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ApprofondimentiEconomia Lun 06 febbraio 2023

Traforo del Monte Bianco al bivio: chiude o raddoppia

Il presidente di Confindustria Valle d’Aosta, Turcato, a Verità&Affari: un'altra corsia costa 1,2 miliardi, eviterebbe gli stop per i lavori Traforo del Monte Bianco al bivio: chiude o raddoppia INFRASTRUTTUREINFRASTRUTTURAAUTOSTRADE AUTOSTRADATRAFORO MONTE BIANCOTRATTO AUTOSTRADALE
Maddalena Camera
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Maddalena Camera

“Raddoppiare il traforo del Monte Bianco costa circa 1,2 miliardi e i soldi sono già in cassa”. Lo spiega il presidente di Confindustria della Valle d’Aosta Francesco Turcato che sta spingendo con governo, Regione e enti locali  per la realizzazione dell’opera. “Sarebbe la decisione migliore. La galleria del traforo, che ha quasi 60 anni, deve essere sottoposta a pesanti lavori di ristrutturazione. L’ente  di gestione Sitmb (società italiana del traforo Monte Bianco), ha predisposto un piano per il rifacimento della volta e del manto stradale che comporta una spesa di 500 milioni ma soprattutto la chiusura del traforo per 4 mesi all’anno per 18 anni”.

E questo cosa comporta?

“Secondo uno studio che abbiamo effettuato come Confindustria la perdita di 10 punti di Pil per la Valle d’Aosta e di 5 per le regioni limitrofe e dello 0,5% per l’Italia. Ma la vera ragione è che la costosa risistemazione non risolve i problemi del traforo che è ormai un’opera datata, realizzata quando i camion per il trasporto merci, i maggiori clienti dell’infrastruttura, erano più piccoli. Adesso se si incontrano in direzioni opposte due camion frigoriferi non riescono a passare e devono aspettare il loro turno con il motore acceso e i relativi problemi di inquinamento. Per questo chiediamo il raddoppio dell’opera che rischia altrimenti di diventare obsoleta”.

Lei dice che i soldi per la realizzazione ci sono già?

“ L’amministratore delegato di Sitmb mi ha assicurato che ci sono. Sono stati accantonati dalla riapertura del tunnel, che è rimasto chiuso per tre anni, dopo l’incidente del 1999. Da quell’anno sono aumentate le tariffe di transito per accantonare i soldi per il raddoppio. Il traforo è per metà italiano e metà francese. I francesi non sono favorevoli adducendo la scusa dell’inquinamento anche se in realtà non ci sarebbe il raddoppio del traffico. Inoltre per quando l’opera, se si farà, potrà essere completata, riteniamo il 2028, potremo mettere dei parametri stringenti per il passaggio di camion solo con determinate caratteristiche, euro 6 o 7”.

Solo 5 anni per la realizzazione?

“Lo studio geologico c’è già, quello del vecchio traforo. Le tecniche di realizzazione di opere come questa sono molto cambiate: in un anno e mezzo la nuova “canna”  sarebbe pronta. Poi ci sono le opere di finitura e di sicurezza”.

Sono state fatte anche altre ipotesi?

“Si un tunnel ferroviario in bassa valle per i camion ma sarebbe molto più complicato, costoso e, oltretutto, dovrebbe pagare lo stato”.

Quindi quali sono i prossimi passi?

“Ci sarà un incontro in giunta regionale dedicato al problema con il presidente Luigi Bertschy. Da sottolineare che il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi  ha già esposto la problematica al suo omologo francese. L’unica strada è che ci sia un tavolo  tra i governi  d’ Italia e Francia e tutti  i soggetti interessati per trovare una soluzione al più presto. Al momento però il mio personale lavoro di convincimento per la realizzazione dell’opera è solo presso le istituzioni italiane”.

La prima chiusura del traforo, per almeno tre mesi e mezzo, è già prevista per il prossimo settembre ma Sitmb sarebbe pronta a interrompere i lavori, dall’anno seguente, se venisse trovata una intesa per il raddoppio dell’infrastruttura, posticipando i lavori al vecchio tunnel di 5 anni evitando così la chiusura che comporterebbe problemi al traffico merci ma anche a tutti i numerosi  italiani, soprattutto milanesi, che negli anni hanno comperato la seconda casa a Chamonix. Già tre anni fa Sitmb, che vede Autostrade per l’Italia al 51%, seguita da Anas 32,1%, Regione Valle d’Aosta 10,6% e il Cantone e la città di Ginevra (che è a 80 chilometri dal  traforo) con il 6,2%,  aveva votato per il raddoppio. Contrari invece i francesi che possiedono la metà dell’opera.  Il sindaco di Chamonix teme per l’inquinamento. Da sottolineare però che le attese, nei periodi di punta si arriva fino a 3-4 ore, a motore acceso sono certamente più nocive del traffico scorrevole che sarebbe garantita dalla nuova infrastruttura.

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