De Negri (Smart Bank): "l'intelligenza arrtificiale fa bene al pil Usa"
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AperturaMercati Lun 05 giugno 2023

Antonio De Negri (Smart Bank): "L’intelligenza artificiale porterà negli Usa un aumento del Pil del 26% entro il 2030"

Per l'esperto della Smart Bank, l'intelligenza artificiale farà lievitare il pil Usa in maniera esponenziale Antonio De Negri (Smart Bank): "L’intelligenza artificiale porterà negli Usa un aumento del Pil del 26% entro il 2030"
Gianluca Baldini
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Gianluca Baldini

Antonio De Negri (Smart Bank): “L’intelligenza artificiale fa bene al Pil Usa”

In media si stima che l’intelligenza artificiale porterà agli Stati Uniti ad un aumento del Pil del 26% entro il 2030, un impatto di circa 16 triliardi di dollari. Se ciò si avverasse, l’impatto sarebbe ben più importante della diffusione dei computer. Antonio De Negri, ceo di Smart Bank, spiega alla Verità&Affari come investire nelle aziende americane che beneficeranno dell’avvento dell’intelligenza artificiale.

Antonio De Negri

Come sta l’economia americana, qual è lo stato delle aziende a stelle e strisce?
Le società americane che hanno pubblicato i risultati trimestrali recentemente rappresentano oltre l’86% della capitalizzazione totale del mercato americano. La fotografia è quindi chiara, i risultati sono stati solidi e superiori alle attese, sia in termini assoluti che relativi. Prendendo come riferimento l’aggregato dell’indice
S&P500, ad esempio, la contrazione degli utili che si registra è solo del 3% sull’anno, rispetto al -7% prospettato dagli analisti. I margini, seppur in contrazione per il terzo trimestre consecutivo, si sono anch’essi rivelati al di sopra delle attese, soprattutto nel settore tecnologico e in quello delle comunicazioni. Proprio di questi settori fanno parte le società a capitalizzazione maggiore, che quindi hanno un peso più grande negli indici e che quindi contribuiscono corposamente a sostenere il mercato generale.

Quali sono le prospettive per le società d’oltreoceano?
L’idea diffusa tra gli esperti è che il ciclo di revisione al ribasso dei risultati volga ormai al termine, visti il numero e la qualità delle sorprese positive del primo trimestre dell’anno. Molti analisti stanno già rivedendo al rialzo le previsioni sugli utili del 2024, mentre per il 2023 le stime ancora tendono ad essere conservative, con la maggioranza che non si aspetta alcuna crescita negli utili. L’incertezza legata alle politiche monetarie e ai tassi d’interesse sembra ormai essere un tema del passato, con il mercato obbligazionario che si muove su livelli di prezzo che implicano addirittura delle riduzioni dei tassi durante quest’anno. Tuttavia, per alcuni l’altro grande spettro, quello della recessione, è del tutto vivo e persiste anche con risultati e vendite oltre le attese.

Come guardare all’azionario americano alla luce di queste condizioni?
Dal punto di vista dell’allocazione dei portafogli, gli strategist non sembrano particolarmente interessati alla potenziale recessione, ritenendo che essa sia già riflessa nei prezzi correnti dei titoli. Allo stesso tempo, portano all’attenzione altri punti, che potrebbero limitare i rialzi azionari. In particolare, le valutazioni sono sui
livelli pre-pandemici, e soprattutto i tassi di interesse privi di rischio – i rendimenti dei titoli sovrani – sono aumentati sensibilmente. Questo non solo rende meno appetibile l’acquisto di azioni con gli attuali premi per il rischio, ma innesca anche importanti deflussi dall’azionario verso i titoli del mercato monetario, che difatti
hanno raccolto investimenti record. In generale, il consenso di analisti e strategists è che il mercato azionario americano si trovi, e continuerà ad essere, in un range di prezzi generalmente corretto. Non si intravedono pericoli straordinari all’orizzonte, ma è probabile che alcune insidie limiteranno i rialzi.

Il settore tecnologico continuerà a rappresentare un’opportunità? si parla molto dell’intelligenza artificiale.
Certamente, e in particolare l’adozione sempre più diffusa dell’intelligenza artificiale, rappresenta qualcosa di estremamente interessante le cui conseguenze macroeconomiche saranno imponenti. Le previsioni degli analisti variano molto in base alle ipotesi su velocità e ampiezza di adozione, ma in media si stima che
l’intelligenza artificiale porterà ad un aumento del Pil del 26% entro il 2030, un impatto di circa 16 triliardi di dollari. Se ciò si avverasse, l’impatto sarebbe ben più importante della diffusione dei computer. Non solo, si prevede un effetto sulle future abitudini di consumo nell’intorno dei 9 triliardi di dollari.

Un ambito solo per i colossi dell’informatica o che si potrà aprire a nuove realtà?

Nonostante realtà affermante come Google e OpenAI, entrambe supportate da Microsoft, si stiano velocemente affermando come player di riferimento per le Generative AI, gli analisti non si può dare per scontata la formazione di un oligopolio. Viceversa, vista la possibilità di istruire facilmente nuove Intelligenze
artificiali, ci si aspetta che emergeranno tante piccole realtà, ognuna modellata per specifiche esigenze, come programmare un viaggio, ottenere consulenza legale o investire in borsa. Inoltre, si può approcciare a questo ambito in maniera diversa e non domandarsi quale sia il cavallo vincente, ma cercando di investire nell’ippodromo. Le società che offrono potenza di calcolo e servizi cloud, seppur dietro le quinte, beneficeranno della rivoluzione dell’intelligenza artificiale fornendo le imprescindibili tecnologie sulle quali costruire l’infrastruttura.

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