Corte dei Conti: stop a sanatorie fiscali. Sono ingiuste
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GovernoPrimo piano Mer 28 giugno 2023

Corte dei Conti: stop a sanatorie fiscali. Sono ingiuste

Per la Corte dei Conti il governo deve "abbandonare definitivamente il ricorso a provvedimenti" di sanatoria fiscale Corte dei Conti: stop a sanatorie fiscali. Sono ingiuste
Redazione Verità&Affari
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Corte dei Conti: stop a sanatorie fiscali. Sono ingiuste

È necessario “abbandonare definitivamente il ricorso a provvedimenti che offrono, per le difficoltà del recupero (e per esigenze di bilancio), la definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo e che, oltre ad incidere negativamente in termini equitativi e sul contributo di ciascuno al finanziamento dei servizi pubblici, rischiano di comportare ulteriori iniquità”. Lo ha sottolineato la Corte dei Conti nel corso del Giudizio di Parificazione del Rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2022. Le diverse disposizioni assunte tra il 2016 e il 2018 “hanno visto la presentazione di più di 4,1 milioni di istanze per 53,8 miliardi di introito previsto, di cui per oltre 33,6 miliardi vi è stato un omesso versamento”, ha evidenziato la magistratura contabile.

In termini di effetti finanziari, “nell’azione dell’amministrazione tributaria continuano a prevalere i controlli di tipo automatico (11,3 miliardi gli introiti nel 2022), mentre minori risultati producono le attività volte alla individuazione delle basi imponibili e delle imposte non dichiarate (5,8 miliardi gli introiti da attività di controllo sostanziale nel 2022)”, ha spiegato il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, Enrico Flaccadoro.

Per la Corte ci vogliono più controlli via banche dati tributarie

“Al riguardo – ha aggiunto – sarebbe certamente importante una piena e completa utilizzazione delle banche dati tributarie e, in particolare, di quelle relative alle fatture elettroniche e ai rapporti finanziari, che dovrebbe costituire un aspetto centrale di una strategia di contenimento dell’evasione. I risultati dell’attività di controllo sostanziale si caratterizzano per l’elevata concentrazione su un numero limitato di posizioni rilevanti (il 56% degli introiti 2022 da controlli sostanziali è riferibile ad importi maggiori di 10 milioni), dovrebbe altresì essere rafforzata un’azione più estesa necessaria per contrastare l’evasione diffusa che tuttora caratterizza la situazione italiana”.

La Corte dei Conti ha poi avvertito che “i buoni risultati sul fronte del gettito del 2022 non devono ridurre l’urgenza di ridefinire un sistema tributario equo, condiviso e orientato alla crescita e che, proprio nelle fasi difficili come quella che attraversiamo, deve poter concentrare gli interventi sulle fasce più in difficoltà. Un ridisegno su cui è impegnato il Parlamento e di cui è parte fondamentale il sistema dei controlli“.

Effetto Pnrr

Ficcadoro ha precisato che le stime sulla crescita “incorporano gli effetti attesi dal PNRR, la cui spesa annua pari a 17,7 miliardi nel 2022, è prevista aumentare significativamente nel triennio successivo: 33,8 miliardi nel 2023 (nell’attuale programmazione), 44 nel 2024 e 48,8 nel 2025. La rapida e piena attuazione delle misure rappresenta una condizione fondamentale per la crescita, nel breve come nel medio e lungo periodo, grazie all’aumento della produttività e alla modernizzazione del sistema Paese che discende dall’insieme degli investimenti e delle riforme strutturali previste dal Piano”.

“Dall’evoluzione favorevole del quadro macroeconomico – ha aggiunto – deriveranno inoltre positivi effetti di retroazione sulla finanza rendendo meno gravoso il percorso di rientro dal debito in un contesto che vede la ripresa dei tassi di interesse. In una situazione segnata ancora da molte incertezze, è pertanto condivisibile la linea di politica fiscale prudente annunciata dal governo nel Documento di economia e finanza, che delinea un percorso volto a ridurre gradualmente il deficit rientrando al di sotto della soglia del 3%cento entro la fine del periodo di previsione, come richiesto in sede europea”.

(Teleborsa) 

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