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AperturaRisparmio Lun 07 agosto 2023

Villamin (UBP): "La recessione è lontana, ma l'Europa fa fatica a crescere"

Per il gestore di UBP) l'economia mondiale non entrerà in una profonda recessione, ma l'Europa faticherà a crescere. Villamin (UBP): "La recessione è lontana, ma l'Europa fa fatica a crescere"
Gianluca Baldini
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Gianluca Baldini

Villamin (UBP): “La recessione è lontana, ma l’Europa fa fatica a crescere”

La recessione potrebbe non arrivare, ma l’Europa crescerà a ritmi da tartaruga. In compenso a trainare l’economia mondiale ci penserà l’Asia. Verità&Affari ne ha parlato con Norman Villamin, group chief strategist di UBP.

Quali ritmi di crescita possiamo aspettarci nei prossimi mesi?

“Nel 2023 e 2024 ci aspettiamo una crescita globale moderata, mentre riteniamo che l’economia mondiale possa evitare di entrare in una profonda recessione. La ripresa dell’Asia dovrebbe rallentare nei prossimi trimestri, ma continuerà a contribuire ampiamente alla crescita globale. In Cina ci si attende che la crescita cali moderatamente al 4,5% nel 2024 dopo il 5% raggiunto nel 2023. I Paesi sviluppati vedranno una crescita inferiore all’1% sia nel 2023 che nel 2024. Il percorso di crescita potrebbe accelerare dal 2024.

La prospettiva resta poco chiara e permangono le incertezze, dato che perché la crescita sia sostenibile, deve tornare a essere trainata dai settori finora più deboli (manifattura, capex), e non solo da quelli attualmente più dinamici (lavoro, servizi). L’Europa dovrebbe mantenere un tasso di crescita basso, ma costante nei prossimi trimestri, con performance diverse da Paese a Paese. L’economia statunitense dovrebbe registrare un rallentamento a causa della contrazione del settore manifatturiero, mentre prevediamo che il settore dei servizi rallenti a fronte di una politica monetaria restrittiva e di una stretta creditizia”.

Come si muoverà il settore obbligazionario negli Stati Uniti e in Europa?

“Negli Stati Uniti i tassi obbligazionari dovrebbero rimanere elevati. L’attuale riduzione del bilancio della Fed e l’aumento delle emissioni di obbligazioni volti a reintegrare il TGA (Treasury General Account) potrebbero alimentare i rischi per le obbligazioni nel corso della seconda metà del 2023. Anche le politiche delle banche centrali potrebbero esercitare una certa pressione sulle obbligazioni, soprattutto sulle scadenze più brevi, in quanto la lotta all’inflazione non è ancora terminata. Inoltre, il perdurare dell’inflazione “core” e delle pressioni salariali potrebbero nuovamente rendere incerto il momento in cui in cui la Fed riterrà opportuno fare una pausa. I rendimenti dei titoli di Stato europei dovrebbero rimanere volatili a causa del continuo deterioramento dell’economia tedesca e del persistere delle pressioni inflazionistiche. In questo contesto, la Spagna appare interessante dal punto di vista del carry, grazie alle sue prospettive di crescita relativamente positive, all’inflazione contenuta e al continuo sostegno degli investimenti di NextGenerationEU”.

Per quanto riguarda il debito societario?

“Sul fronte del credito, continuiamo a preferire le obbligazioni corporate investment grade, focalizzando l’attenzione sulla qualità del credito. Il segmento HY (alto rendimento) rimane sorprendentemente resistente con spread ridotti, sebbene i rischi di default siano in aumento. Benché i bilanci degli emittenti HY siano in buona salute, le prospettive economiche si fanno più impegnative, rendendo la situazione meno favorevole per l’High Yield. Le strategie degli hedge fund potrebbero beneficiare della volatilità dei tassi d’interesse e della dispersione delle performance tra i vari segmenti del credito e delle asset class”.

Con la stagione delle trimestrali ormai quasi alle spalle, cosa possiamo aspettarci dall’azionario?

“La liquidità continua a rappresentare una forte spinta per l’azionario globale, con la Bank of Japan che, al pari della People’s Bank of China, sta nuovamente iniettando liquidità nel sistema finanziario globale, che va a sommarsi ai quasi 500 miliardi di dollari di liquidità derivanti dalla Reverse Repo facility della Fed dei mesi di giugno e luglio. Poiché da inizio anno i titoli azionari globali sono saliti principalmente grazie all’espansione del PE (escluso il Giappone), questo continuo sostegno alla liquidità dovrebbe favorire i titoli azionari in autunno, anche se nella seconda metà dell’anno le aziende potrebbero diventare più caute verso la domanda. Certamente, le valutazioni elevate pongono gli investitori di fronte a un contesto di rischio-rendimento più complesso, che ci porta a rimanere attualmente neutrali rispetto al settore azionario. I prossimi mesi potrebbero offrire l’opportunità di aggiungere titoli azionari per beneficiare di una probabile rotazione settoriale al di fuori delle mega-cap statunitensi. Le società statunitensi a media capitalizzazione e il settore delle materie prime sono, quindi, segmenti da tenere sotto osservazione con attenzione. Rimaniamo concentrati sulle società di software statunitensi di medie dimensioni e sul tema della transizione energetica”.

 

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