La pressione fiscale al 37%, peggiora il deficit: i conti dell'Italia
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ApprofondimentiEconomia Mar 04 luglio 2023

La pressione fiscale scende al 37%, ma peggiora il deficit: gli ultimi numeri sui conti dell'Italia

È quanto emerso dall'osservatorio trimestrale dell'Istat, secondo cui il saldo primario delle AP è risultato negativo. La pressione fiscale scende al 37%, ma peggiora il deficit: gli ultimi numeri sui conti dell'Italia
Redazione Verità&Affari
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Nel primo trimestre del 2023, l’indebitamento delle amministrazioni pubbliche (AP) in rapporto al PIL ha mostrato un peggioramento rispetto allo stesso trimestre del 2022 (-12,1% da -11,3%) per la minore incidenza delle entrate, riflesso in una riduzione della pressione fiscale. È quanto emerso dall’osservatorio trimestrale dell’Istat, secondo cui il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul PIL del -8,8% (-7,6% nel primo trimestre del 2022). Il saldo corrente delle AP è stato anch’esso negativo, con un’incidenza sul PIL del -6,0% (-5,9% nel primo trimestre del 2022).

La pressione fiscale è stata pari al 37%, in riduzione di 0,9 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel primo trimestre 2023, il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici è aumentato del 3,2% in termini nominali e del 3,1% in termini reali, risentendo in misura marginale dell’aumento dei prezzi (+0,1% l’aumento del deflatore implicito dei consumi delle famiglie). La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 7,6%, in aumento di 2,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, a fronte di una crescita della spesa per consumi finali (+0,6%) più contenuta rispetto a quella del reddito lordo disponibile (+3,2%)

Sempre nel primo trimestre del 2023, la quota di profitto delle società non finanziarie è stata pari al 43,7%, con una diminuzione di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. In termini congiunturali, la flessione di questo indicatore è il risultato di una crescita del risultato lordo di gestione (+1,2%) inferiore rispetto a quella del valore aggiunto (+3,2%). Il tasso di investimento delle società non finanziarie è stimato al 24,0%, in diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, a fronte di un aumento degli investimenti fissi lordi dell’1,8% e del sopra citato aumento del valore aggiunto.

Infine, nel mese di giugno 2023 il saldo del settore statale si è chiuso, in via provvisoria, con un fabbisogno di 13,2 miliardi di euro. È quanto ha comunicato oggi il ministero dell’Economia e delle Finanze. Il mese di giugno 2022 – fa sapere il Ministero – si era chiuso con un fabbisogno pari circa a 7,1 miliardi di euro. “Il saldo – spiega il Mef in una nota – risente di un aumento della spesa previdenziale, legato alla rivalutazione delle pensioni, e di maggiori prelievi delle amministrazioni territoriali”. “Gli incassi complessivi – conclude il Mef – sono in linea con quelli dello scorso anno”.

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