour ‘Leader di te stesso 2.0′. “Se mi guardo intorno, vedo che le persone si sentono ‘isolate in un mondo connesso’, incapaci di formare relazioni significative. Nell’era dell’iper-produttività, si vive con l’ansia costante di dover sempre fare di più, essere più efficienti senza potersi mai fermarsi. Le persone, oggi, si sentono sopraffatte da tutti questi cambiamenti. In una realtà dove l’intelligenza artificiale sta ridefinendo i nostri lavori e le questioni dei temi sociali stanno trasformando il nostro modo di interagire, le persone si sentono inevitabilmente smarrite”.

Secondo Roberto Re, nessuno fermerà questo mutamento. “Non ci sono scuse, possiamo solo adattarci. È un mondo in cui i vecchi metodi non bastano più, dove la rapidità del cambiamento richiede un’enorme capacità di Leadership. Oggi è essenziale mostrare non solo intraprendenza e gestione di sé e delle proprie risorse, ma anche una comprensione approfondita delle tecnologie emergenti e delle dinamiche sociali in continua evoluzione. Stiamo vivendo una situazione che richiede un ‘upgrade’ della stessa leadership, siamo chiamati a essere leader di noi stessi 2.0”.

Un tour che vuole dare risposte, strategie e soluzioni concrete,13 tappe, dopo Milano, Firenze, Bologna e Roma, oggi sarà a Napoli e proseguirà per Bari, Lecce, Torino, Verona, Treviso, Civitanova Marche. Ultima data il 29, nuovamente a Milano. Gli incontri nascono inoltre dalla volontà di celebrare l’anniversario di un libro “Leader di te stesso”, scritto da Re venti anni fa per la Mondadori e che, con 500 mila copie vendute, affronta tematiche oggi più attuali che mai. “La cosa più incredibile – dice Roberto Re – è che il volume continua a spopolare sul mercato, segno che le persone hanno ancora bisogno di essere guidate”. Ma non sarà una lezione cattedratica ma nemmeno uno spettacolo teatrale. “Saranno, come da 30 anni a questa parte, tre ore nel corso delle quali spiegherò come oggi è possibile lavorare sulla propria intelligenza emozionale che aiuta a diventare consapevoli e padroni di sé stessi”.

Un obiettivo che si raggiunge osservando cinque regole: avere piena gestione delle emozioni, mantenere il giusto equilibrio fra corpo e mente, utilizzare la mentalità del risultato per massimizzare l’efficienza e bilanciare lavoro e tempo libero, creare e coltivare relazioni positive, costruire i presupposti per una comunicazione chiara ed efficace. “Solo così – sottolinea Re – si riesce a controllare, se non abbattere, lo stress che limita la vita di molte persone e che spesso porta a commettere errori sia sul posto di lavoro e sia in casa. Provo a trasmettere, nel corso dei seminari programmati, come riconoscere le nostre insicurezze e come trasformare le difficoltà in opportunità. Io sono il responsabile della mia vita perché dipende tutto da me”.

Il target di riferimento va dai 30 ai 50 anni e, per l’80%, è rappresentato da liberi professionisti: “Sono tutte persone – evidenzia Re – che hanno una visione diversa dalla nostra e da quella dei nostri padri. Il lavoro non viene visto più come unico motivo di vita ma si cerca, sempre più, di renderlo compatibile con il privato. Provo, nei miei seminari, ad aiutare le persone a occuparsi di ciò che vale la pena fare per ottenere questo obiettivo, a sapersi organizzare per trovare il tempo di fare ciò che si desidera. Lasciare spazio a sé stessi non significa limitare il lavoro. Anzi, chi riesce a mettere in equilibrio la propria vita è decisamente più produttivo. Più produttivo e finalmente leader”. Insomma il cambiamento, ora, passa per la capitale. (Teleborsa) 

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