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AperturaAuto Mer 21 giugno 2023

Auto elettrica, schiaffo della Corte dei Conti europea alla "maggioranza Ursula"

La decisione di vietare le auto diesel e benzina dal 2035 in favore dell'elettrico ci consegnerà alla Cina. Lo dice l'organismo Ue Auto elettrica, schiaffo della Corte dei Conti europea alla "maggioranza Ursula" TESLA MOTORS RICARICA AUTO ELETTRICA
Maurizio Cattaneo
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Maurizio Cattaneo

Auto elettrica, schiaffo della Corte Conti europea alla “maggioranza Ursula”

Le batterie prodotte in Europa nei prossimi dieci anni non possono garantire il passaggio all’auto elettrica nel 2035 come imposto da Bruxelles. Che il Vecchio continente fosse totalmente deficitario per quanto riguarda terre rare, gigafactory e microchip è cosa nota. Ma questa volta l’allarme arriva dalla stessa Corte dei conti europea ed equivale ad un vero e proprio schiaffo all’ambientalismo ideologico della “maggioranza Ursula”, che per ora fa il bello e il cattivo tempo a Bruxelles e  non recede dall’idea del “green in tempi stretti” nonostante gli altolà lanciati da governi, Case automobilistiche ed esperti.

Una relazione fin troppo chiara

La relazione della Corte dei conti Ue non lascia spazio a fraintendimenti. “L’Europa -viene scritto – potrebbe fallire gli obiettivi  che si è data, a cominciare proprio dallo stop alla vendita di auto diesel e benzina dal 2035.  Le ambizioni sull’auto elettrica – si legge –  sono troppo alte rispetto alla capacità di procurarsi materie prime e produrre batterie. Così, per attuare davvero la transizione, non resterebbe che ricorrere alle importazioni. “Rischiamo di non centrare i target climatici di emissioni al 2035  – avverte Annemie Turtelboom, responsabile della Corte Conti Ue – o di raggiungerli attraverso l’import delle batterie, che danneggerebbe l’industria europea e comporterebbe prezzi molto alti da pagare a Paesi terzi”. “Se mi chiedete se l’Ue possa davvero diventare un hub globale degli accumulatori per garantire la propria sovranità economica – ha concluso Turtelboom – io dico che le probabilità non sono buone”.

Europa nelle mani della  Cina

Secondo la relazione della Corte dei Conti europea l’Europa oggi è dipendente per il 78% dalle importazioni di ben cinque materiali chiave. Fra questi ci sono il cobalto, estratto per due terzi nella Repubblica democratica del Congo (ma principalmente da aziende cinesi); la grafite, proveniente per il 40% dalla Cina, e il litio, per cui l’Europa è quasi totalmente in mano al Dragone.

Germania, Italia  e le promesse disattese del governo Draghi

La decisione di Bruxelles di procedere in ogni caso con il divieto della vendita di auto diesel e benzina dal 2035, senza un piano strategico europeo a supporto della transizione (come invece avviene negli Usa) ha generato una situazione di “tutti contro tutti” dove ogni singola nazione fa da sé. E’ di queste ore la notizia che  Intel, il colosso americano del chip, ha scelto la Germania come sede per un mega sito per la produzione di semiconduttori, con un investimento di più di 30 miliardi di euro (l’equivalente di 32,8 miliardi di dollari). L’accordo è stato raggiunto dopo che Berlino ha deciso di coprire un terzo degli investimenti richiesti per la creazione dell’area.

Sempre Intel  qualche giorno fa aveva raggiunto un analogo accordo con la Polonia. Sfuma dunque l’ipotesi di  una gigafactory Intel in Italia come aveva fatto intendere il governo Draghi. Si parlava di un investimento iniziale di qualcosa come 4,5 miliardi di euro, e della possibilità di creare 1.500 posti di lavoro direttamente con la costruzione dell’impianto, e di altri 3.500 posti di lavoro considerando i fornitori e altri soggetti attivi nell’esecuzione del piano. Invece non se ne è fatto nulla.

 

 

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