Ambiente, per Interzero la plastica ci salverà. Ecco come e perchè
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AperturaEconomia Sab 02 settembre 2023

Ambiente, per Interzero la plastica ci salverà. Ecco come e perchè

Per Interzero Italia, società di consulenza alle imprese nello smaltimento dei rifiuti, la plastica diventerà un prezioso alleato Ambiente, per Interzero la plastica ci salverà. Ecco come e perchè Il riciclo immballaggi
Redazione Verità&Affari
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Redazione Verità&Affari

Il futuro sostenibile del packaging è nella plastica. Incredibile a dirsi, ma per Interzero Italia, società di consulenza alle imprese nello smaltimento dei rifiuti, la plastica diventerà un prezioso alleato. Naturalmente adeguatamente riciclata, recuperata e trattata. Parola di Mario Bagna, direttore generale di un gruppo con un fatturato globale annuo superiore al miliardo di euro (2020), 2.300 lavoratori (un centinaio in Italia) e 40 sedi su 10 Paesi. Anche in Italia Interzero (parte del gruppo tedesco Alba, leader mondiale nel riciclo) è in prima linea nello sviluppo dell’economia circolare con 150 impianti di stoccaggio e trattamento specializzati nel recupero/riciclo, oltre 300 operatori logistici, un parco mezzi di 8 mila unità per l’erogazione dei servizi e oltre 450 movimentazioni di rifiuti giornaliere. Ha insomma tutti gli strumenti non solo per valutare la situazione, ma anche una finestra sul futuro del riclo e dell’economia circolare. 

Mario Bagna, dg Interzero Italia

I numeri dicono che la gente vuole recuperare i materiali di scarto

Secondo quanto riferisce Interzero, quasi la metà dei consumatori europei dichiara di fare attenzione e utilizzare imballaggi che possano avere un impatto positivo sul pianeta. Una ricerca Euromonitor, condotta nel 2022, riferisce che le parole “riciclabile”, “compostabile” e “biodegradabile” sono in assoluto quelle che i consumatori accostano alla sostenibilità e di conseguenza oggi sono le più utilizzate, come sinonimo di qualità imprescindibili per un imballaggio a basso impatto. Tuttavia, secondo il pensiero comune, la plastica è l’ultima opzione da prendere in considerazione per creare un packaging sostenibile.

“Il risultato è certamente influenzato da una comunicazione critica verso questo materiale che dovrebbe essere ripensata: il problema centrale va ricercato nella mala gestione del rifiuto più che nel materiale in sé che ha, invece, diversi vantaggi in un’ottica di sostenibilità come le alte prestazioni in relazione alla conservazione del prodotto, il peso della confezione generalmente molto inferiore rispetto a carta e cartone (potenziali materiali di sostituzione) che richiedono spessori maggiori per garantire prestazioni simili e la reale riciclabilità” spiega il manager.

Basta una spesa al supermercato per verificare quanta plastica è usata nel packaging

La massima produzione di plastica riguarda, in particolare, il settore del packaging dove si supera il 40% di utilizzo, più che nell’edilizia che rappresenta circa il 20%. Quello dell’imballaggio è quindi il comparto chiave per il futuro di questo materiale. Diversi studi, da anni, evidenziano come il costo ambientale inteso in termini economici e relativo alla somma di diverse problematiche quali il cambiamento climatico, il danno agli oceani e danni alla salute dell’uomo e dell’ecosistema, sia nel caso di utilizzo di materiali alternativi alla plastica di quattro volte superiore.

“Lo studio, pubblicato dall’ American Chemistry Council, evidenzia come a livello globale il costo ambientale del settore del packaging con la plastica si aggiri sui 140 miliardi di dollari, mentre si superano i 500 miliardi con le alternative. Un ulteriore e importante fattore è l’impatto che può avere la sostituzione della plastica con materiali alternativi: sarebbe necessario oltre 3 volte più materiale per ottenere la stessa efficienza. Non a caso il mercato globale degli imballaggi in plastica sostenibile è cresciuto tra 2022 e 2023 da 98 a 106 miliardi di dollari con previsioni al 2026 di sfiorare i 130 miliardi (dati Statista)” spiega Bagna.

Bruxelles sta monitorando la questione

A novembre dello scorso anno, la Commissione Europea ha presentato alcune proposte di modifica alla direttiva sugli imballaggi con l’obiettivo di garantire che tutti gli imballaggi venduti sul mercato Ue siano economicamente sostenibili per il riutilizzo o il riciclaggio entro il 2030. Un focus, quindi, sul ciclo di vita dell’imballaggio e sulla gestione del rifiuto più che sul materiale. Una proposta che sostiene, inoltre, l’impegno delineato nella strategia per la plastica del 2018, che mira a garantire che tutta la plastica degli imballaggi immessi sul mercato possa essere riutilizzata in modo conveniente o riciclata entro il 2030.

L’obiettivo principale delle proposte di revisione della legislazione europea è raggiungere una riduzione del 15% dei rifiuti da imballaggio per ogni Stato membro entro il 2040, rispetto ai livelli del 2018. Questa diminuzione comporterebbe un calo complessivo dei rifiuti di circa il 37% in tutta l’Unione Europea rispetto a uno scenario in cui non vengono apportate modifiche legislative. Le aziende dovranno offrire una certa percentuale dei loro prodotti ai consumatori in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili applicando questo requisito a vari articoli, come bevande da asporto, pasti e consegne e-commerce.

Per le sfide del futuro è centrale l’ecodesign

“Per le imprese, in un contesto economico e di rapido sviluppo delle normative come quello attuale è quindi sempre più determinante sviluppare il concetto di ecodesign integrando le necessità legate al marketing con quelle dell’ingegneria. Fare ecodesign, quindi progettare un prodotto già tenendo conto dell’intero suo ciclo di vita, significa idearlo già su parametri dettati dall’utilizzo efficiente di risorse, basso impatto ambientale nella fase di produzione e che permetta di durare più a lungo oltre a contribuire a ridurre la quantità di rifiuti generati” precisa il direttore generale di Interzero. 

Che cosa si può fare concretamente. Ci sono diversi esempi di innovazioni generate dall’ecodesign nel settore del packaging. Si va dall’eliminazione delle pellicole di plastica trasparente per le confezioni di cosmetici ai film che si dissolvono in acqua e che avvolgono le pastiglie di lavatrici e lavastoviglie fino ai tappi che rimangono legati alle bottiglie o, ancora, ai collanti che tengono insieme lattine di alluminio senza bisogno di fascette di plastica.

“Investire risorse e impegno nello sviluppo e nell’aggiornamento dell’ecodesign dei propri prodotti influenza in modo radicale i costi per l’azienda, la sua possibilità di essere allineata alle regole europee e il proprio posizionamento sul mercato, oggi più che mai attento in tutte le fasce di consumatori alle variabili legate alla sostenibilità” conclude. In questo modo anche la plastica cambierà pelle in un mondo in cui l’economia circolare funziona al meglio. 

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