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AperturaEnergia Ven 01 settembre 2023

Energia eolica offshore, per l'Italia può valere fino a 255 miliardi di euro

La ricerca: fino a 1,3 milioni di occupati in più, anche in settori strategici come l'acciaio. Ma la normativa va adeguata Energia eolica offshore, per l'Italia può valere fino a 255 miliardi di euro
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

Energia eolica offshore

Gli impianti di energia eolica offshore attiverebbe in Italia una produzione aggiuntiva per un totale di 255,6 miliardi di euro e  l’occupazione di 1,3 milioni di addetti. In settori strategici come l’acciaio. Il dato è emerso  durante la presentazione della Floating Offshore Wind Community,  progetto creato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con i Partner Renantis, BlueFloat Energy,  Fincantieri e Acciaierie d’Italia. Il rapporto è stato presentato al Forum di Cernobbio.

Le sfide da superare

Per la realizzazione dell’eolico offshore galleggiante in Italia non mancano le sfide. Come la definizione di target energetici ambiziosi al 2050 e l’esigenza di una pianificazione strategica del mare e di sistemi incentivanti. Ma anche la durata degli iter autorizzativi e il potenziamento della rete elettrica.

Il ritardo dell’Italia

Da un confronto con i principali player internazionali, emerge che con una capacità installata di eolico offshore (ossia fissati al fondo) al 2022 pari a 30 Mw e un obiettivo al 2030 pari a 2,1 Gw  (tra impianti  fissi e galleggianti), il nostro Paese viene ampiamente distaccato dalla Cina, leader mondiale, dal Regno Unito, secondo mercato mondiale, e dalla Germania, leader in Europa. La bozza di aggiornamento del nostro Piano nazionale integrato energia e clima prevede che solo il 2% dell’obiettivo di potenza rinnovabile elettrica installata al 2030 provenga da impianti eolici offshore. Secondo le stime del Global Wind Energy Council, l’Italia  sarebbe invece il terzo potenziale mercato mondiale per eolico galleggiante. Inoltre, secondo il Marine Offshore Renewable  Energy Lab e il Politecnico di Torino, il potenziale italiano di  eolico galleggiante è pari a 207,3 GW in termini di  potenza, e 540,8 TW all’anno in termini di generazione.

Ruolo di primo piano per Fincantieri

Tra le aree del Paese con più possibilità di sviluppo ci sono Sardegna, Sicilia e Puglia. In un contesto in cui queste regioni mostrano un gap di  rinnovabili da colmare, rispettivamente, del 128%, del 115% e  del 50%. “Fincantieri – ha  detto l’ad Pierroberto Folgiero –  intende giocare un ruolo di  primo piano dato che  grazie alla controllata norvegese  Vard, è da tempo leader nella progettazione e costruzione di  navi di supporto agli impianti eolici in mare aperto. Attualmente, la flotta mondiale per il servizio e la  manutenzione dei campi eolici è di 34 unità, con una quota  di Fincantieri del 36%”. Si prevede inoltre che  quasi 150 nuove navi  saranno ordinate per questo  entro il 2027. 

Vuoto normativo

Tra i problemi per gli operatori che  hanno già iniziato a investire ci sono le regole necessarie allo  sviluppo della tecnologia.  Il nodo del processo autorizzativo infatti è centrale ma il decreto legislativo 387 del 2003 non è ancora stato aggiornato. E le  linee guida, auspicate, non sono ancora state adottate.

Da sottolineare che l’eolico offshore ha possibilità limitate perché deve essere  ancorato al fondale e quindi necessariamente impiantato dove le acque sono meno profonde (circa, al massimo, 50 metri), cioè più vicino alla terraferma. Mentre l’eolico galleggiante, più costoso da installare, può essere sistemato anche in acque profonde e dunque ha anche un impatto ambientale decisamente migliore dato che si trova lontano dalle coste.

Cina ed Europa

La Cina è sotto i riflettori per l’adozione di questa tecnologia con una potenza installata raddoppiata fra il 2018 e il 2020. Che, da sola, rappresentava circa l’80 per cento della crescita per quanto riguarda l’eolico offshore. L’Europa però ha storia e numeri per tenere testa al gigante asiatico. Ospita infatti il 70 percento della potenza installata al mondo e può vantare diversi primati. La Danimarca, ad esempio, è stato il primo paese a costruire, nel 1991, un parco eolico offshore. Mentre la Gran Bretagna ha inaugurato, nel 2022, il più grande parco offshore al mondo, Hornsea 1 con una potenza di 1,3 GW.

 

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