Privacy, il governo al lavoro su sanità. Cambieranno regole sui dati
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AperturaTech Mer 21 giugno 2023

Privacy, il governo al lavoro sulla sanità. Così cambieranno le regole sui dati

In un convegno Assinter, il sottosegretario Butti ha annunciato che il governo sta lavorando a due decreti su tema privacy e dati Privacy, il governo al lavoro sulla sanità. Così cambieranno le regole sui dati ALESSIO BUTTI , sottosegretario con delega all'innovazione
Fiorina Capozzi
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Fiorina Capozzi

Giornalista di economia e finanza con esperienza internazionale e autrice di "Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei" (2015) e "Telecommedia a banda larga" (2020). Riconosciuta da Reporters without borders per il suo lavoro sui media europei.

L’esecutivo è al lavoro su due decreti sulla privacy nella gestione dei dati

Privacy, sicurezza dei dati, Pnrr. Argomenti centrali nello sviluppo della società digitale che prevede una pubblica amministrazione trasparente, efficiente ed efficace che renda la vita più facile a cittadini ed imprese. Soprattutto sul tema sanità, troppo a lungo in passato trascurato. Per questo, dopo la decisione del garante della privacy dello scorso 8 giugno, il governo sta lavorando a due decreti: uno per fare in modo che le regioni rispettino gli standard dello Stato, l’altro sull’ecosistema dati sanitari su cui è in corso una querelle su chi debba gestirli.

Lo ha annunciato il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Alessio Butti, nel corso di un incontro organizzato da Assinter, l’associazione che riunisce le partecipate pubbliche dell’Ict, e voluto nella sede istituzionale di Piazza Minerva dal senatore Marco Lisei. “Privacy e sicurezza dei dati sono due temi sin troppo importanti tanto più se coinvolti in progetti cofinanziati con il Pnrr” ha chiarito Butti.  “E questo non solo perché c’è una questione economico-finanziaria direttamente collegata al Pnrr, ma c’è anche una reputazione del sistema e del governo legato al raggiungimento delle milestone del Pnrr” ha aggiunto.

Il governo di Giorgia Meloni si sta quindi muovendo per realizzare questo obiettivo e lo fa con scelte politiche ben precise, come ha evidenziato il viceministro ai trasporti, Galeazzo Bignami. Perché anche se l’argomento è tecnico, il decisore effettuerà scelte politiche per delineare il quadro del futuro. Scelte che riguardano la sanità, ma anche i trasporti. 

La protezione dei dati come obiettivo imprescindibile

 “Le norme di riferimento su privacy e sicurezza dei dati sono ormai ben consolidate, dal regolamento Gdpr (General Data Protection Regulation, ndr) alla legge nazionale di recepimento del quadro europeo. Eppure sappiamo che ancora molte cose non vanno” ha ripreso Butti.

“Si parla molto di compliance, ma l’adeguamento da parte di imprese e pubbliche amministrazioni non è stato colto come un’occasione in più verso la digitalizzazione, ma come un nuovo problema, anzi una complicazione in più da sbrigare. E come tutte le complicazioni si cerca spesso di risolverlo con interventi di facciata. Interventi che assicurino la forma, in caso di ispezioni delle autorità. Inutile dire che così non va. La protezione dei dati è un requisito indispensabile del nostro tempo e la sicurezza da garantire a questi dati è un obbligo ineludibile” ha aggiunto.

Il fascicolo sanitario per migliorare la qualità dell’assistenza

“Rispetto ai governi che ci hanno preceduto abbiamo un po’ di pazienza in più e soprattutto le idee molto chiare. Rispetto al fascicolo sanitario elettronico, noi lo vogliamo portare a destinazione così come la telemedicina e altri interventi su cui stiamo lavorando in maniera utile al paese con il ministero della salute” ha chiarito Butti.

Basta quindi a duplicazione dei dati, fascicoli cartacei, documentazione che viene scannerizzata e che diventa di difficile consultazione. Il governo insiste sulla necessità di impostare l’amministrazione pubblica sul nativo digitale, documenti cioè che, come vuole una legge degli anni ’90, sia creato e gestito digitalmente e non stampato, firmato, bollato e scannerizzato. Gli strumenti del resto ci sono da tempo, come ha ricordato il professor Donato Limone, presidente del comitato consultivo del sottosegretario Butti.  

In questo scenario è necessario valorizzare le realtà locali

Soprattutto sul tema cloud, Butti ha evidenziato che per il governo la sovranità digitale è una priorità. E per questo c’è l’impegno dell’esecutivo a costruire un sistema adeguato a custodire al meglio le preziose informazioni che riguardano i cittadini. Senza però buttare a mare il lavoro svolto della partecipate pubbliche rappresentate da Assinter, come avrebbe voluto fare l’ex ministro Vittorio Colao, centralizzando i dati nel Polo strategico nazionale.

“Mi sono spesso chiesto perché Colao non abbia costruito l’asse organizzativo del PSN coinvolgendo anche le Regioni” ha detto Butti. “In un’audizione tenutasi il 24 novembre 2021 alla Camera dei Deputati, l’allora ministro Colao parlò apertamente di un Psn che avrebbe coinvolto alcune in-house regionali, per non disperdere il patrimonio dei territori. Parlò in particolare di Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte” ha ricordato. “Non si comprende quindi come mai ad un certo punto l’allora ministro Colao abbia cambiato idea, ignorando completamente il ruolo delle in-house regionali, interrompendo con loro ogni contatto e non consentendo un confronto sul tema del rapporto tra centro e periferia, tra una struttura centrale e le articolazioni delle Regioni” ha precisato. Così il governo Meloni si trova ad affrontare “una situazione un po’ intricata”.

La soluzione è complessa, ma possibile

Per il sottosegretario, a questo punto della storia, è necessario creare un “ponte” fra il Psn, gestito da Tim, Leonardo, Sogei e Cdp con tecnologia Google, Microsoft e Oracle, e le in-house italiane dell Ict. “Credo che si debba valorizzare il Psn societario di cui oggi disponiamo e assieme ad esso, per quanto possibile, le competenze delle società in-house più virtuose, come ho sempre sostenuto, o delle Pmi di qualità, ovvero soggetti che nell’un caso e nell’altro possano vantare competenze e modelli organizzativi flessibili e capaci di aprirsi al nuovo” ha chiarito.

“Naturalmente sempre con la garanzia delle certificazioni necessarie. E in questo le in-house debbono darsi da fare, sottoponendosi alle prove di certificazione di Acn per i dati critici” ha precisato Butti. Che poi ha chiuso con l’impegno del governo “a costruire una soluzione di sistema, che possa poggiare su un assetto organizzativo capace di valorizzare gli asset esistenti”. L’argomento non è da poco visto che si tratta di un insieme di imprese che supera il miliardo di fatturato e dà lavoro a circa 8mila persone. 

 

 

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