Imprese, si allungano i tempi di pagamento e le piccole vanno in sofferenza
Analisi Cerved: i tempi medi cresciuti a 66,8 giorni nel primo trimestre. E a farne le spese sono soprattutto le aziende di minori dimensioni Un lavoratore all'opera in un'aziendaSi allungano i tempi di pagamento delle imprese
Si allungano i tempi di pagamento delle imprese italiane, secondo i dati analizzati da Cerved. Lo studio mette in evidenza anche come alcuni settori, con una forte presenza di grandi imprese, siano in grado di “orientare” i tempi di pagamento pur negoziando condizioni migliori. Mettendo così in difficoltà le imprese di minori dimensioni e con minore capacità negoziale. L’analisi cita tra gli esempi negativi, tra gli altri, l’industria farmaceutica, i trasporti aerei, l’industria della plastica.
I settori “critici”
I tempi medi di pagamento delle imprese italiane nel primo trimestre 2023 sono cresciuti di 1,6 giorni (da 65,2 a 66,8) rispetto al primo trimestre 2022. Il fenomeno, nota lo studio, ha interessato tutta la Penisola. L’analisi di Cerved prende in esame vari parametri: tempi concordati, distribuzione dei ritardi, mancati pagamenti. Il macrosettore che più ha allungato i tempi di pagamento è l’industria (+4 giorni, da 65,9 a 69,9) e ciononostante ha visto crescere pure i ritardi (+0,4, da 6,9 a 7,3). Anche nelle costruzioni aumentano i giorni di ritardo (+1,6, da 9 a 10,6) e, a fronte di un netto accorciarsi delle scadenze (-2,3 giorni), le imprese insolventi.
Ritardi in calo nei servizi
Nei servizi, dove prevalgono le micro imprese, i tempi di pagamento sono strutturalmente più bassi (dai 10 ai 20 giorni in meno rispetto a costruzioni e industria) e nonostante questo i ritardi sono in lieve ma costante calo. I colossi pagano in media a 70,6 giorni concordati contro i 64,8 dello scorso anno (ben di più dei 58,2 attuali delle Pmi e i 43 delle micro), a cui ne aggiungono 11 di ritardo.
Raffinazione petrolifera, carta e siderurgia
Le imprese di minori dimensioni vedono al contrario un irrigidirsi delle scadenze, con maggiori ritardi (+0,5 giorni rispetto al primo trimestre 2022), ma sempre più spesso in mancati pagamenti. C’è un notevole allungamento delle scadenze pattuite nei settori energivori, che molto hanno risentito dell’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia e di alcune materie prime: le imprese per la raffinazione di prodotti petroliferi pagano a quasi 80 giorni in più rispetto al 2022, quelle che producono accumulatori e batterie a oltre 61, le aziende cartarie e siderurgiche a circa 50. I ritardi, invece, sono cresciuti maggiormente nell’allevamento dei bovini (quasi 10 giorni in più fuori scadenza), nei trasporti aerei e nei servizi di vigilanza (circa 9), nelle radio e tv (7,3), nell’estrazione di idrocarburi e nella produzione di conserve ittiche (6,5).