Pensioni, verso conferma Quota 103. Modifiche a Opzione Donna
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LavoroPrimo piano Gio 24 agosto 2023

Pensioni, conferma per Quota 103. Modifiche a Opzione Donna

Dovrebbe essere confermata Quota 103 per le pensioni mentre dovrebbero essere previsti aggiustamenti per Opzione donna Pensioni, conferma per Quota 103. Modifiche a Opzione Donna
Redazione Verità&Affari
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Per il sistema previdenziale in vista del 2024 il governo studia solo piccoli aggiustamenti per le misure già esistenti mentre dovrebbero essere rinviati gli interventi più costosi. La priorità andrà infatti agli stipendi corrosi dall’inflazione e difficilmente si troveranno risorse per interventi in materia di pensioni, a partire dall’anticipo della pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età.

La conferma di Quota 103

Dovrebbe essere confermata Quota 103 – cioè la possibilità di uscire dal lavoro con 62 anni di età e 41 di contributi – e l’Ape sociale per i lavoratori che si trovano in una situazione di disagio mentre dovrebbero essere previsti aggiustamenti per Opzione donna allargando di nuovo la platea a tutte coloro che hanno 35 anni di contributi con un’età minima che potrebbe essere alzata.

Nonostante le polemiche dovrebbe quindi saltare la limitazione della misura alle donne licenziate, con carichi di cura o disabilità che hanno di fatto ridotto il numero nel primo semestre delle donne disposte ad avere l’assegno calcolato interamente con il metodo contributivo pur di lasciare in anticipo il lavoro: da 24.559 del 2022 a 7.536 nel 2023 secondo gli ultimi dati Inps. Resta invece da affrontare il nodo della rivalutazione degli assegni con l’inflazione acquisita che nel 2023 è già al 5,6% mentre va considerata anche la differenza tra quella riconosciuta l’anno scorso (il 7,3% per i trattamenti fino a quattro volte il minimo) e l’inflazione reale.

Nella legge di bilancio dell’anno scorso la rivalutazione è stata tagliata per fasce a partire dagli assegni oltre quattro volte il minimo e quest’anno dovrebbe essere mantenuto quel criterio. Se verranno mantenuti i criteri definiti l’anno scorso recupereranno l’intera inflazione gli assegni fino a 2.254,93 euro lordi al mese mentre avranno una rivalutazione ridotta quelli superiori a questa soglia (dall’85% dell’aumento dei prezzi di quelli tra quattro e cinque volte il minimo al 32% di quelli superiori a 10 volte il minimo). L’intera operazione potrebbe valere oltre 13 miliardi. Nel bilancio preventivo Inps per il 2023 le uscite per prestazioni sono cresciute di 14,26 miliardi “dovuto principalmente alla perequazione delle pensioni” deciso con la legge di Bilancio dell’anno scorso.

L’Osservatorio sulla spesa previdenziale

Il 5 settembre è previsto un nuovo incontro dell’Osservatorio sulla spesa previdenziale con i sindacati su lavoro gravoso e la tutela previdenziale per le donne. L’ipotesi di introdurre la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età con il calcolo dell’assegno interamente contributivo non è stata ancora completamente accantonata ma da più parti sottolineano come di fatto non sarebbe interessante per le donne che già escono con 41 anni e 10 mesi di contributi (mantenendo la parte retributiva) e poco appetibile anche per gli uomini che si troverebbero con circa un terzo della pensione attualmente retributiva ricalcolata in modo meno conveniente. (Teleborsa) 

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