Dopo i motociclisti Dainese vuole salvare i lavoratori dagli incidenti
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AperturaStartup Dom 25 febbraio 2024

Dopo i motociclisti Dainese vuole salvare i lavoratori dagli incidenti

D-Air Lab, la Pmi innovativa fondata a Vicenza, nel 2015, da Lino Dainese, quello delle tute per le moto, ha creato WorkAir. Dopo i motociclisti Dainese vuole salvare i lavoratori dagli incidenti
Emanuele Bonora
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Emanuele Bonora

Giornalista de La Verità, esperto di nuovi media. Responsabile dell'edizione online del quotidiano e delle strategie digitali.

Ogni giorno si verificano in Italia quasi 1600 infortuni sul lavoro. Sabati, domeniche e Natale compresi. Circa 80 incidenti di questi avvengono per le cadute dall’alto. Le lesioni provocate alla colonna vertebrale rappresentano la terza causa di morte, secondo l’Inail. Partendo da queste premesse, D-Air Lab, la Pmi innovativa fondata a Vicenza, nel 2015, da Lino Dainese, quello che ha rivoluzionato il mondo delle moto con le sue tute, ha creato WorkAir. Un gilet anti-infortuni, che attutisce la caduta di chi lo indossa. Operai e non solo. Dalla sua entrata in commercio lo scorso anno, dopo 2.000 ore di sperimentazione e 286 test d’impatto, è già stato scelto da grandi aziende come Enel e Tim. Ma la strada per la sensibilizzazione delle imprese verso questi nuovi mezzi di protezione è ancora tutta in salita, se si pensa, dati della recente Commissione parlamentare d’inchiesta, che gli infortuni sul lavoro ci costano dal 3 al 6 percento del Pil.

Dalle moto alla sicurezza

Dainese ha messo tutta l’esperienza e le tecnologie studiate, negli anni, per la protezione dei campioni dello sport, come Valentino Rossi e Sofia Goggia, al settore della sicurezza. Arrivando a questo nuovo brevetto, che promette di ridurre gli infortuni sul lavoro e che ha già vinto il premio per l’innovazione ADI Design Index 2022, entrando in lizza per per il Compasso d’Oro. Grazie ad un algoritmo, il gilet WorkAir è in grado di riconoscere un’eventuale caduta e, gonfiandosi in 40 millisecondi, meno della metà di un battito di ciglia, protegge la schiena e il torace di chi lo indossa.  Il progetto ha richiesto oltre 5 anni di studi da parte del team di D-Air Lab, prima di venir immesso sul mercato ed è ora l’unico al mondo ad aver ottenuto la certificazione come DPI, aprendo le porte alla commercializzazione su larga scala.
 
Ma l’uso dei sistemi di protezione ad aria per il corpo umano in D-Air Lab ha trovato concretezza anche in un altro sistema. Si tratta di FutureAge, nato per gli anziani e chi ha difficoltà motorie in caso di caduta. Un altro grave problema questo, che coinvolge circa 120mila persone all’anno in Italia, che cadono fratturandosi il femore. Un costo per il Sistema sanitario di quasi 1,2 miliardi tra ricovero, intervento e terapie di recupero. Come Workair, FutureAge sfrutta l’aria per proteggere le anche e la testa del femore dalle possibili fratture, attraverso una cintura dotata di sensori che riconoscono i movimenti di chi la indossa e attiva l’airbag in caso di necessità.

Tanta ricerca

“Per entrambe le soluzioni il mercato potenziale che abbiamo davanti è infinito – spiega l’amministratore dell’impresa tech Vittorio Cafaggi -. Certo, si tratta di farle conoscere e farne capire l’importanza, ma abbiamo ottenuto molti apprezzamenti anche dall’estero, in particolare da Giappone e Francia”. Il cuore di D-Air Lab è chiaramente il settore di R&S, in cui sono stati investiti dalla nascita più di 10 milioni. Nel portafoglio oggi ci sono 28 brevetti, tra quelli concessi, domande presentate e i modelli d’utilità a tutela dei prodotti esistenti o in corso di realizzazione.
 
L’alta esperienza accumulata nel settore della protezione del corpo umano, ha permesso, inoltre, all’impresa di lavorare anche su materiali complessi, come quelli per le tute per gli astronauti, in un progetto studiato con la stella italiana dello spazio Samantha Cristoforetti. O di sviluppare Antarctica, una tuta protettiva per difendere dal freddo i ricercatori che lavorano a meno 80 C°. Tanti prodotti d’eccellenza, pronti a prendere la strada del mercato e, magari, a dare vita a nuove startup autonome.

 

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