L'Italia ha la maggior dipendenza energetica d'Europa
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EnergiaPrimo piano Gio 07 dicembre 2023

L'Italia ha la maggior dipendenza energetica d'Europa

L'Italia è il paese con il maggior grado di dipendenza energetica pari al 73,5%, mentre la Francia ha un grado di dipendenza pari al 44,2%. L'Italia ha la maggior dipendenza energetica d'Europa
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

L’Europa è l’area mondiale con il maggior grado di dipendenza energetica (55,5%), con il dato che scende al 20% per la Cina ed è 0% per gli USA che sono totalmente autosufficienti. All’interno del Vecchio Continente, l’Italia è il paese con il maggior grado di dipendenza energetica pari al 73,5%, mentre la Francia – che usa il nucleare – ha un grado di dipendenza pari al 44,2%. È quanto emerge dal quinto MED & Italian Energy Report, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e frutto della sinergia scientifica tra SRM (Centro Studi collegato a Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies.

Restando sull’Europa – più efficiente nell’uso dell’energia rispetto a Cina e Stati Uniti – emerge che nel mix energetico per la produzione di elettricità l’uso del carbone è diminuito dal 31% al 16%; aumentata in maniera significativa la quota del gas naturale dal 12% al 20%. Dominano le energie rinnovabili, passate dal 15% al 38%. Le importazioni di gas dalla Russia erano il 41,1% per l’Europa pre-guerra (2021), sono scese al 10% nel 2022 e ancora al 6% nei primi 9 mesi del 2023.

Inoltre, sempre in Europea, cresce il ruolo del Gas Naturale Liquefatto (GNL): si registra una crescita delle forniture da USA e Algeria che sono passate tra il 2021 ed il 2023 rispettivamente da 26% a 30% e da 11% a 15%.

Per quanto riguarda l’Italia, dal rapporto emerge che nel 2022 con un consumo energetico complessivo pari a poco più di 6 Exajoules ha generato un PIL di 2 trilioni di dollari, risultando (nel coefficiente pil/consumi energetici totali) più efficiente rispetto al valore medio europeo ed in linea rispetto ai principali competitor manifatturieri (Francia 8,4 Exajoules con un PIL di 2,8 trilioni di dollari; Germania 12,3 Exajoules con un PIL di 4,1 trilioni di dollari).

Inoltre, è aumentato in modo significativo l’uso del gas e delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica; coprono rispettivamente il 54% ed il 35% del mix elettrico. Le importazioni di gas russo dal gasdotto TAG si sono ridotte dal 28,4% del 2020 al 2,4% dei primi 10 mesi del 2023. Le importazioni di gas dall’Algeria attraverso il gasdotto Transmed sono aumentate dal 12% del 2020 al 20,2% dei primi 10 mesi del 2023. Un vero e proprio effetto sostituzione Algeria-Russia. Ciò ha rappresentato anche uno spostamento del baricentro energetico da EST a SUD ridando centralità al Mediterraneo.

Una parte importante del report è quella che evidenzia come l’attuazione della transizione energetica implichi altri rischi geopolitici, legati alla necessità di materie prime fondamentali per le tecnologie “verdi”. È infatti fondamentale il ruolo delle materie prime critiche per lo sviluppo delle tecnologie verdi: ad esempio; un’auto elettrica contiene 6 volte la quantità di minerali usati per un’auto tradizionale. Queste materie prime sono concentrate in un numero limitato di paesi. Le quote più elevate sono: Congo per il cobalto (66%), Australia per il litio (54%), Cina per la grafite naturale (65%) e le terre rare (65%) e Sud Africa per il platino (72%).

Un altro capitolo è quello sui porti, che stanno diventando “sempre più uno strumento di influenza geopolitica utilizzato dalle grandi potenze per aumentare la loro connettività con i paesi considerati strategici”. Inoltre, si stanno configurando come veri e propri hub energetici e digitali oltre che logistici. Terminali di energie fossili, luoghi di sbocco di pipelines, comunità energetiche, vicini ad industrie ad alta intensità energetica possono contribuire attivamente agli sforzi globali di decarbonizzazione. (Teleborsa) 

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