Garofalo Health Care accelera nella crescita: "I nostri piani"
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Imprese Dom 20 agosto 2023

Garofalo Health Care accelera nella crescita: "Questi i nostri prossimi piani"

I piani della Garofalo Health Care, unica realtà della sanità privata italiana ad essere quotata in Borsa a Milano. Garofalo Health Care accelera nella crescita: "Questi i nostri prossimi piani"
Emanuele Bonora
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Emanuele Bonora

Giornalista de La Verità, esperto di nuovi media. Responsabile dell'edizione online del quotidiano e delle strategie digitali.

L’ultima operazione, messa a segno a Roma, è quella che forse al gruppo sta più a cuore. E non è un gioco di parole, visto che l’obiettivo è di realizzare un centro cardiovascolare d’eccellenza. Si tratta di un ritorno alle origini per la Garofalo Health Care, unica realtà della sanità privata italiana ad essere quotata in Borsa: 322 milioni di ricavi nel 2022, 21 milione di utile, 33 strutture sanitarie in 8 regioni per 4300 addetti. 

Ritorno a Roma

Con l’acquisto del gruppo romano Aurelia 80, operazione da 48 milioni, che prevede l’acquisizione della struttura privata accreditata Aurelia Hospital e delle partecipazioni in altre 3, sempre nella capitale, è come se si riavviasse il nastro dei ricordi di famiglia. Perché tutte quelle cliniche erano state fondate negli anni ’50 dal professore Raffaele Garofalo. Storico medico e padre di Maria Laura Garofalo, fondatrice e azionista di controllo della Garofalo Healthcare. 

La crescita

Una crescita del gruppo che dura da 20 anni e che ha avuto la sua accelerazione con la quotazione nel 2018. E confermata dalla semestrale (che sarà presentata a settembre) e che si preannuncia “migliore della trimestrale”, che era già oltre le attese. “Siamo riusciti a dimostrare al mercato che sappiamo gestire ed efficientare le strutture sanitarie – dice l’amministratore delegato Maria Laura Garofalo -. In questi anni siamo cresciuti in maniera più rapida di quello che avevamo previsto e ci siamo riusciti grazie alla nostra organizzazione che, all’interno di un budget fissato, lascia ai manager l’autonomia necessaria per esprimere anche le sensibilità del territorio in cui opera”.

Pochi mesi prima dell’operazione su Aurelia 80, il gruppo aveva messo il proprio timbro anche sul Sanatorio Triestino, struttura giuliana con 80 posti letto per la chirurgia e 40 nella Rsa. È quindi appagata per ora la voglia di espansione? “Se potessimo crescere ancora a Trieste non ci dispiacerebbe, il Friuli Venezia Giulia è una regione che ci piace. Ma ora ci dobbiamo concentrare sulla ristrutturazione del gruppo romano. Pur mantenendo, ovviamente, gli occhi aperti sul mercato”, risponde Garofalo.

La guidance 2023

Ristrutturazione che impatterà, quasi certamente, sulla marginalità del gruppo nel 2023. “Ma non servirà rivedere la guidance – precisa subito l’ad – e nel 2024 già è prevista una nuova fase di crescita”. Anzi, ci si aspetta che il gruppo romano generi già quest’anno un ebitda tra i 5 e i 6 milioni. Nonostante gli investimenti in programma, tra cui il Centro cuore cardiovascolare, per l’appunto, che prevede la realizzazione della grande “piastra chirurgica” dell’Aurelia Hospital. 
 
“Quando abbiamo scelto di quotarci – ricorda Garofalo – l’obiettivo era chiaramente quello di crescere. Sapevamo che era il momento giusto perché, dopo 40 anni dalla nascita del sistema sanitario nazionale, molte strutture private accreditate erano giunte alla fase del passaggio generazionale e oggi ci troviamo in una fase di mercato in cui, per lavorare bene in questo settore, occorre essere realtà solida e organizzata”.

La sfida della sanità privata

Sanità privata versus sanità pubblica, l’eterna sfida. “La sanità privata non è mai stata in concorrenza con quella pubblica, anzi è sempre stata di supporto – puntualizza la top manager -. Pensiamo agli anni del Covid e il contributo proprio dato da tutte le strutture private. Quello italiano è stato per decenni il miglior sistema sanitario del mondo, ma la verità è che oggi l’Italia spende poco per la sanità. Ha la minor incidenza sul Pil, in un Paese che ha il più alto numero di anziani e malati cronici. Se venisse lasciato, invece, più spazio al privato accreditato, come viene fatto negli altri Paesi europei, ci permetterebbe di essere più performanti in moltissime prestazioni e di riequilibrare anche i conti della sanità pubblica”.
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