Il sogno possibile di cancellare qualsiasi barriera linguistica
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Futurismi Lun 17 ottobre 2022

Il sogno possibile di cancellare qualsiasi barriera linguistica

Il business delle traduzioni hi-tech è solo all’inizio. Nel giro di dieci, forse anche cinque anni, ognuno parlerà nella sua lingua. Il sogno possibile di cancellare qualsiasi barriera linguistica
Marco Morello
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Marco Morello

La barriera linguistica

Metti una sera a cena un italiano, due spagnoli, una portoghese e una mezza dozzina di polacchi. Che detta così sembra l’inizio di una barzelletta, invece è la cronaca di un incontro di qualche giorno fa in un ristorante tipico affacciato sulla piazza principale di Cracovia.
Ci si esprime tutti in inglese, chi meglio, chi alla meno peggio, spesso manca all’appello qualche parola, ci si aiuta con mulinelli delle dita e altri gesti un po’ ostentati, piluccando come supporto qualche foto sullo smartphone. «Ma in futuro non sarà così. Il business delle traduzioni hi-tech è solo all’inizio. Nel giro di dieci, forse anche cinque anni, ognuno parlerà nella sua lingua e sarà capito, in tempo reale, da chi si trova attorno».

A prevederlo e raccontarlo è Maciej Góralski, il Ceo di Vasco Electronics, società nata nel 2008 e specializzata nei traduttori evoluti. Si pronuncia una frase in un idioma, le parole vengono catturate e, in un attimo, restituite sullo schermo e via audio nella lingua del nostro interlocutore: «In prospettiva questo passaggio sarà superfluo. Avremo auricolari in grado di fare tutto il lavoro in simultanea». Un mix di hardware e intelligenza artificiale, un cambio di paradigma con una quota di sostenibilità: «Oggi alle conferenze bisogna attrezzare le postazioni per gli interpreti, montarle e poi smontarle. Domani non serviranno più». Si perderanno inevitabilmente dei posti di lavoro, ma questa è un’altra storia, per nulla inedita nei territori dell’automazione.

Nell’attesa che si compia la profezia di Góralski (e la sua azienda non è spettatrice interessata, anzi è già al lavoro per realizzarla), il suo compito consiste, in apparenza, nel vendere il ghiaccio agli eschimesi: commercializzare dispositivi fisici che a una prima impressione sembrano inutili, superflui, superati da Google Traduttore e strumenti analoghi strizzati in una app. E invece gli affari vanno a gonfie vele, pure in Italia, uno dei mercati con i maggiori tassi di crescita.

«Per avere risultati all’altezza, lo smartphone da solo non basta», ripete il Ceo, schierando dalla sua parte una selva di esempi pratici per rispedire al mittente la più consueta e ricorrente delle obiezioni. «Pensiamo alla torcia del telefonino o alla macchina fotografica di serie sul cellulare. Per quanto potenti, non sono all’altezza dei modelli professionali. Ecco, i nostri traduttori hanno microfoni più raffinati, tarati esclusivamente per captare al meglio la voce. E diffusori ad alta intensità, affinché la traduzione sia udita pure in contesti molto rumorosi».

L’ultimo arrivato nella famiglia delle soluzioni dell’azienda è il Vasco Translator V4: demolisce la torre di Babele, decifrando 108 lingue. Durante la nostra prova siamo riusciti a conversare in modo fluido con un giapponese o una greca: non siamo alla perfezione, ma il significato complessivo s’intuisce. «Usiamo dieci motori in contemporanea, anziché uno soltanto come per la maggior parte dei servizi online. Che, in molti casi, passano dall’inglese anziché tradurre direttamente da un idioma all’altro». Un sistema macchinoso che fa perdere un po’ di senso per strada.

Inoltre, grazie agli accordi con un lungo elenco di operatori telefonici, il dispositivo si connette a internet gratuitamente in 200 Paesi. Finché si rimane in Europa non è chissà quale vantaggio, quando ci si spinge verso Oriente dove i costi del roaming decollano e ogni megabyte si paga a peso d’oro, il valore aggiunto è intuibile. E un piede nella rete necessario: «Una traduzione offline», spiega Góralski, «non sarà mai affidabile come una online». I neuroni virtuali abitano nel cloud.

Certo, si può sempre ricorrere all’inglese, masticato alla meno peggio da moltissimi. «Ma ci sono nazioni in cui non è diffuso, specie nelle fasce meno giovani della popolazione. Che però viaggiano, vogliono comunicare, sanno che la tecnologia sa come aiutarli». Oltre che sull’inesorabile incedere del progresso, il business di Vasco Electronics si fonda sulla nostra inarrestabile pigrizia.

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